venerdì 2 gennaio 2015

Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno

Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno


Vescovi e dottori della Chiesa (329-379) / (ca. 329-390) 2 gennaio 

S. BASILIO MAGNO e S. GREGORIO NAZIANZENOQuesti due grandi santi provenienti dalla Cappadocia (Asia Minore) furono legati da amicizia, ed esercitarono un’enorme influenza sullo sviluppo della spiritualità monastica sia in Oriente che in Occidente ed ebbero una parte di vitale importanza nella lotta tra ortodossi e ariani.
Oggi essi vengono pertanto commemorati insieme (la festa di S. Basilio era celebrata in precedenza il 14 giu, e quella di Gregorio il 9 mag.). Le loro vite si intrecciarono, e il loro insegnamento, insieme a quello del terzo grande cappadoce, il fratello minore di Basilio Gregorio di Nissa (10 gen.), forma una cosa sola, sebbene ci siano sfumature proprie di ognuno, essendo Basilio uomo di azione e Gregorio un intellettuale e un mistico. Entrambi ci hanno anche lasciato molte informazioni sulla loro vita nella loro estesa corrispondenza e in altri scritti.

VIDEO-STORIA

Basilio nacque a Cesarea, capitale della provincia romana di Cappadocia, nel 329. Proveniva da una famiglia facoltosa e di rango elevatoanche per il numero di santi presenti tra i suoi membri. Suo padre è venerato come S. Basilio l’Anziano, sua madre era S. Emmelia; la nonna paterna era S. Macrina l’Anziana (14 gen.), convertita da Gregorio Taumaturgo, il discepolo più famoso del maestro spirituale di Basilio, Origene.

basilio_icona
San Basilio

Aveva nove tra fratelli e sorelle, tra cui S. Macrina la Giovane (19 lug.), S. Pietro da Sebaste (9 gen.) e S. Gregorio di Nissa. Passò la sua gioventù nella casa della nonna, il cui esempio e insegnamento furono i fattori più importanti nella sua crescita. Come altri giovani di famiglia benestante studiò presso vari centri, prima a Costantinopoli e poi ad Atene,dove incontrò Gregorio Nazianzeno: qui furono poste le fondamenta della loro amicizia.

Si trattava in un certo senso dell’attrazione di opposti caratteri: Basilio doveva elaborare il più evoluto pensiero sociale nella storia della Chiesa, mentre Gregorio espresse tendenze marcatamente dirette all’individuo. Tra i loro compagni di studio c’era anche il futuro imperatore Giuliano l’Apostata (nipote di Costantino). Al suo ritorno a Cesarea, dopo aver completato gli studi, Basilio insegnò retorica, che a quel  tempo occupava un posto privilegiato nel curriculum universitario, ma l’influenza della sorella Macrina lo portò ad abbandonare la carriera mondana come retore o avvocato, alla quale pareva destinato. Sembra che il battesimo risalga a questo periodo; cominciò allora un viaggio di visita a tutti i principali monasteri di Siria, Palestina, Egitto e Mesopotamia, al fine di studiare anzitutto la vita religiosa.
Si stabilì poi nel Ponto, nel luogo dove i fiumi Iris e Annesi si incrociano, dove già si erano ritirate la sorella con la loro madre vedova e altre donne per formare una comunità religiosa, in una delle loro proprietà familiari.  Subito attirò discepoli, tra i quali suo fratello Pietro, e così si costituì il primo monastero in Asia Minore. Praticò la vita monastica solo per cinque anni e le sue riflessioni, Basilio e Gregoriodiscussioni e risposte alle domande dei suoi discepoli durante questo periodo costituiscono le Regole ampie e brevi che, oltre all’influsso permanente esercitato sul monachesimo in Oriente, furono note anche a S. Benedetto, giungendo così a permeare anche lo spirito del monachesimo occidentale.
Verso il 358 fondò un eremo con Gregorio, e lì vissero dividendo il tempo tra preghiera, scrittura e contemplazione. Questo periodo vide la composizione della Filocalia, una collezione di testi spirituali ricavati da Origene. Nel 363 fu ordinato diacono e poi prete, manifestamente contro la sua volontà (la stessa cosa disse Gregorio della propria ordinazione). Eusebio, arcivescovo di Cesarea, lo convocò in città per confutare gli insegnamenti ariani, allora all’apice della loro influenza e potere, forti dell’appoggio degli imperatori eretici che perseguitavano la cristianità ortodossa. Eusebio divenne però geloso della fama e dell’influenza di Basilio, e costui si ritirò, una volta ancora, nella sua solitudine.
Nel 365, tuttavia, Gregorio lo convinse a tornare a Cesarea, dove guidò di fatto la diocesi per cinque anni, pur restando all’ombra di Eusebio, fino alla morte di questi, avvenuta nel 370, Basilio fu allora chiamato a succedergli. Fu così vescovo di Cesarea, esarca del Ponto e metropolita di cinquanta vescovi suffragane, alcuni dei quali si erano opposti alla sua elezione e continuarono a mostrargli un’ostilità piegata infine con la pazienza e la carità. Fu un amministratore modello e mostrò variamente il suo pensiero pastorale e sociale.

Organizzò personalmente una mensa popolare e distribuì cibo ai poveri in un periodo di carestia seguito alla siccità. Diede la Sua eredità familiare in beneficenza ai poveri della sua diocesi. Le San_Basilio_Magno_Rsue lettere mostrano la sua sollecitudine pastorale per la conversione di ladri e prostitute; ammonizioni al clero tentato dalla ricchezza e da una vita facile; attenzione nella scelta dei candidati ai vari ordini; severità verso i pubblici ufficiali che venivano meno al loro dovere di giustizia, e una moltitudine di altre iniziative. Mattina e sera predicava a vaste moltitudini; costruì un vasto complesso di edifici, tra cui un grande ospedale situato appena fuori le porte di Cesarea: conosciuto con il nome di Basiliade era considerato una delle meraviglie del mondo antico.

L’imperatore d’Oriente Valente (364-78, fratello di Valentiniano I), che aveva abbracciato l’arianesimo, inviò il suo prefetto Modesto a Basilio con l’ordine di sottomettersi o almeno di trovare un compromesso con la fazione ariana dominante.

Basilio rifiutò in modo adamantino e a uno stupito Modesto, che lamentava che mai nessuno gli aveva parlato così, rispose tranquillamente: «Forse tu non hai mai trattato con un vescovo fino ad ora». Modesto dovette riferire all’imperatore che «solo con la violenza si può prevalere su un tale uomo». Valente non potè, o non volle, tentare questa via e anche i suoi sforzi di esiliare Basilio fallirono; fece marcia indietro e mai più interferì negli affari ecclesiastici di Cesarea. Partecipò anzi alla Messa dell’Epifania del 372, nella chiesa di Basilio, e ne fu talmente impressionato da fargli dono di terreni per costruire nuovi edifici a Basiliade. Basilio fu anche strumento nello sforzo di porre limiti al potere statale sulla Chiesa, una questione divenuta urgente con la speciale protezione, accordata da Costantino, al cristianesimo, e in conseguenza dello sviluppo della icona_s_basilio“teologia politica” di Eusebio di Cesarea, secondo il quale Chiesa e impero erano in egual misura immagini del Regno dei Cieli e l’imperatore cristiano primeggiava in entrambi.
Riflettendo su Rm 13, 1-4 Basilio si convinse che tutto il potere statale deriva da Dio e che i cristiani gli devono fedeltà a condizione che le sue leggi siano per il bene generale della societàse però lo stato comanda in trasgressione alla legge divina, c’è un limite al dovere cristiano di obbedienza. Con questi fondamenti dottrinali si rifiutò di porre la sua firma al credo ariano, e incoraggiò chierici e laici a resistere a ogni tentativo di imporre con la forza l’arianesimo. Si alzava così una voce importante in difesa della libertà della Chiesa di fronte al potere dello Stato.
Prima di abdicare alle proprie rivendicazioni, Valente fu occasione di una rottura tra Basilio e il suo grande amico Gregorio, La fine del predominio dell’arianesimo in Oriente si ebbe con la morte in battaglia di Valente nel 378, ma proprio in quel tempo Basilio fu immobilizzato da una grave infermitàMorì, logorato dal lavoro e da una malattia allo stomaco che lo tormentava da tempo, L’1 gennaio 379 (in Oriente è celebrato in questa data), Gregorio pronunciò l’orazione funebre, nella quale con commozione pensava al loro futuro una volta riuniti in cielo:

San Gregorio Nazianzeno«Accoglimi, Basilio, anche là nella tua dimora, quando lascerò questa vita; che noi possiamo vivere insieme e contemplare più direttamente e perfettamente la santa e benedetta Trinità, della quale sulla terra siamo stati testimoni, seppur di fugaci bagliori. Così conseguiremo l’adempimento del nostro desiderio, riceveremo la ricompensa delle nostre battaglie e degli attacchi a cui abbiamo resistito».

Il monachesimo, nato nel deserto d’Egitto, fu per molte generazioni un movimento popolare ed evangelico, lontano dalla conoscenza del mondo ellenistico e dalla spiritualità di Padri come Clemente e Origene. Furono i Cappadoci (Basilio, Gregorio e Gregorio di Nissa) a dargli un contenuto teologico e a trasformarlo in un movimento intellettuale. L’opera spirituale o, meglio, monastica di Basilio fu soprattutto legislativa.

Sostenne la vita cenobitica in opposizione a quella eremitica o solitaria: «Chi non sa che noi siamo esseri civili e sociali e non solitari e selvaggi? Non c’è niente di più proprio alla nostra natura quanto l’essere in società con un altro, abbiamo bisogno dell’altro…» (dalle Regole ampie). Per lui i monaci sono semplici cristiani che cercano la via più efficace per ottenere la salvezza. Questa visione deriva in definitiva dal comandamento evangelico dell’amore reciproco, illuminata dall’insegnamento paolino e giovanneo sulla carità, ed è completamente in armonia con la visione di gnosis (conoscenza) di Clemente e Origene, concepita come un traguardo da realizzarsi all’interno di una comunità amante.
Basilio il Grande, Gregorio di Nazianzo e Giovanni Crisostomo
Basilio integrò il monachesimo nella Chiesa, sia universale che locale. Le suecomunità, che dovevano rimanere piccole per mantenere il carattere interpersonale dei rapporti interni,includevano un orfanotrofio e una scuola dove i bambini venivano preparati alla vita monastica e anche alla vita “nel mondo”. Il monaco prendeva parte a tutte le attività sociali della Chiesa, alle quali lo stesso Basilio, come vescovo, aveva dato grande impulso con il suo esempio. La comunità poteva avere proprietà ma il singolo monaco doveva vivere in assoluta povertà, in ordine al completo distacco dai piaceri del mondo che Basilio imponeva per indebolire la concupiscenza e lasciare spazio a una nuova vita, piena solo della volontà di Dio.
Questo ascetismo personale era in consonanza con quello dei più antichi eremiti; il suo radicalismo consiste nel dire con insistenza che l’individuo è fatto per la vita spirituale non attraverso una solitudine “liberante” ma mediante l’integrazione in una società ideale. Questo ideale, che in forma diversa è enunciato anche da S. Benedetto, permea il monachesimo occidentale. Ebbe influenza anche in Oriente, pur entrando costantemente in conflitto con la tradizione più antica, anarchica e individualistica. In Occidente è venerato come uno dei quattro dottori greci; in Oriente come il primo dei tre santi patroni. In quanto patriarca dei monaci orientali ha sempre goduto grande fama in Russia, dove è onorato come uno dei suoi santi patroni (con i santi Giuseppe, Andrea, Nicola di Bari e Casimiro di Polonia).
San Gregorio Nazianzeno1

Pio XI, con la sua lettera del 2 febbraio 1930, lo nominò speciale patrono della Russia insieme a S. Giuseppe. Il titolo di dottore della Chiesa gli deriva dal contributo decisivo nel dibattito sulla Trinità, occasionato dalla controversia ariana, che si estese dal problema della divinità del Figlio a quello della divinità dello Spirito Santo. Basilio capì che, aderendo alla formula decisa a Nicea, si doveva assicurare la definizione precisa dei suoi termini, cosa essenziale per una corretta comprensione.

Fu responsabile della definizione dei termini ousia (natura) e hypostasis (persona), come pure della formulazione classica di tre Persone in una sola Natura (la loro relazione con questa natura fu definita da Gregorio). Il suo grande contributo alla teologia trinitaria fu l’insistenza sulla divinità e l’eguaglianza di natura dello Spirito Santo. Scrisse;
«C’è chi asserisce che lo Spirito Santo non debba essere posto nella stessa categoria insieme al Padre e ai Figlio essendo egli diverso da essi per natura e inferiore in dignità. A costoro è giusto rispondere con la parola degli apostoli; “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5, 29). Perciò quando il Signore affidò ai discepoli il battesimo della salvezza, chiaramente ordinò loro di “battezzare tutte le nazioni nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19)senza disdegnare la comunione con lui […]» (De Spiritu Sancto X, 24). «Noi diamo gloria allo Spirito Santo insieme con il Padre e il Figlio, nella convinzione che lo Spirito non è estraneo alla natura divina, poiché ciò che è estraneo per natura non ha parte agli stessi onori […] Poiché, allora, (lo Spirito) è per natura santo, come il Padre è santo per natura e così i l Figlio, non permettiamo che sia separato e diviso dalla divina e benedetta Trinità, e ripudiamo coloro che con ignoranza lo considerano parte della creazione» [ep. 159. 2).
FontiIl primo grande libro dei Santi di Alban Butler

Nessun commento:

Posta un commento