fondatore (1841-1914) 24 Aprile
Ispirato da una devozione intensa al Sacro Cuore e alla Madonna sotto il titolo di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, scrisse: «Dobbiamo diffidare di noi stessi, avere fiducia in Gesù e gettarci tra le sue braccia», poiché, diceva spesso, «noi nulla siamo e nulla possiamo fare senza l’aiuto di Dio».
Angelo Ercole Menni nacque a Milano l’ 11 marzo 1841. I suoi genitori. Luigi e Luisa Figini, erano ferventi cattolici che gli diedero un’educazione religiosa e gli trasmisero un acuto senso del dovere verso i poveri e gli ammalati. Dopo aver concluso la scuola superiore lavorò per un breve periodo come impiegato in una banca di Milano, che abbandonò quando gli fu chiesto di falsificare alcuni libri per coprire una frode finanziaria.
Nel 1859 fu volontario nell’assistenza ai soldati feriti di ritorno dalla battaglia di Magenta e fu impegnato nel trasportarli dalla stazione di Milano all’ospedale dei Fatebenefratelli. Le cure devote mostrate dai religiosi ispirarono Angelo a seguire il loro esempio e infatti divenne novizio dell’ordine l’anno successivo, professando solennemente nel 1864 con il nome religioso di Benedetto. L’ordine era stato fondato nel XVI secolo da S. Giovanni di Dio (8 mar.) in Spagna ma, a causa della legislazione anticlericale negli anni ’20 del XIX secolo la sua opera era stata fortemente limitata nell’impero spagnolo fino a scomparire completamente nel 1850. Nel 1866, pochi mesi dopo l’ordinazione, Benedetto Menni fu scelto per andare in Spagna a rifondare l’ordine, ricevendo tale incarico da papa Pio IX in persona: avrebbe dovuto restaurare l’ordine ospedaliero nel suo luogo natale, indicando come linee della restaurazione «una vita perfettamente comune, molto povera, molto casta e molto obbediente».
Si trattava di una missione straordinaria per un giovane tanto privo di esperienza, ma il superiore
generale aveva già compreso l’intelligenza, le capacità e la
determinazione (che qualcuno chiamerà poi ostinazione) di Benedetto
Menni. Trascorse alcuni mesi in Francia per studiare come vi fosse stato rifondato l’ordine dopo la Rivoluzione francese, giungendo poi a Barcellona nell’aprile 1867, conoscendo pochissimo lo spagnolo e senza risorse finanziarie.
Nell’ottobre di quell’anno, con l’aiuto di due confratelli, aveva già aperto un ospedale-rifugio per bambini poveri e abbandonati, soprattutto per quelli malnutriti e affetti di scorbuto e rachitismo. Nel 1872 fu nominato superiore dell’ordine in Spagna, mentre l’opera di restaurazione sembrava progredire.
Nel 1873 un governo rivoluzionario abolì la monarchia e reintrodusse
restrizioni sugli ordini religiosi. Benedetto Menni fu coinvolto, suo
malgrado, in queste battaglie politiche, fu considerato un ”carlista”, o sostenitore della defunta regina Isabella, fu minacciato, imprigionato, e poi rilasciato a patto che abbandonasse il paese. Andò a Marsiglia e, assieme ad alcuni confratelli, divenne membro della Croce Rossa in
modo tale da poter tornare in Spagna ad accudire i feriti della guerra
civile. Un testimone della Croce Rossa spagnola dichiarò: «Durante
la guerra fornì ovunque assistenza fisica e spirituale ai feriti, senza
distinzioni o preferenze mostrando uguale amore e carità a entrambe le
parti». La guerra civile terminò nel 1876 e potè tornare a Barcellona per riorganizzare l’ospedale-rifugio originario; da lì si trasferì a Madrid, dove acquisì un edificio e del terreno a Ciempozuelos, a circa trentadue chilometri dalla capitale, in cui aprì un ospedale psichiatrico.Seguirono altre fondazioni, ospedali-rifugi e ospedali psichiatrici furono aperti in altre sette città spagnole, in Messico e in Portogallo. Nel 1884 ottenne da Roma l’approvazione per la fondazione di una provincia unita ispano-americana e fu scelto come primo provinciale, incarico al quale fu rieletto per cinque volte. Nei dintorni di Madrid, nel 1885, si verificò un episodio di colera, durante il quale Benedetto Menni mostrò eccezionali coraggio e devozione verso i poveri.
Con piccoli gruppi di frati frequentò le zone più colpite, in molti dei paesi era l’unica persona con conoscenze mediche capace di curare le vittime del colera e di dare consigli riguardo a questioni di igiene. Per un certo periodo si era preoccupato per il limite imposto, nell’aiutare gli altri, dal fatto che tutti i suoi aiutanti erano uomini e tutti gli istituti che era stato in grado di creare potevano occuparsi soltanto di uomini. Consultò numerosi ordini femminili per vedere se avessero voluto unirsi a lui nella sua opera ma senza successo.
Due donne, Giuseppina Recio e Maria de las Angustias Jiménez, lo contattarono chiedendogli se potevano dedicarsi alla cura degli ammalati sotto la sua guida ed egli le mandò a Ciempozuelos, dove presto altre si unirono. Nel 1881 ricevette formalmente le prime novizie e, l’anno seguente, alcune del gruppo fecero la professione religiosa. Diede loro il proprio motto formato da sei parole:
«Pregare, lavorare, patire, soffrire, amare Dio e tacere».
Fu questo l’inizio della Congregazione delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, che ricevette approvazione ufficiale dalla Santa Sede nel 1901. Quando morì aveva aperto tredici ospedali femminili in Spagna, Francia e Portogallo. La congregazione è tuttora attiva in Europa, Africa (Ghana e Liberia), Asia (Filippine) e America Latina.
Benedetto Menni condusse una vita piuttosto dinamica, occupato soprattutto in contatti, amministrazione e viaggi. Fu coinvolto anche in vari processi; la causa più importante contro di lui durò sette anni a Madrid e lo vide accusato falsamente di avere abusato di una minorata psichica. La stampa anticlericale lo denunciò in titoli a tutta pagina e pubblicò vignette che lo ritraevano come una «bestia pervertita», ma alla fine il caso fu chiuso dal giudice per mancanza di prove. Dovette affrontare anche una pesante opposizione all’interno dell’ordine. Nel 1903 fu nominato dalla Santa Sede visitatore apostolico dell’ordine e ne divenne superiore generale nel 1911. Si dimise da tale incarico dopo solo un anno poiché sentiva di non avere il sostegno della comunità. Questo, per certi versi, rispondeva al vero: il papa lo aveva nominato senza convocare il capitolo generale e alcuni membri dell’ordine erano contrari all’istituzione del ramo femminile, che vedevano come un’organizzazione rivale. Egli era anche un vivace antimodernista e come visitatore apostolico rimosse dall’incarico alcuni membri per sospetto lassismo dottrinale.
L’opposizione contro di lui era tanto forte che nel 1912 gli
fu ordinato di In tutto ciò che faceva Benedetto Menni era ispirato da
una devozione intensa al Sacro Cuore e alla Madonna sotto il titolo di
Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù. Disse alle suore di pregare Gesù perché le infiammasse del suo amore divino e di pregare parimenti anche «la Regina dell’Amore, la Vergine Immacolata». Credeva nella presenza di Gesù negli ammalati, soprattutto nei malati mentali; coloro che servivano «i miei fratelli più piccoli» servivano Gesù direttamente. «Dobbiamo diffidare di noi stessi» scrisse «avere fiducia in Gesù e gettarci tra le sue braccia», poiché, diceva spesso, «noi nulla siamo e nulla possiamo fare senza l’aiuto di Dio».
E’ santo dal 1999. abbandonare la casa madre dell’ordine a Roma e di risiedere con le suore a Viterbo, quindi di lasciare l’Italia e trasferirsi in Francia, ma non in una casa femminile. Infine fu privato del segretario e non potè così più scrivere ai confratelli o alle suore (un ictus lo aveva reso disabile nell’uso di una mano).
Anche ammettendo che vi fossero nel suo carattere tratti difficili, è
arduo comprendere l’asprezza della campagna denigratoria contro di lui.
Nell’ultimo anno di vita cominciò a soffrire di demenza senile e morì infine per un secondo ictus il
24 aprile 1914. Le sue spoglie furono seppellite a Ciempozuelos nel
cimitero locale; da là, nel 1924, furono trasferite alla chiesa della
casa madre delle suore.
Il processo di beatificazione iniziò nel 1964, l’eroicità delle sue virtù fu dichiarata l’11 maggio 1982, riconosciuta come miracolosa, per intercessione di Benedetto Menni, la guarigione della signora Assunta Cacho, il papa Giovanni Paolo II lo ha dichiarato beato il 23 giugno 1985. Un nuovo miracolo, la guarigione di una religiosa Ospedaliera
(Suor Maria Nicoletta Vélaz) affetta da un cancro invasivo della
vescica, apre la strada alla canonizzazione officiata sempre da papa Giovanni Paolo II il 21 novembre 1999.
I suoi resti riposano nella Casa Madre di Ciempozuelos.
Fonti: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler / http://www.santiebeati.it/dettaglio/90348
I suoi resti riposano nella Casa Madre di Ciempozuelos.
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