Giovane focolarina (1971-1990) 29 ottobre
Visse a Sassello con il padre Ruggero, camionista, e la madre Maria Teresa, casalinga. Volitiva, tenace, altruista, di lineamenti fini, snella, grandi occhi limpidi, sorriso aperto, ama la neve e il mare, pratica molti sport. Ha un debole per le persone anziane che copre di attenzioni.Dopo un attesa di 11 anni i suoi genitori si recano, in pellegrinaggio, al Santuario di Nostra Signora delle Rocche a Molare (AL -Italia), per chiedere la grazia di un figlio. Nasce così Chiara Badano detta Chiara Luce. A diciotto anni però, a causa di un tumore osseo, muore in odore di santità e viene beatificata davanti ai suoi genitori e al Movimento dei Focolari al quale apparteneva.
VIDEO TESTIMONIANZA CON I GENITORI
A nove anni conosce i ‘Focolarini’ di Chiara Lubich ed entra a fare parte dei ‘Gen’. Dai suoi quaderni traspare la gioia e lo stupore nello scoprire la vita. Terminate le medie a Sassello si trasferisce a Savona dove frequenta il liceo classico. A sedici anni, durante una partita a tennis, avverte i primi lancinanti dolori ad una spalla: callo osseo la prima diagnosi, osteosarcoma dopo analisi più approfondite. Inutili interventi alla spina dorsale, chemioterapia, spasmi, paralisi alle gambe. Rifiuta la morfina che le toglierebbe lucidità. Si informa di tutto, non perde mai il suo abituale sorriso. Alcuni medici, non praticanti, si riavvicinano a Dio.
La sua cameretta, in ospedale prima e a casa poi, diventa una piccola chiesa, luogo di incontro e di apostolato: “L’importante
è fare la volontà di Dio…è stare al suo gioco…Un altro mondo mi
attende…Mi sento avvolta in uno splendido disegno che, a poco a poco, mi
si svela…Mi piaceva tanto andare in bicicletta e Dio mi ha tolto le
gambe, ma mi ha dato le ali…“
IL CANTO
Alla mamma che le chiede se soffre molto risponde: «Gesù mi smacchia con la varechina anche i puntini neri e la varechina brucia. Così quando arriverò in Paradiso sarò bianca come la neve». E’ convinta dell’amore di Dio nei suoi riguardi: afferma, infatti: «Dio mi ama immensamente», e lo riconferma con forza, anche se è attanagliata dai dolori: «Eppure è vero: Dio mi vuole bene!». Dopo una notte molto travagliata giungerà a dire: «Soffrivo molto, ma la mia anima cantava…».Agli amici che si recano da lei per consolarla, ma tornano a casa loro stessi consolati, poco prima di partire per il Cielo confiderà: «…Voi non potete immaginare qual è ora il mio rapporto con Gesù… Avverto che Dio mi chiede qualcosa di più, di più grande. Forse potrei restare su questo letto per anni, non lo so. A me interessa solo la volontà dì Dio, fare bene quella nell’attimo presente: stare al gioco di Dio”. E ancora: “Ero troppo assorbita da tante ambizioni, progetti e chissà cosa. Ora mi sembrano cose insignificanti, futili e passeggere… Ora mi sento avvolta in uno splendido disegno che a poco a poco mi si svela. Se adesso mi chiedessero se voglio camminare (l’intervento la rese paralizzata), direi di no, perché così sono più vicina a Gesù”.
LA TESTIMONIANZA DALLA SUA VOCE
Non si aspetta il miracolo della guarigione, anche se in un bigliettino aveva scritto alla Madonna: «Mamma
Celeste, ti chiedo il miracolo della mia guarigione; se ciò non rientra
nella volontà di Dio, ti chiedo la forza a non mollare mai!» e terrà fede a questa promessa.
Fin da ragazzina si era proposta di non «donare Gesù agli amici a parole, ma con il comportamento». Tutto questo non è sempre facile; infatti, ripeterà alcune volte: «Com’è duro andare contro corrente!». E per riuscire a superare ogni ostacolo, ripete: «E’ per te, Gesù!».
Chiara Lubich, che la seguirà da vicino, durante tutta la malattia, in un’affettuosa lettera le pone il soprannone di ‘Luce’. Mons. Livio Maritano, vescovo dicocesano, così la ricorda: “…Si
sentiva in lei la presenza dello Spirito Santo che la rendeva capace di
imprimere nelle persone che l’avvicinavano il suo modo di amare Dio e
gli uomini. Ha regalato a tutti noi un’esperienza religiosa molto rara
ed eccezionale”.IL FILM
Negli ultimi giorni, Chiara non riesce quasi più a parlare, ma vuole prepararsi all’incontro con ‘lo Sposo’ e si sceglie l’abito bianco, molto semplice, con una fascia rosa. Lo fa indossare alla sua migliore amica per vedere come le starà. Spiega anche alla mamma come dovrà essere pettinata e con quali fiori dovrà essere addobbata la chiesa; suggerisce i canti e le letture della Messa. Vuole che il rito sia una festa. Le ultime sue parole: “Mamma sii felice, perché io lo sono. Ciao!“.Muore all’alba del 7 ottobre 1990. E’ “venerabile” dal 3 luglio 2008. E’ stata beatificata il 25 settembre 2010 presso il Santuario del Divino Amore in Roma.
SITO UFFICIALE
Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/91545
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