Sacerdote gesuita (1876 – 1945 ) 1 novembre

Il suo coraggio e l’eroico altruismo furono leggendari: fu il primo sacerdote tedesco di quella guerra a ricevere uno dei più alti onori militari, la Croce di Ferro. Rinchiuso nel campo di concentramento di Oranienburg-Sachsenhausen perché non voleva tacere.
Ruperto,
uno dei sei figli di Ruperto Mayer e Maria Schwòrer, nacque il 23 gennaio 1876 a
Stoccarda, dove il padre conduceva degli affari. I
genitori erano devotamente
cristiani e
si preoccuparono della crescita spirituale, intellettuale e fisica dei
loro figli, chiedendo loro il massimo impegno a ogni livello, e le loro
aspettative non furono disattese (successivamente Ruperto Mayer
ringraziò spesso Dio dell’educazione, e in particolare, dei solidi
principi morali e spirituali ricevuti).
Attivo e generoso, oltre
che capace di gioire della vita e di fare più esperienze possibili, era
forte, bravo negli sport e dotato di talento intellettuale.
Nel 1894, dopo aver conseguito eccellenti risultati negli studi,
disse al padre di voler diventare gesuita; sorpreso,
questi gli rispose che desiderava che diventasse
prima un sacerdote secolare
e poi entrasse nella Compagnia di Gesù, se ancora era intenzionato.
Ruperto seguì il desiderio paterno, anche se è chiaro che la decisione
era stata presa dal padre; in base al modello allora comune in
Germania,
non entrò subito in seminario, ma studiò filosofia e teologia all’università di Friburgo, Monaco e Tubinga, e solo nell’ultimo anno entrò nel seminario di Rottenburg. Fu
ordinato sacerdote alla
cattedrale di Rottenburg, il 2 maggio 1899, e trascorse gli anni
successivi, come curato, nella parrocchia di Spaichingen (nel
Baden-Wùrttemberg, a sud di Stoccarda), tuttavia la sua meta rimase
sempre la stessa, e finalmente nel 1900
iniziò il noviziato nei gesuiti, a Feldkirch, in Austria.

Nei cinque anni successivi,
pregò e studiò a Feltikirch e a Valkenburg,
nei Paesi Bassi, preparandosi alla futura attività apostolica, che iniziò formalmente nel 1906, e fino al 1912
si recò in missione attraverso la Renania e la Vestfalia; poi, nel 1912, fu
trasferito a Monaco, per assistere gli immigrati provenienti
dai villaggi e dalle campagne circostanti. Il suo compito principale,
anche quando era certo che non ne avevano bisogno, fu di aiutarli ad
adattarsi a un clima morale e intellettuale molto differente da quello
che si erano lasciati alle spalle (meno tradizionale dal punto di vista
religioso, più aperto agli ideali del libero pensiero e dell’ateismo,
con una propensione meno rigorosa alla moralità). A questo scopo
visitò personalmente le loro case, con alcuni assistenti; inoltre intervenne e
parlò spesso alle riunioni degli operai,
appoggiando
le organizzazioni che si occupavano delle condizioni dei bambini e
restando in contatto con gli studenti universitari attraverso la
Marianischen Mànner Kongregation (M.M.K.,
Congregazione della Madonna).
All’inizio della
prima guerra mondiale, nel 1914,
si arruolò come volontario e fu immediatamente mandato
in un ospedale da campo; presto
fu nominato cappellano dell’ottava
divisione di Baviera, che lo portò sulla linea del fronte in Francia,
in Galizia e in Romania. In quest’ultimo paese, nel 1917, fu
ferito gravemente e
gli fu amputata la gamba sinistra; finì così il suo servizio attivo, dopo aver lavorato instancabilmente al fronte, e ovunque, per assistere

spiritualmente
i soldati, a volte celebrando fino a otto messe ogni domenica e
portando conforto a innumerevoli feriti e morenti.
Il suo coraggio e l’eroico altruismo furono leggendari: fu il
primo sacerdote tedesco di quella guerra a ricevere uno dei più alti
onori militari, la Croce di Ferro. Terminato il servizio, tornò
a Monaco, dove si dedicò a risollevare la città dalla miseria causata
dalla guerra e dalle agitazioni politiche che seguirono (ignorando le
minacce, faceva il suo ingresso, senza essere invitato, persino nelle
riunioni dei socialisti e dei comunisti per confutare gli argomenti
degli oratori).
Non sembra che Ruperto sia stato particolarmente progressista e originale, ma era
assolutamente
convinto che i cristiani dovessero essere pronti a dichiarare
apertamente e senza timore la loro fede e a impegnarsi in qualche modo
nell’attività missionaria della Chiesa. Ruperto stesso visse secondo
questi principi, nucleo del messaggio che trasmise ai giovani di Monaco
del ramo universitario della M.M.K., di cui diventò direttore nel 1921.
Si dedicò a questo nuovo compito con lo stesso instancabile impegno che
caratterizzava ogni sua attività. I membri della confraternita, che
divise in gruppi distribuiti in tutte le cinquantatré parrocchie della
città, godevano del beneficio delle sue numerose omelie, letture e
conferenze (fino a settanta al mese) che servivano, tra le altre cose,
ad aiutarli a formare le proprie opinioni sulle difficili questioni
morali del tempo; a distanza di dieci anni, il numero dei membri della
confraternita era raddoppiato.

Altri due eventi sono degni di nota in questo periodo della sua vita; nel 1925, Ruperto
convinse le autorità a celebrare regolarmente la Messa domenicale nella stazione centrale della città, a beneficio dei viaggiatori, perciò gli fu concessa una sala enorme, nella quale,
la domenica, e durante le feste obbligatorie, si celebravano sei messe, a partire dalle tre e dieci del mattino (Ruperto, di solito, celebrava le prime due, dopo aver trascorso tutta la sera precedente ad ascoltare confessioni).
Nel 1937,
i nazisti posero fine a quest’usanza, ripresa per un breve periodo nel 1945; l’altro evento in cui fu coinvolto fu la
nascita di una congregazione femminile: nel 1914, assieme a un altro sacerdote, A. Pichlmair, fondò le
Schwester der Heiligen familie (Suore della Sacra Famiglia), con la
missione di provvedere alle necessità degli operai e delle loro famiglie. Ruperto inevitabilmente
attirò l’attenzione dei nazisti, che erano infastiditi dall’idea che un sacerdote avesse una tale importanza in città.
Iniziarono a ostacolare la sua attività di predicazione e insegnamento, finché il 16 maggio 1937
gli fu ordinato di non parlare in pubblico; poi, il 5 giugno,
lo arrestarono e gli concessero una sospensione della pena.
I suoi superiori lo avvisarono di rimanere in silenzio, consiglio che
seguì finché i nazisti non lo accusarono pubblicamente; a quel punto i
superiori gli permisero di riprendere la predicazione.
Il 5 gennaio 1938, fu
nuovamente arrestato e questa volta
scontò la pena; al suo rilascio
ricominciò a predicare a piccoli gruppi di studenti a Monaco, e questo fu troppo per i nazisti. In dicembre fu
arrestato di nuovo e rinchiuso nel campo di concentramento di Oranienburg-Sachsenhausen, dove

tuttavia
rimase solo sette mesi, fino a quando la salute cominciò a peggiorare. Il 6 maggio 1945
le truppe americane fecero il loro ingresso a Ettal; Ruperto, allora,
tornò a Monaco per
aiutare il popolo a riorganizzarsi, spingendolo a mettere da parte
l’odio e a dimenticare. Trovò anche il tempo di mobilitare il ramo
maschile della M.M.K., dandogli un nuovo orientamento e nominando un
direttore più giovane, ma le esperienze degli otto anni precedenti
avevano arrecato
danni permanenti alla sua salute. L’1 novembre 1945 ebbe
un
attacco mentre pronunciava l’omelia della Messa mattutina; morì lo
stesso giorno e fu sepolto nel cimitero dei collegio dei gesuiti a Pullach, fuori Monaco. II 23 maggio 1948, tuttavia, l’apostolo di Monaco tornò a casa: con grande gioia di tutti, infatti,
le spoglie furono trasferite nella
cripta di Bùrgersaal (la chiesa che si trova vicino a quella di S.
Michele, dove si riuniva la M.M.K.), nel centro della città.
Trentacinquemila
persone parteciparono alla processione che ebbe inizio da Pullach e
altre centomila aspettavano nella piazza antistante la chiesa. Ruperto è stato beatificato a Monaco il 3 maggio 1987.
Fonte:
Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler
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