Il vescovo di Roma « a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù
Cristo» (l Cor 1, 2).
La
resurrezione dei morti è quanto di più difforme si possa immaginare
dall'esperienza comune e dalle ragionevoli aspettative umane. Eppure il Simbolo
degli Apostoli afferma la «resurrezione della carne» per «la vita eterna », e il Credo di
Nicea-Costantinopoli afferma la « resurrezione
dei morti» per « la vita del mondo che verrà ».
Se ci si limitasse a parlare di resurrezione dei morti per la vita eterna,
forse sarebbe ancora possibile dare un'interpretazione metaforica di questa
verità. Ma dalle formule usate nei due venerandi testi della Chiesa antica risalta
l'affermazione che sarà la carne a risuscitare per vivere nel mondo che verrà.
E su questo non sono ammesse interpretazioni metaforiche: questa è la promessa
di Cristo, il cuore di quell'annuncio cristiano che noi troppo spesso tendiamo
a dimenticare, fingendo di non vedere ciò che le Scritture stesse dicono
chiaramente.
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