martedì 18 novembre 2014

Sant’Oddone di Cluny

Abate (880-942) 18 novembre
Preferì alla carriera militare quella religiosa. Amante della musica, chiamato da SANT’ODDONE DI CLUNYDio a risolvere il problema della rilassatezza negli ambienti religiosi del tempo, e dagli uomini a risolvere le controversie.
Nato a Tours, Oddone iniziò a prepararsi alla carriera militare, ma all’età di diciannove anni circa, fu colpito da una malattia non identificata e costretto ad abbandonare l’idea. Ritornò a Tours, dove ricevette la tonsura nella chiesa di S. Martino, ma lasciò la città per recarsi a studiare a Parigi e Reims per alcuni anni, dove dedicò molto tempo al suo grande amore, la musica. Alla fine ritornò a Tours e divenne  canonico della chiesa di San Martino, dove lesse per la prima volta la Regola di San Benedetto; accortosi che la sua vita si era allontanata dall’ideale in essa contenuto, decise di diventare monaco, perciò si recò al monastero di Vaume-les-Messieurs, che osservava scrupolosamente la riforma del grande abate Bernone.

VIDEO-STORIA

Guglielmo d’Aquitania donò a Bernone una proprietà a Cluny, in Borgogna, perché fondasse un monastero benedettino. La straordinaria influenza che esercitò sul monachesimo dell’Europa occidentale, dalla metà del X secolo fino all’inizio del XII, fu determinata da due clausole importanti: Guglielmo rinunciava a qualsiasi diritto come fondatore e l’abbazia sarebbe stata posta sotto la diretta giurisdizione della Santa Sede. Divenne presto il centro di una riforma che segnò la fine della dominazione laica sui monasteri. Oddone ottenne un privilegio importante dal papa: Cluny avrebbe potuto introdurre la riforma in qualsiasi monastero per sua richiesta e avrebbe potuto accettare monaci provenienti da monasteri non riformati. Cluny, in effetti, non  avrebbe potuto portare avanti le sue riforme senza l’appoggio costante che ricevette da Roma.
SANT’ODDONE DI CLUNY1Nel 936, Papa Leone VII, chiamò Oddone a Roma, come mediatore nella disputa tra Ugo di Provenza, re d’Italia, e Alberico, il cosiddetto patrizio dei romani. Oddone, che era molto rispettato da Ugo, ottenne un certo successo temporaneo con la negoziazione del matrimonio tra la figlia di quest’ultimo e il figlio di Alberico, ma la pace non fu duratura, e Oddone torò a Roma ancora due volte per sistemare la questione. Dal momento che, durante i suoi viaggi, era sempre pronto a predicare i principi della riforma monastica, l’abbazia di San Paolo fuori le Mura colse l’occasione della sua presenza per riprendere la “via evangelica”. Il suo biografo racconta due episodi che illustrano la sua personalità e stile di vita: quando si recò per la prima volta al monastero di Fleury, i monaci, risentiti del suo tentativo di scuoterli dal loro stile di vita rilassato, gli andarono incontro armati di spade e pietre, e alcuni lo minacciarono anche di morte se avesse attraversato la soglia del convento.
Oddone saldò il debito e non pensò più alla questione, finchè apprese che Alberico lo aveva condannato al taglio della mano destra per aver tentato di compiere un omicidio, perciò si recò immediatamente dal principe per intercedere in suo favore. Oddone ritornò a Roma ancora una volta e sulla via del ritorno si fermò al monastero di San Giuliano di tours; si ammalò durante la celebrazione della festa di S. Martino e morì una settimana dopo, il 18 novembre. Prima di morire, compose un inno in onore a S. Martino, tuttora esistente; nonostante i numerosi compiti aveva trovato anche il tempo di scrivere alcune opere. Si dice anche che abbia scritto diversi libri di musica, che però sono andati perduti (e quelli che portano il suo nome non sono stati scritti da lui).
E’ invocato per la pioggia
FonteIl primo grande dizionario dei santi di Alban Butler    

Nessun commento:

Posta un commento