venerdì 28 novembre 2014

SANTA CATERINA LABOURÉ

Religiosa (1806-1876) 28 novembre
I superiori la definirono «piuttosto insignificante, prosaica e non irritabile, fredda, quasi apatica». Ma grazie alle sue apparizioni il mondo potè ottenere quel grande tesoro di grazie che è la “Medaglia miracolosa”, quella che una voce dal cielo le aveva chiesto di far coniare proprio per questo scopo.
Zoe Labouré nacque il 2 maggio 1806, ottava dei dieci figli di un piccolo proprietario terriero francese, Pierre Labouré, e della moglie, Madeleine Goutard, che vivevano a Fain-Ies-Moutiers, sulla Costa d’Oro. Fu l’unica della famiglia a non andare a scuola, infatti non riuscì mai a leggere e a scrivere correttamente; la madre morì quando la bambina aveva solo otto anni e dopo poco tempo dovette sostituire, in veste di casalinga e assistente del padre, la sorella Louise, che lasciò la famiglia per diventare suora della Carità.

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A quattordici anni anche Zoe sentì di avere la vocazione per la vita religiosa, ma il padre era contrario all’idea e, per distrarla da questa intenzione, la mandò a Parigi a lavorare come cameriera nel caffè di uno dei suoi fratelli, cambiamento che non produsse nessun effetto: il padre fu costretto ad accettare, concedendole il permesso di entrare nelle suore della Carità di San Vincenzo de’ Paoli a Chatillon-sur-Seine, con il nome di Caterina, poi nel convento in rue du Bac, a Parigi.

Caterina arrivò a Parigi quattro giorni prima della traslazione delle reliquie di S. Vincenzo de’ Paoli (27 set.) dalla cattedrale di Notre-Dame alla chiesa dei lazzaristi, in rue Sèvres, e la sera del giorno d’inizio delle celebrazioni ebbe la prima delle visioni che la resero famosa, seguita da altre tre, a metà luglio; poi il 27 novembre le apparve la Madonna in piedi su una sfera, con raggi di luce che uscivano dalle sue mani, circondata dalle parole «O Maria, generata senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te». Quando la Madonna si girò di spalle, Caterina vide una M maiuscola con una croce sopra e due cuori sotto (uno incoronato di spine, l’altro trafitto da una spada).
A Caterina sembrò di udire una voce che le diceva di imprimere la visione su un medaglione, con la promessa della grazia a chi lo avesse portato con devozione. Le visioni continuarono fino al settembre 1831. Caterina si confidò con il suo confessore, M. Aladel, che dopo accurate ricerche ottenne il permesso dell’arcivescovo di Parigi di far coniare il medaglione; nel giugno 1832 furono prodotte le prime millecinquecento “medaglie miracolose” (così chiamate a causa della loro origine, più che per le loro proprietà); nel 1834, M. Aladel pubblicò una Notice Historìque sur l’origine et les effels de la Médaille Miraculeuse, di cui furono vendute centotrentamila copie in sei anni, con traduzione in sette lingue, incluso il cinese.

Quando nel 1836 l’arcivescovo di Parigi ordinò un’inchiesta su queste visioni, Caterina non volle presentarsi (aveva preso precauzioni per restare il più possibile sconosciuta e non voleva perdere l’anonimato), perciò il tribunale rinunciò alla sua presenza, giungendo alla fine a un giudizio favorevole all’autenticità delle sue visioni. La popolarità del medaglione aumentò di giorno in giorno, in particolare dopo la conversione di un ebreo alsaziano, Alfonso di Ratisbona, nel 1842; molto riluttante, aveva tuttavia accettato di portare la medaglia ed ebbe una visione della Madonna uguale a quella di Caterina: perciò divenne cristiano, poi sacerdote e infine fondò la Congregazione di Notre-Dame de Sion e i Padri di Sion.
La visione di Alfonso di Rausbona fu soggetta a inchieste ufficiali e i rapporti prodotti in merito, oltre a quelli dell’arcivescovo di Parigi, furono utilizzati per la causa di beatificazione di Caterina. Non si hanno informazioni sulla sua vita privata; dal 1831 fino alla morte, il 31 dicembre 1876, visse in modo riservato nel convento a Engien-Revilly come custode, o badando al pollame, oppure assistendo gli anziani dell’ospizio. I superiori la definirono «piuttosto insignificante, prosaica e non irritabile, fredda, quasi apatica».
Solo otto mesi prima di morire, confidò la grazia ricevuta alla sua superiora, suor Dufes; dopo la morte il culto si estese a livello popolare e si narra che un ragazzo di dodici anni, storpio dalla nascita, sia guarito subito dopo essere stato portato presso la sua tomba. Caterina Labouré è stata canonizzata nel 1947; le reliquie si trovano nella cappella del convento di rue du Bac, dove ebbe le visioni.

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