Barbara Avrillot Acarie (1618) 18 Aprile
Barbara Avrillot era figlia di un alto funzionario regio di Parigi; fu educata a Longchamp, nel convento di sua zia, dove mostrò segni di devozione non comune e parve destinata a diventare suora. I genitori volevano però che si sposasse, poiché era la loro unica figlia. Lei accettò con riluttanza, dicendo; «Se non sono degna per i miei peccati di essere la sposa di Cristo, posso almeno essere la sua serva». A diciassette anni sposò Pietro Acarie, un aristocratico impiegato al Tesoro, persona pia e caritatevole che fece molto per aiutare i cattolici inglesi esiliati.Moglie prima, suora poi, è considerata la “madre e fondatrice del Carmelo in Francia” perché ha contribuito a diffondere più di tutti la riforma carmelitana di s. Teresa d’Avila.
Lei era affabile e graziosa (da cui il soprannome “la belle Acane”) e divenne famosa e influente negli ambienti ecclesiastici e di corte. Ebbero sei figli: le tre fighe divennero carmelitane e uno dei figli sacerdote. Pietro
aveva speso un’ingente somma di denaro a sostegno della Lega Cattolica
durante le guerre civili di religione in Francia e quando, nel 1589,
divenne re il protestante Enrico IV, fu esiliato da Parigi, le sue proprietà confiscate dai creditori e la famiglia lasciata in una situazione molto difficile. Barbara lo difese nei tribunali, recuperò parte della terra confiscata e
infine ottenne per lui il permesso di tornare nella capitale, aiutata
senza dubbio in questo dalla conversione al cattolicesimo del re (1593).
Divenne famosa a Parigi per le sue opere di carità e risulta che altre persone le affidarono la distribuzione delle proprie elemosine. Era impegnata nel visitare gli ammalati, dare da mangiare ai poveri, assistere i morenti come anche nell’istruire coloro che si convertivano dal protestantesimo e nell’aiutare varie case religiose. Ispirata, a quanto risulta, da due visioni di S. Teresa d’Avila (15
ott.), convinse il re a permettere alle suore carmelitane di aprire un
convento nella capitale, dove nel 1604 ella stessa accolse il primo
gruppo di carmelitane spagnole riformate a Parigi. Con il suo aiuto, nei
cinque anni seguenti furono aperti altri quattro conventi in
luoghi diversi e Barbara si adoperò per la preparazione di giovani donne
che desideravano entrare nel Carmelo, organizzando una piccola
congregazione che l’aiutasse nel compito, divenendo di fatto la «maestra delle novizie sposata».All’epoca tra i suoi consiglieri spirituali vi erano S. Francesco di Sales (24 gen.) e Pietro di Bérulle, fondatore degli oratoriani francesi. Sebbene la maggior parte delle persone la conoscesse come donna estremamente attiva, aveva una vita interiore molto sviluppata e raggiunse sempre più frequenti estasi; queste esperienze dapprima la spaventarono, ma in seguito ebbe la certezza che venivano da Dio. Quando Pietro morì nel 1613, Barbara entrò nel convento carmelitano di Amiens come suora laica, assumendo il nome religioso di Maria dell’Incarnazione. Le sue tre figlie erano già carmelitane e quando, poco tempo dopo, la maggiore fu nominata vice priora, Barbara fu la prima a prometterle obbedienza.
Incomprensioni con Pietro di Bérulle causarono il suo trasferimento a Pontoise nel 1616, dove lei si augurò di diventare «l’ultima e la più povera di tutte».
Durante la sua ultima malattia la priora le chiese di benedire le suore
che si trovavano intorno al letto e, prima di farlo. Maria pregò: «Signore, perdonami per il cattivo esempio che ho dato» e poi aggiunse «se dovesse piacere a Dio Onnipotente di ammettermi nella sua beatitudine eterna chiederò che la volontà del suo Figlio divino sia compiuta in ognuna di voi».
Morì il 18 aprile 1618; le furono attribuiti alcuni miracoli e venne beatificata nel 1791. Le sue spoglie sono ancora venerate al Carmelo di Pontoise.
Dell’ampia corrispondenza rimangono solo alcune lettere, mentre lei
stessa bruciò un suo trattato sulla vita spirituale; rimane invece una
breve opera, pubblicata in seguito, dal titolo ” I veri esercizi della Beata Maria dell’Incarnazione “[...] adatto alle anime che desiderano una vita giusta.
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler
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