Arcola (SP) Italia - 21 maggio 1556
Una costante delle apparizioni mariane è quella di verificarsi nei momenti di maggiore crisi della storia dell’umanità per riportare l’uomo all’osservanza delle leggi divine e per infondergli speranza nell’avvenire, un’altra è quella di avere per tramite quasi sempre dei bambini la cui purezza e innocenza diventa un elemento essenziale per la genuinità e l’integrità dei messaggi trasmessi.Ad Arcola in provincia di La Spezia, la Vergine Maria apparve sopra un rametto di rosmarino, a 5 sorelline mentre si inginocchiavano per recitare l’angelus in un boschetto.
Entrambe queste condizioni si sono attuate anche nell’apparizione di Arcola (La Spezia) avvenuta il 21 maggio 1556, festa di Pentecoste. Ed è molto significativo anche quest’ultimo particolare, che sia avvenuta proprio nel giorno in cui si celebrava la discesa dello Spirito Santo, che si rinnovava la effusione della sua grazia su tutto il mondo. L’apparizione mariana di Arcola avviene mentre fervono i lavori del Concilio di Trento (1545-1563) che con le sue coraggiose riforme tanto impulso darà alla nascita di diversi movimenti ecclesiali e di nuovi modelli di santità, in un borgo tormentato, come tanti altri in Italia, da rivalità tribali e da cicliche epidemie.
La mattina di Pentecoste, dunque, Baldassare Fiamberti con la moglie e i loro nove figli aveva partecipato alle funzioni religiose nella pieve di Arcola; sul mezzogiorno poi le cinque figlie femmine (Barbara, Camilla, Elisabetta, Catarinetta e Angela) erano andate a giocare in un vicino boschetto di proprietà della famiglia, chiamato “Carbonara”. Ai rintocchi della campana del vicino convento dei frati olivetani, le ragazze sospendono il gioco e si inginocchiarono per la recita dell’Angelus e
in pio raccoglimento, ricordano al misericordioso Iddio l’infelice
condizione dalla Chiesa, lo scompiglio del mondo, la desolazione del
loro paese, pregano, scongiurano la Vergine Santissima con la devota recita del Rosario. Fu proprio allora che una luce di paradiso le avvolge. Attonite voltano lo sguardo e sulla chioma di una pianta di rosmarino vedono una maestosa Signora, risplendente più del sole, bianco vestita, fiancheggiata da due Angeli,
che alla bellezza del viso, alla dolcezza dei modi, allo splendore
sovrumano fecero capire alle fanciulle che non si trattava di un
personaggio terreno bensì della Regina del Cielo.
Maria le tranquillizzò subito, presentandosi come “Madre di Cristo” e “Regina degli Angeli“, e diede loro questo messaggio:“Non temete, o figlie, io sono Maria, la Madre di Gesù Cristo, la Regina degli Angeli” e alzando la mano: “Andate, andate, o predilette, dite al popolo che preghi e faccia penitenza; sì, andate e predicate la preghiera e la penitenza. Le vostre suppliche sono salite al mio cuore, ora è tempo di agire: Andate! Andate!”
Le Veggenti riavutesi da tanta grazia: “Ma dolce Signora“, rispondono, “noi siamo pronte a quanto ci dite, ma a predicare noi non siamo atte, non siamo all’altezza“.
“Figliuole, riprende Maria: non temete, col mio aiuto tutto troverete facile. Andate e dite ancora ai buoni villici di innalzare, a mio onore, un tempio in questo luogo“.
E la Vergine alzandosi verso il Cielo, scortata dai suoi Angeli, pian piano si dileguò dagli sguardi di quelle fortunate, lasciandole piene di celeste consolazione e di fiducia. Riavutesi dalla visione si guardano attonite, si mettono in piedi, e frettolose raggiungono la loro casa; estasiate ne parlano ai loro cari, ne informano il Parroco, i paesani. Una gioia indescrivibile, una sicura fiducia corre nell’animo di tutti: Il paese è salvo. Ma la notizia si espande nella vallata, ai paesi vicini e lontani e da tutta la Lunigiana ed oltre, si partono folle di pellegrini ed oranti e penitenti si avviano alle Carbonara, ove trovano conforto, trovano la vera pace, sentono un rinnovamento interno, quella gioia che non è del mondo. I tempi sono tristi, nelle famiglie vi è penuria, ma il popolo vuol acconsentire all’ordine della Madonna e si accinge alla costruzione del tempio in Suo onore.
Intanto numerose grazie confermano la benedizione di Maria su questo posto e su coloro che ne ascoltano gli insegnamenti e, a quasi quattro secoli e mezzo di distanza, la devozione popolare alla Madonna degli Angeli è ancora ben viva ad Arcola e nei dintorni. Il volerne riferire i miracoli quivi operati dalla Beata Vergine sarebbe opera da non venirne a capo. Fu consolato l’afflitto, ebbe soccorso l’infelice, trovò pace il peccatore, e non è male fisico e morale che travagli la misera umanità, che in questo sacro luogo non sia lungi rimosso dal popolo fedele per opera di quella gran Vergine che è Salute degli infermi, Speranza dei disperati, Consolatrice degli afflitti.
Il processo dell’Apparzione fu compilato da Mons. Gio. Battista Bracelli Vescovo di Sarzana, e dalla Congregazione dei Riti, la Sacra Effigie della Vergine venne dichiarata venerabile e miracolosa.
PREGHIERA
O santissima Vergine Maria, o Madonna
degli Angeli, deh! da codesto vostro trono di misericordia, rivolgete
benigna il vostro sguardo sopra di me indegno vostro servo. Aiutatemi
contro le insidie del demonio, impetratemi un perfetto e costante amore
al vostro dilettissimo Figlio ed a Voi che siete dopo Lui la mia unica
speme. O mia Regina e Madre deh! fate che in me non venga mai meno un
tale amore, ma duri fino alla morte, dopo la quale io sia da Voi
condotto alla patria dei Beati. Amen.
(Sette Ave Marie).
A chi visiterà la Chiesa di
N. S. degli Angioli in Arcola ed ivi reciterà divotamente la suddetta
preghiera con l’aggiunta di sette “Ave Marie” accordiamo l’indulgenza di
100 giorni, da lucrarsi una volta al giorno.La Spezia 5 aprile 1949 + GIUSEPPE STELLA, Vescovo di Luni
Fonti: http://www.mariadinazareth.it/apparizione%20arcola.htm;
http://immaculata.ch/Archiv/Madonna_degli_Angeli_Arcola_La_Spezia_1.htm
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