Che senso hanno le nostre
fatiche e i nostri sudori, le nostre angosce e le nostre gioie, le
nostre attese e le nostre speranze, le nostre lacrime, i nostri
tormenti, i nostri amori e le nostre delusioni, il nostro vivere e il
nostro morire. Ma c’è una direzione
verso cui confluiscono le aspirazioni, i dinamismi, i travagli, le
macerazioni, i progetti, i fallimenti, le costruzioni dello spirito
umano?
Perché mai siamo inquieti?
Non c’è nulla che copra completamente il nostro bisogno di felicità. E
quando pensiamo di aver raggiunto tutto ci accorgiamo che ci manca
sempre qualcosa? Da che dipende che, nonostante tanta compagnia,
avvertiamo la solitudine; che, nonostante la sincerità di certe amicizie
e l’intimità di tanti amori, ci accorgiamo che l’altro ci sfugge; che,
nonostante i soldi, i piaceri, gli anni giovanili, ci ritroviamo poveri,
vuoti e spregevoli?
E’ Dio che ci manca. Per cui tutto ci sembra slegato, sconnesso, privo di significati profondi.
(Don Tonino Bello, Servo di Dio)
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