I
testi che seguono sono tratti dal libro di René Laurentin dal titolo
“Breve storia delle apparizioni di Maria a Medjugorje” edito in Italia
dalla Editrice Queriniana, via Ferri 75, 25153 Brescia, che ne detiene i
diritti d’autore. I brani sono riportati a titolo di apostolato e il
libro, di 75 pagine, è molto più completo, corredato da fotografie a
colori e approfondimenti. E’ reperibile normalmente presso le librerie
cattoliche e, benché finito di stampare nel 1988, rimane attuale e
valido.
Breve storia delle apparizioni
Mercoledì 24 giugno 1981: I giorno Ai piedi della collina
Le
apparizioni di Medjugorje iniziarono nel pomeriggio del 24 giugno 1981,
nella frazione di Biakovici, una delle quattro che formano il villaggio
di Medjugorje. Due giovani ragazze, la bruna Ivanka (15 anni) e la
bionda Mirjana (16 anni), venute dalla città per passare le vacanze
nella frazione dove le loro famiglie possiedono una casa, passeggiano ai
piedi della collina, sotto un cielo carico di nubi. Ivanka è rimasta
orfana di madre, due mesi prima. Ha già un fidanzato serio, che sogna di
sposare presto. Gli studi non la interessano più. Di ritorno, poco
prima di arrivare al villaggio, all’incrocio con una stradina, essa
vede, lassù sulla collina, a circa 200 metri, una silhouette luminosa,
su una piccola nube. Mormora: – E la Gospa! (la Madonna). Mirjana, più
positiva, decisa a intraprendere gli studi di agraria a Sarajevo, non
volge nemmeno lo sguardo e dice: – Non può essere la Gospa! Poi entrambe
sono prese dalla paura e rientrano di corsa al villaggio. Le prendono
in giro. Ma qualcosa le attira. E così quello stesso pomeriggio, verso
le diciotto e trenta, ritornano da quelle parti, con Milka, la
pastorella di 14 anni, la figlia minore dei Pavlovic: – Venite ad
aiutarmi a far rientrare i montoni – chiede loro. Si trovano in uno
spiazzo aperto a 500 metri dal villaggio, sulla strada dell’apparizione,
Podbrdo, cosiddetta perché corre ai piedi della collina. All’andata, le
tre ragazze non vedono nulla; ma, al ritorno, vicino a un alberello, a
100 metri dall’incrocio, Ivanka vede, di nuovo, e poi anche le altre
vedono come lei, mentre i montoni tornano da soli all’ovile. A questo
punto arriva Vicka (16 anni), vicina e inseparabile compagna di Ivanka e
di Mirjana durante le vacanze. Le tre ragazze si erano date
appuntamento per la passeggiata di poco prima ma, quella mattina, Vicka
era stata convocata a Mostar per un esame di ricupero. Sfinita dallo
stress per l’esame di matematica e per il viaggio in autobus, si era
addormentata e non era andata alla passeggiata. Le altre le fanno un
cenno: – Vicka, guarda lassù… La Gospa! Vicka si sente attratta e
irritata nello stesso tempo. Si toglie i sandali e scappa a gambe
levate. Lungo la strada incontra due compagni: – Ivan Dragicevic (16
anni) e – Ivan Ivankovic (20 anni). Insieme raggiungono le tre ragazze
che stanno ancora vedendo la figura luminosa, lassù. Appena arrivato, il
primo Ivan è colto da paura e scappa scavalcando una siepe e perdendo
il suo sacco di mele. L’altro Ivan è turbato e non rimarrà. Non è
un’apparizione che si impone perché ci caschi dentro. Si accede ad essa
solo senza riflessi di difesa. Ora Vicka supera i suoi. Rimane e
contempla la figura lontana. E una donna. Sembra che abbia un bambino
sul braccio destro e che si curi di lui. Fa segno di avvicinarsi, ma
nessuna delle quattro ragazze osa farlo. Quando tornano vengono prese in
giro.
-
Avete visto un disco volante! Ivan Ivankovic, il maggiore dei sei (20
anni), il giorno dopo non va all’appuntamento. Il paesaggio campestre di
Biakovici, tra i campi verdeggianti di vigne o di tabacco e la sua
collina rocciosa, contro la quale si addossano le case, si apre al
mistero.
Giovedì
25 giugno, II giorno Lassù, così vicino – Se è la Gospa, può darsi che
torni – si son detti i veggenti di ieri. Marija, sorella di Milka la
pastorella, l’ha presa in giro come tutti gli altri, ma ha detto a
Vicka, sua amica: – Se ci vai, chiamami. E così, le tre inseparabili,
Ivanka, Mirjana e Vicka ripartono. Ed ecco di nuovo la Gospa: luminosa
su una nuvola e coronata di uno scintillio di stelle. Oggi non la temono
più. Sono attirate come se non avessero provato mai tanto amore. Allora
Vicka, fedele alla promessa, corre a chiamare Marija. Anche Milka, la
sorellina, la veggente di ieri, andrebbe volentieri, ma la madre la
ferma: – Oggi tu hai da fare, Marija invece può andare. Marija,
incaricata della cucina, ha ancora tempo per preparare la cena e può
quindi lasciare i suoi fornelli che non ha ancora messo in opera. Il
piccolo Jakov Colo (10 anni) che si trova lì presente, va con loro.
Appena riuniti, salgono la collina a velocità impressionante; vi trovano
Ivan che è salito con le altre compagne, per un altro sentiero; è
l’attrazione di quell’apparizione che li ha fatti incontrare. E per la
prima volta, lui e i cinque che sono saliti da Podbrdo, vedono la
Madonna da vicino: amorosa e semplice, indescrivibile: con il suo
vestito luminoso, di un grigio argentato, i capelli neri e ondulati,
sotto il velo bianco, quella corona di 12 stelle che niente tiene e
collega tra loro e i suoi occhi azzurri che li guardano con affetto.
Ivanka ha il coraggio di chiederle: – Dove si trova la mamma? – E
felice, è con me. Ha una voce dolce ‘come musica’, come ‘campane che
suonano’ . – Dacci un segno, altrimenti ci prendono per matti – chiede
Mirjana . I suoi occhi azzurri, splendenti d’amore, hanno
definitivamente riunito il gruppo dei veggenti, che sono quantomai
diversi tra loro: ragazzi e ragazze di età diversa, estroversi come
Vicka o introversi come Ivan. Quello sguardo e quella preghiera li
fondono per una missione comune: Ivanka e Mirjana, Vicka (la maggiore:
diciassette anni il prossimo mese), Marija e poi i due ragazzi, Ivan (16
anni) e il piccolo Jakov (10 anni), unico bambino tra quegli
adolescenti. Tutto sembra congiurare per separarli. Le contrarietà
esteriori che non hanno cessato di moltiplicarsi (da parte della
famiglia, della Chiesa, della polizia) e le profonde differenze dei loro
temperamenti. Ma la Madonna li tiene uniti in uno slancio e in una
missione comune, nell’abbraccio di un unico amore. L’incontro quotidiano
approfondisce la loro unione a dispetto di tutto ciò che potrebbe
dividerli nella vita quotidiana, dall’interno e dall’esterno. A loro
sembra che sia contenta soprattutto di vederli tutti insieme davanti a
lei; ma questo è possibile solo durante le vacanze perché l’anno
scolastico li tiene lontani gli uni dagli altri.
Venerdì 26 giugno: III giorno La fede e la riconciliazione
Il
terzo giorno (venerdì 26 giugno), sempre alle sei e un quarto del
pomeriggio, una luce insolita attira sulla collina una folla vera e
propria: sono circa due o tremila persone. I veggenti, invece, aspettano
in basso, dove hanno visto la prima volta. Sono accompagnati da
Marinko, un meccanico, loro vicino, che si è offerto di accompagnarli
sulla collina. La Madonna fa loro cenno. Essi salgono la collina a
velocità sorprendente. Non hanno bisogno di altra guida che
l’apparizione che li attira. Vicka, come un tempo Bernadette, ha portato
un po’ d’acqua benedetta, per provare l’autenticità dell’apparizione. –
Se sei la Madonna, resta con noi, altrimenti vattene! Essa continua a
sorridere, sotto quella pioggia di acqua benedetta con cui Vicka la
irrora con forza e generosità, fino a svuotare la bottiglia. – Perché
sei venuta e cosa vuoi da noi? – chiede Ivanka. – Perché qui ci sono
buoni credenti. E anche perché vi convertiate e mettiate pace in questo
popolo. Medjugorje è un villaggio diviso; ci sono stati dei feriti e
anche tre morti, subito prima della guerra, proprio dove in seguito è
stata costruita la chiesa, in aperta campagna, al confine tra Biakovici
(la frazione dei veggenti) e Medjugorje (il villaggio principale). La
Gospa aggiunge: – Vengo a convertire e riconciliare tutto il mondo. –
Chiedetele di dare un segno della sua presenza – suggerisce un vicino. –
Beati coloro che non hanno visto e credono! – risponde la Gospa. – Come
ti chiami? – chiede Mirjana.
- Io sono la Beata Vergine Maria. E ripete con insistenza la parola chiave del messaggio: – Pace, pace, pace! Riconciliatevi.
Pace, riconciliazione: sono le parole fondamentali del messaggio.
Sabato 27 giugno, IV giorno Credete come “coloro che vedono”
Il
27 giugno, la polizia porta i giovani a Citluk: interrogatori ed esame
psichiatrico. Ma la dottoressa Ante Vujevic li dichiara sani di mente.
Essi ripartono in fretta per arrivare sulla collina alle diciotto e
trenta (eccetto Ivan). Su richiesta di due francescani, presenti a
questa apparizione, Vicka interroga la Gospa:
- Cosa ti aspetti dai sacerdoti? – Che siano fermi nella fede, che vi aiutino. – Perché non appari a tutti, in chiesa?
-
Beati quelli che credono senza aver visto! Poi scompare. E i veggenti
pregano. Essa riappare, accolta dal loro canto: Tutta bella sei. Vicka
chiede con insistenza: – O Vergine, cosa vuoi da questo popolo? Per la
terza volta, la Gospa risponde: – Che coloro che non vedono credano come
quelli che vedono. Marinko che aiuta e protegge i veggenti, schiacciati
dalla folla, si fa indicare il luogo esatto dell’apparizione e vi mette
una pietra segnata con una croce bianca.
Domenica 28 giugno, V giorno Diecimila persone sulla collina
Il
parroco, fra’ Jozo Zovko, rientrato da una serie di prediche nei pressi
di Zagabria, è piombato ieri nel bel mezzo dell’effervescenza di questa
parrocchia che prima riteneva sonnacchiosa. Ha interrogato i giovani,
ed è molto indeciso. La sua predicazione è un invito alla prudenza: – La
Chiesa è severa in questa materia. Bisogna evitare qualsiasi
precipitazione. Non appoggiamo ciecamente questi giovani. La sera, verso
le sei, dieci o quindicimila persone hanno invaso la collina; c’è un
registratore acceso. I veggenti, durante l’apparizione stessa,
trasmettono le risposte della Madonna alle domande poste: – Che il
popolo creda e perseveri nella fede. – I preti siano fermi nella fede e
vi aiutino. – Beati coloro che credono senza aver visto. E dopo
un’interruzione dell’apparizione: – Coloro che non vedono credano come
quelli che vedono. Poi alzano la testa e lo sguardo. Essa è scomparsa
verso l’alto. – Ode! Se n’è andata – mormora uno dei veggenti. La sua
luce è svanita. Essa ha detto: – Andate nella pace di Dio. Due
francescani sono presenti, in borghese, per assistere al fatto, contro
il parere del parroco, fra’ Jozo Zovko, che ha suonato per il rosario in
chiesa, per distogliere la gente dalla collina. Anche lui ha avuto
folla.
Lunedì 29 giugno, VI giorno Obitorio e psichiatria
Lunedì
29, la polizia preleva nuovamente i veggenti per un esame psichiatrico
presso l’ospedale di Mostar (la sede vescovile). Vengono fatti aspettare
in un corridoio: da una parte i matti che passeggiano nel cortile,
dall’altra, l’obitorio aperto, con i suoi cadaveri. Mirjana è molto
impressionata, ma Vicka motteggia:
-
Sappiamo bene che si deve morire! Il dottor Dzuda conferma il loro sano
equilibrio psichico. Ritornati per l’apparizione, ricevono questo
messaggio: – C’è un solo Dio e una sola fede. Credete fermamente, e con
fiducia. C’è lì un bambino di tre anni. La sua debole testa è poggiata
sulla spalla del padre. Soffre di setticemia fin dai primi giorni di
vita. I suoi genitori supplicano. I veggenti intercedono. La Madonna
incoraggia a pregare per la sua guarigione. Il suo stato migliorerà.
Durante l’estate ritornerà, camminando e parlando. E la prima di una
serie di guarigioni e di miglioramenti che si moltiplicheranno. I
registri parrocchiali, fino al 19 ottobre 1986, ne riportano 291; oggi
(1988) sono già più di trecento.
Martedì 30 giugno, VII giorno Lontano, a Cerno
Il
martedì 30, la folla attende invano i veggenti. Nel primo pomeriggio,
due giovani donne, Ljubica e Mirjana, contattate dalla polizia, li hanno
portati a fare una passeggiata, per tenerli lontani dalla collina dove
l’afflusso della gente preoccupa la polizia: a Sarajevo sospettano che
si tratti di un complotto clerico-nazionalista. Essi si sentono stanchi e
sfiniti per questa esperienza nuova che ridimensiona le loro persone e
per i continui interrogatori. Accettano quindi con gioia quell’evasione.
Si stipano in sette dentro un’auto, le due donne e i cinque veggenti,
perché Ivan non è voluto andare. Vanno a vedere le cascate di Kravica,
la piccola Niagara jugoslava e Capljina, dove le due donne offrono dolci
e succhi di frutta… All’ora dell’apparizione, sono ancora in viaggio da
Ljubuski a Citluk. A destra il piccolo Jakov guarda all’orizzonte la
linea blu delle colline. Fa fermare improvvisamente la macchina
all’imbocco di un sentiero e si slancia verso il pendio. Al di sopra
della collina, sull’orizzonte blu, ora emerge una luce: la Gospa avanza
sulla sua nuvola verso di loro, fino a giungere molto vicina. – Ti
dispiacerebbe se ti aspettiamo in chiesa? – chiede Mirjana, perché la
polizia ora proibisce l’accesso alla collina e minaccia le loro
famiglie. La Gospa sembra esitare: – Sì, alla stessa ora. Di ritorno, il
parroco li interroga a lungo, in canonica, di fronte a un registratore.
Anche Ljubica e Mirjana sono presenti e si sentono turbate, perché
hanno visto quei fenomeni luminosi. Non collaboreranno più con la
polizia.
Mercoledì 1 luglio: VIII giorno L’apparizione nel furgone
L’indomani,
1 luglio, nel pomeriggio, poco prima dell’apparizione la polizia torna
nuovamente a Biakovici. Tre ragazze, Ivanka, Mirjana e Vicka vengono
fatte salire sul furgone della polizia. Ma d’improvviso il furgone
scompare ai loro occhi e vedono solo l’apparizione, inattesa e breve.
Giovedì 2 luglio: IX giorno Prima apparizione in canonica
A
Biakovici, il villaggio dei veggenti, la tensione cresce. La polizia
controlla i loro movimenti ed essi si sentono spiati. Ruzika, sorella di
Marija, va a chiedere consiglio a fra’ Jozo:
-
Cosa dobbiamo fare? Quando torna a casa attua una manovra diversiva e
verso le diciassette e trenta fa portare i veggenti, in auto, verso la
canonica, dove hanno l’apparizione nella terza stanza a sinistra
entrando. Sono soli, perché il parroco è andato in chiesa, invasa dalla
folla, molto prima della messa delle diciotto. Anche i veggenti vanno in
chiesa. C’è grande fervore. Jozo Zovko, che fino a quel momento ha
predicato nel deserto (ai soli terziari) il ripristino di alcuni digiuni
a pane e acqua, propone di farne uno… – … per tre giorni, per essere
illuminati.
- Lo vogliamo fare – risponde la folla dei parrocchiani entusiasti. Prima dell’Ite missa est, dà la parola a Vicka e a Jakov. E stata conservata la registrazione.
- Lo vogliamo fare – risponde la folla dei parrocchiani entusiasti. Prima dell’Ite missa est, dà la parola a Vicka e a Jakov. E stata conservata la registrazione.
-
Ora vi parlerà un bambino. Non lo vedete perché è troppo piccolo. La
sua testa non sporge al di sopra dell’altare, ma la sua voce e ferma: –
Oggi ho chiesto alla Madonna di lasciarci un segno. Essa ha solo mosso
la testa, così (gesto di affermazione) e poi è scomparsa. Prima di
andarsene ci ha detto: “Arrivederci, angeli miei”. E un vezzeggiativo
che in Croazia le nonne usano per i loro nipotini.
Venerdì 3 luglio: X giorno Esci e proteggi i veggenti
Il
venerdì, il parroco, Jozo Zovko, sta pregando in chiesa per implorare
luce: – Signore, che hai parlato ad Abramo e a Mosè; sento il peso di
tutta questa folla. Illuminami! D’un tratto (racconta egli stesso),
sentii una voce che mi diceva: – Esci e proteggi i bambini. Lasciai la
Bibbia e il breviario, feci la genuflessione e aprii la porta. Avevo
ancora la mano sulla maniglia, quando vidi i ragazzi correre verso di
me: – La polizia ci cerca, nascondeteci! Piangevano. Con loro c’era
Anna, una sorella maggiore di Vicka. Li condussi in canonica in una
stanza inutilizzata (la terza a sinistra) poi uscii dalla canonica e
chiusi la porta a chiave. Poi si reca in chiesa ed ecco irrompere la
polizia:
-
Hai visto i veggenti? Come s. Martino che incontra i suoi persecutori,
indica la direzione da dove vengono loro: – Sì, da quella parte! E la
polizia riparte precipitosamente. Nel frattempo la stanza della canonica
scompare davanti agli occhi dei veggenti. La Madonna è lì, tutta
gioiosa, mentre loro sono pieni di paure. Li rincuora. Essi pregano e
cantano con lei:
- Non abbiate paura, avrete la forza di sopportare tutto questo!
Sabato 4 luglio: XI giorno Ognuno a casa sua
Il
sabato 4 luglio è un giorno di incertezza e di smarrimento. In seguito
alle minacce, agli interrogatori, agli esami medici, ecc. i veggenti,
sopraffatti dagli avvenimenti, hanno pensato che l’apparizione di
venerdì 3 fosse l’ultima. Ed ecco che oggi la Madonna fa una sorpresa a
tutti loro, a ciascuno dove si trova. Le apparizioni quindi non sono
finite. Si mettono nuovamente d’accordo: – Dove ci troviamo domani?
Quando il parroco diventa veggente
Ogni
giorno, secondo le circostanze, verso le diciotto, in casa di uno o
dell’altro, in campagna, in canonica. L’apparizione a volte si verifica
in chiesa, durante la liturgia. Fra’ Jozo Zovko, responsabile di fronte
al popolo, al vescovo, alla polizia e a Dio, è perplesso. Ma un giorno,
in chiesa, verso la fine del rosario, vede l’apparizione insieme ai
veggenti, nello stesso posto, accanto alla tribuna. La sua predicazione
diventa improvvisamente più forte e tonificante. La polizia che aveva
approvato la discrezione delle sue precedenti omelie, ora è preoccupata.
Arresto
I
suoi sermoni sono irreprensibili. Tuttavia, il 12 agosto, la morsa si
stringe e la polizia scova in una predica dell’11 luglio, dovutamente
registrata, un capo d’accusa: – Ha detto, “quarant’anni di deserto!”. E
sono esattamente quarant’anni che Tito ha preso il potere. La
rivoluzione, quindi, sarebbe il deserto! E una predica sovversiva! Il 17
agosto la polizia si reca in canonica. Le suore vengono sequestrate per
qualche tempo. Le elemosine confiscate e il parroco arrestato. Inizia
un lungo processo. L’avvocato giustifica fra’ Jozo, per quei
‘quarant’anni di deserto’, dicendo che parlava degli ebrei, guidati da
Mosè verso la terra promessa, più di 3.000 anni fa, come racconta la
Bibbia. Vengono però trovate altre imputazioni per giustificare il
processo; il 22 ottobre, è condannato a tre anni e mezzo di carcere.
Verrà liberato, dopo un anno e mezzo, grazie alle 40.000 lettere scritte
al presidente della repubblica dai lettori del settimanale Il Sabato.
Al momento dell’arresto, Tomislav Vlasic’ accorre in aiuto della
canonica rimasta senza guida. Ritiene che la situazione sia poco chiara e
parte per Mostar, dove mette al corrente il provinciale francescano,
fra’ Jozo Pejic: – Prenda il posto del parroco, la nomino a Medjugorje –
conclude quell’uomo esperto. Da quel momento Tomislav diventa la
mirabile guida spirituale dei veggenti e della parrocchia.
Dal
gennaio 1982, le apparizioni avvengono regolarmente nel piccolo locale a
destra del presbiterio, simmetrico alla sacrestia; finora è servito da
ripostiglio, ma ora diventa ‘la cappella delle apparizioni’, tutt’oggi
venerato come tale. Lì la Gospa è apparsa fino al marzo del 1985, quando
il vescovo lo proibì:
- I veggenti vedano dove vogliono, a casa loro o altrove, ma non nell’edificio della chiesa. Questo creava un grave caso di coscienza per fra’ Tomislav Vlasic, perché lasciare i veggenti a casa loro significava lasciarli in balia della folla, soprattutto dei meno equilibrati. Ma significava anche lasciarli in mano alla polizia, perché quelle manifestazioni religiose fuori della chiesa avrebbero costituito una sfida. Si sarebbe ripresentata la situazione dei primi giorni, risolta pacificamente con il trasferimento in chiesa, con il tacito accordo della polizia.
- I veggenti vedano dove vogliono, a casa loro o altrove, ma non nell’edificio della chiesa. Questo creava un grave caso di coscienza per fra’ Tomislav Vlasic, perché lasciare i veggenti a casa loro significava lasciarli in balia della folla, soprattutto dei meno equilibrati. Ma significava anche lasciarli in mano alla polizia, perché quelle manifestazioni religiose fuori della chiesa avrebbero costituito una sfida. Si sarebbe ripresentata la situazione dei primi giorni, risolta pacificamente con il trasferimento in chiesa, con il tacito accordo della polizia.
E
stato mons. Franic, arcivescovo di Spalato, in visita a Medjugorje, a
trovare la soluzione: – Perché non accogliere le apparizioni in
canonica? Lì avvengono da allora in poi. Esse continuano a formare i
veggenti e a catalizzare la preghiera dei pellegrini. I pellegrini
accettano, bene o male, la dissociazione tra queste apparizioni e la
liturgia nella quale esse si integrano così armoniosamente: posta tra il
rosario e la messa, la visita discreta della Madonna introduce
l’assemblea orante all’eucaristia, in unione con i veggenti che pregano
per qualche istante con la folla. Sembra quasi di risentire la parola di
sempre, riferita al solo Cristo: – Fate quello che lui vi dirà (Gv
2,5).
Nel
corso delle apparizioni, i veggenti hanno ricevuto progressivamente dei
segreti che riguardano il futuro della salvezza e le minacce che
incombono oggi sul mondo. Mirjana ha ricevuto, per prima, il decimo e
ultimo segreto nel Natale del 1982, con questo avvertimento: – Non mi
vedrai più d’ora in poi, eccetto il giorno del tuo compleanno e nelle
circostanze gravi che lo richiederanno. Ritorna alla fede, come tutti.
Per lei è stato molto duro: – Credetti di precipitare nella depressione –
mi disse a Sarajevo il 24 marzo 1984. Invece si adattò presto alla sua
notte, nella preghiera. La sua vita era difficile. Controllata dalla
polizia, guardata con sospetto nella scuola, immersa nel mondo
secolarizzato, spesso ateo, di Sarajevo, attraversava anche difficoltà
di ordine familiare. Per circa due anni perse contatto con Medjugorje,
dove temevano che andasse alla deriva. Ma perseverò nella preghiera, con
la discrezione richiesta dalla sua nuova situazione. Dal 26 agosto
1984, quasi ogni mese, ha nuove apparizioni o locuzioni (parole
interiori) per preparare la rivelazione pubblica dei dieci segreti, che
segneranno la fine delle apparizioni. Ha già scelto il sacerdote che li
dovrà rivelare: padre Pero Ljubicic, il più giovane dei tre sacerdoti
francescani della parrocchia. Il 6 maggio 1985, Ivanka, unica compagna
di Mirjana alla primissima apparizione del 24 giugno 1981, ha ricevuto a
sua volta il decimo segreto, con la promessa di un’apparizione annuale,
non per il giorno del suo compleanno, come Mirjana, ma
nell’anniversario della prima apparizione, cioè il 25 giugno (perché il
24 era stato solo una presa di contatto a distanza, e il gruppo dei sei
non si era ancora costituito). Il 25 giugno 1986, Ivanka si preparò
lungamente all’apparizione promessa, nella preghiera e senza ansia.
L’ebbe in casa sua, alla solita ora. Dopo quattordici mesi di assenza,
vide la Gospa per quattordici minuti. La Madonna pregò due volte con
lei, recitando il Pater e il Gloria . Il colloquio con la Gospa mise
fine alla lunga attesa del suo fidanzamento con Branco. Fu sicuramente
dopo aver sottoposto la sua libera scelta alla Madonna che essa lo
sposò, il 6 gennaio seguente.
Sono
passati due anni da quando Mirjana prepara la rivelazione che essa dice
prossima. La rivelazione dei segreti però non è ancora cominciata.
Perché? Mirjana mi ha risposto:
-
E una proroga di misericordia. In altre parole, preghiera e digiuno
hanno compensato o rallentato l’autodistruzione che il peccato del mondo
sta preparando, perché la maggior parte dei segreti riguardano queste
minacce incombenti che solo il ritorno a Dio può temperare. I veggenti
custodiscono gelosamente questi segreti, ma ne rivelano il senso globale
(secondo la duplice accezione del termine, di significato e di
direzione da prendere). – Dieci giorni prima della realizzazione di ogni
segreto, Mirjana avviserà padre Pero, incaricato di rivelarli. – Egli
dovrà digiunare per sette giorni e avrà il compito di rivelarli tre
giorni prima della loro realizzazione. E’ arbitro della sua missione e
potrebbe tenerli per sé, come fece Giovanni XXIII per il segreto di
Fatima, la cui rivelazione era autorizzata per il 1960. Padre Pero è
fermamente intenzionato a rivelarli. I primi tre segreti sono tre
avvertimenti estremi dati al mondo come ultima possibilità di
convertirsi. Il terzo segreto (che è anche il terzo avvertimento) sarà
un segno visibile dato sulla collina delle apparizioni per convertire
coloro che non credono. Seguirà poi la rivelazione degli ultimi sette
segreti, più gravi, soprattutto gli ultimi quattro. Vicka ha pianto
ricevendo il nono e Mirjana ricevendo il decimo. Il settimo però è stato
addolcito dal fervore delle preghiere e dei digiuni.
Sono prospettive che lasciano perplessi, perché i segreti, sempre affascinanti, generalmente perdono il loro prestigio quando vengono rivelati, come è successo per Fatima; inoltre le predizioni sul futuro vanno soggette all’illusione ottica. I primi cristiani credevano imminente la fine del mondo; l’apostolo Paolo stesso pensava di vederla prima della sua morte (l Tm 4,13-17; Eb 10,25.35; Ap 22,20). Le anticipazioni della speranza e del profetismo avevano scavalcato gli avvenimenti. Infine, questa ambientazione circostanziata può sembrare più vicina alla magia che al mistero di Dio. Ci saranno delusioni al momento della rivelazione dei dieci segreti? Il loro ritardo non è forse già un seno premonitore? Interrogativi che si presentano. Si impongono quindi, a questo riguardo, la prudenza e la vigilanza raccomandate dalla Chiesa. La fede è certa, garantita personalmente da Dio. I carismi sono fallibili perché sono il dono di Dio nella fragilità umana.
Sono prospettive che lasciano perplessi, perché i segreti, sempre affascinanti, generalmente perdono il loro prestigio quando vengono rivelati, come è successo per Fatima; inoltre le predizioni sul futuro vanno soggette all’illusione ottica. I primi cristiani credevano imminente la fine del mondo; l’apostolo Paolo stesso pensava di vederla prima della sua morte (l Tm 4,13-17; Eb 10,25.35; Ap 22,20). Le anticipazioni della speranza e del profetismo avevano scavalcato gli avvenimenti. Infine, questa ambientazione circostanziata può sembrare più vicina alla magia che al mistero di Dio. Ci saranno delusioni al momento della rivelazione dei dieci segreti? Il loro ritardo non è forse già un seno premonitore? Interrogativi che si presentano. Si impongono quindi, a questo riguardo, la prudenza e la vigilanza raccomandate dalla Chiesa. La fede è certa, garantita personalmente da Dio. I carismi sono fallibili perché sono il dono di Dio nella fragilità umana.
Non
ho dubbi sull’autenticità della grazia ricevuta a Medjugorje dai
veggenti, dalla parrocchia e da alcune migliaia di pellegrini che si
sono convertiti profondamente. Questo però non garantisce tutti i
dettagli delle predizioni e delle premonizioni, sui quali i veggenti si
sono già sbagliati per qualche particolare, come del resto è successo ad
alcuni santi, anche canonizzati. Ci potremmo quindi sbagliare se ci
polarizzassimo su questi segreti e sul ‘segno’ annunciato, invece di
basarci sulla grazia che si sviluppa con una coerenza e una profondità
superiori, fino ad ora, a tutte le contrarietà (…)
Il messaggio di Medjugorje è solo un eco del vangelo, attualizzato in funzione di una situazione grave, che giustifica queste visite della Madonna.
Questo
messaggio si riferisce ad alcune minacce che verrebbero rivelate con
maggior precisione quando si compiranno i dieci segreti. La diagnosi è
sostanzialmente questa: Questo mondo si è tranquillamente abbandonato al
peccato. E prepara la sua distruzione: questo è l’oggetto della maggior
parte dei segreti. Tutti allora pensano alla minaccia atomica. E
possibile. Ma il messaggio non l’ha precisato, perché essa è solo una
delle conseguenze particolari del malessere interno che lacera
l’umanità. La nostra era, inebriata dal suo slancio scientifico e
tecnico, credeva nella propria infallibilità, capace di risolvere tutti i
suoi problemi e di vincere anche la morte. Aveva addirittura pensato
che ‘la morte di Dio’ (negato dall’ateismo) avrebbe liberato l’uomo e
accelerato il progresso. Ma la padronanza tecnica della materia risolve
solo i problemi di superficie e non il problema fondamentale dell’uomo;
problema di amore, perché l’uomo è stato creato dall’amore e solo
l’amore può costruire e organizzare l’interiorità dell’uomo e
dell’umanità. Ma l’amore umano può vivere solo tramite l’Amore di Dio
creatore. E un’analisi che non ha niente di ridicolo. Essa conferma e
interpreta in profondità ciò che i maggiori esperti internazionali vanno
osservando sul nostro pianeta.
I
pericoli sono quelli di un mondo dove Dio ha perso il suo posto. C’è,
quindi, sempre più scienza e sempre meno amore; più istruzione e meno
educazione; più eros e meno agápe; più intensità e meno ordine; più
frenesia e meno pace. Corriamo sempre più in fretta, ma verso il vuoto e
la morte. Il tasso dei suicidi e delle violenze omicide aumenta.
L’aspetto più evidente, è proprio il pericolo della corsa agli
armamenti. Gli esperti militari delle due superpotenze non hanno trovato
altra formula per garantire la pace che quella dell’equilibrio del
terrore’. Ognuno dei due ragiona così: “Se voglio salvare la pace, devo
essere il più forte”. Ognuno quindi è condannato a superare l’altro. E
una corsa che non può fermarsi. Una corsa folle che moltiplica sul
pianeta armi atomiche, batteriologiche, chimiche, che sono ormai
sufficienti per distruggere più volte l’intera umanità. Da oltre
vent’anni si constata un’incredibile incapacità di realizzare una
dinamica di pace e di disarmo basata su altri valori.
La
Madonna però parla più della disintegrazione morale che di queste
drammatiche evidenze materiali: l’amore, nel senso forte del termine, si
indebolisce. Il desiderio sopraffà il dono di sé. Il desiderio di
autenticità dispensa dalla fedeltà; la famiglia ne risulta lacerata, e
tende a scomparire a vantaggio delle unioni libere, irresponsabili e
sterili, il cui numero è triplicato in meno di 30 anni: da 95.000 a
295.000 tra il 1972 e il 1984. Il numero dei matrimoni diminuisce a
vista d’occhio. In Francia, 311.701 ricevettero questo sacramento nel
1971. Nel 1983, tale cifra era precipitata a 187.752: circa la metà di
meno. Anche il numero dei matrimoni civili è diminuito in modo analogo:
da 416.500 a 285.000 tra il 1972 e il 1984. I divorzi invece si sono
moltiplicati ancor più rapidamente: dai 30.000 del 1960 si è passati ai
103.000 del 1984. Siamo a circa un divorzio ogni tre matrimoni.
‘Maremoto’, scriveva Marlène Tuininga, in La Vie (28 ottobre 1986, p.
57). Ogni donna francese, nel 1955, aveva in media 2,8 figli e 1,8 nel
1984, mentre il numero dei cani e dei gatti domestici aumenta a milioni,
fino a creare seri problemi nelle città. Le vittime sono i figli dei
divorziati. Gli uomini, sempre avidi di amare, non sanno più amare. I
‘cattivi amanti’ fanno i cattivi amati. L’autenticità dell’istante
prevale sulla fedeltà; le buone intenzioni prevalgono sul desideri di
coerenza che costruisce l’avvenire. Tutto questo crea un diffuso senso
di malessere, rilevato dalla sociologia. Un recente sondaggio di stampa
condotto ‘presso le donne francesi’ ha fornito dati sorprendenti: nella
scala dei valori proposti, ciò che è stato messo al vertice dalla
stragrande maggioranza non era, come si sarebbe potuto pensare,
l’armonia sessuale od altri valori appetibili, ma la fedeltà.
In
breve, il progresso sviluppa prodigiosamente conoscenze, tecniche,
efficacia materiale, ma trascura l’aspetto umano e soprattutto quello
divino, che è la radice profonda dell’autenticità umana. Nonostante la
reazione ecologica, esso trascura l’equilibrio, soprattutto quando si
tratta dell’ordine morale. E quest’ordine essenziale crolla, più
dall’interno che a causa dei molteplici colpi di un’evoluzione
accelerata. Il progresso ha dimenticato troppo di mettersi al servizio
dell’uomo e di Dio, di edificare il vero ordine umano identificato con
l’ordine divino e programmato da Dio, perché l’uomo è a immagine di Dio.
Questo mondo è diventato, quindi, con mezzi terribili, un brodo di
coltura dove germogliano disperazione ed esasperazione e, come
conseguenza, uno scatenamento di violenza che crea insicurezza. ‘Il
progresso’, come si diceva all’inizio del secolo, ha portato in prima
pagina fatti nuovi come la droga, il ricatto che paga, i dirottamenti di
aerei e la cattura di ostaggi. Le grandi città diventano pericolose.
Questo che era un privilegio di New York, ora si generalizza. Molti oggi
evitano di uscire di sera e molte vicinanze etniche, a lungo accettate,
si trasformano in massacri e guerre sanguinose, in Africa e altrove. Il
mondo non sa più da dove viene e dove va. Avendo perso il senso delle
sue finalità, oscilla tra la depressione e la violenza.
Il
rimedio proposto dalla Madonna non è un miracolo che dovrebbe piovere
dal cielo, perché Dio ha affidato questo mondo agli uomini
irreversibilmente. Per questo l’ha creato libero, quindi responsabile.
Le soluzioni restano affidate a lui. Creato da Dio per trovare in Dio
una pienezza d’amore e, quindi, la sua realizzazione, deve ritrovare
questa soluzione fondamentale, l’unica in grado di ispirare e di mettere
tutte le altre al loro giusto posto: ritorno a Dio, fede, conversione,
preghiera, digiuno, riconciliazione e pace. Queste parole chiave del
messaggio di Medjugorje ricordano il contenuto essenziale del vangelo.
Le avevamo dimenticate. Bisogna ritrovarne l’attualità luminosa e
incandescente nelle nostre vite stesse. Disponiamo dunque il nostro
cuore all’ascolto.
La
parte essenziale del messaggio della Madonna, è anzitutto il ritorno a
Dio. ”C’E’ UN SOLO DIO” ha ripetuto fin dal 29 giugno 1981. Questa
verità trascurata è la chiave di tutto il resto. E la più dimenticata:
Dio è il nostro creatore. Egli ci dona l’esistenza stessa. Il Creatore
infatti non è colui che una volta ha creato. Egli continua a creare (con
lo stesso amore). Se Dio non ci creasse, in questo momento cesseremmo
di esistere, come la luce quando viene interrotta la corrente elettrica.
Dio ci è più intimo di quanto non lo siamo noi a noi stessi. Ma ci ha
creato liberi, pienamente liberi. Possiamo dimenticarlo, opporci a lui.
Ma l’uomo che crede di potersi così liberare è come il ramo che volesse
separarsi dalla pianta da cui spunta per vivere meglio. Così facendo
secca e muore. Dio ci ha creato per amarlo. Ci fa esistere con l’amore.
Ci chiama all’amore che non tramonta e che la Madonna ha acceso così
bene nel cuore dei veggenti di Medjugorje. Questo spiega la loro gioia
armoniosa e la cura che si prendono degli altri, in una vita difficile.
Il XX secolo ha visto sparire la direzione spirituale e ha visto
prosperare la psicanalisi, fondata sull’appagamento del desiderio
elementare. Sogno una psicanalisi fondata sul ritorno a Dio in
profondità. E quella che fa i santi, l’autentica profondità e la
felicità. Spesso abbiamo paura di Dio, lo fuggiamo, perché non siamo in
regola con lui. Senza voler affrettare niente, osiamo preparare questo
incontro: – Signore, abbi pietà di questo povero peccatore che sono io.
Aiutami a cambiare vita, perché oggi non ho il coraggio di cambiare.
All’inizio di questo secolo, un medico che la grazia aveva preavvisato,
nei suoi ultimi giorni, entrava talvolta in una chiesa e diceva: –
Signore, se esisti, abbi pietà di questo pover’uomo che sono io. E la
luce venne.
L’invito
alla conversione (annunciato fin dall’apparizione del 26 giugno) indica
l’atto personale con il quale ci volgiamo a Dio distogliendoci
dall’egoismo e dal peccato. Il termine conversione (in greco: metánoia)
ritrova il suo significato concreto nel linguaggio sciistico: viene
chiamata così una curva che tagli un pendio a 180o. E un dietro front
dalla direzione sbagliata verso quella giusta.
Il ritorno a Dio avviene attraverso la fede. Su questo insistono i messaggi dei primi giorni:
-
Sono venuta perché qui ci sono buoni credenti (26 giugno ’81). – Beati
coloro che non hanno visto e credono (26 giugno). – Il popolo creda e
perseveri nella fede (27 giugno), ecc.
Attraverso
la fede, noi aderiamo a Dio, alla sua parola, alla verità. La nostra
vita riacquista significato e consistenza; certamente nella notte, ma
una notte trapunta di stelle, perché Dio non lascia senza alcun segno
chi si fida pienamente di lui. La fede non si riduce a un semplice a tu
per tu con Dio, perché Dio è nostro Padre: il Padre di tutti gli uomini.
E il nostro Padre ci invita all’incontro con i nostri fratelli, al
servizio dei nostri fratelli: quelli che sono lontani; e quelli che sono
vicini e hanno fame. Il digiuno, di cui parleremo più avanti, può
essere di aiuto. Evitiamo però un’illusione di questi ultimi anni:
“Anzitutto la carità, e Dio verrà in soprappiù”. Questa può essere una
via eccezionale. Ma la via normale, la via regale è quella di andare a
Dio come alla sorgente, perché solo lui può ispirare e creare l’uomo in
noi, mentre una carità senza Dio deperisce e si esaurisce. Quando Madre
Teresa e le sue suore si sentono al limite delle forze e del coraggio,
nel loro continuo ricominciare con i lebbrosi e i moribondi, fanno
un’ora di adorazione davanti al SS. Sacramento. Così in essi si rinnova
la pienezza della carità che è in Dio. Grazie, Madre Teresa, per averlo
ricordato a questo tempo che l’aveva dimenticato.
La
preghiera è il linguaggio normale della fede, l’espressione della vita
comune con Dio. Essa forma la trama stessa delle apparizioni. I veggenti
compresero subito che dovevano pregare per accoglierla o per farla
ritornare quando scompariva. Durante ogni apparizione, essi recitano con
lei il Pater e il Gloria, che essa intona e loro continuano. Le loro
voci che svaniscono durante l’estasi, in quel momento riappaiono, per
sottolineare il valore della preghiera con la Madonna. E il punto
centrale di ogni apparizione e tutti noi possiamo pregare con la
Madonna. A Medjugorje, tutto è cominciato con una preghiera vocale
tradizionale: sette Pater, Ave, Gloria e canti conosciuti che la Madonna
cantava con i veggenti. La preghiera delle apparizioni sfocia molto
rapidamente nella messa che la segue e la completa ogni giorno. La
Madonna invita a ritrovare la vera preghiera: la ‘preghiera del cuore’.
Jelena ed Ivan hanno ricevuto questa consegna dalla Madonna per il loro
gruppo e, più ampiamente, per tutti. La preghiera non è soltanto
richiesta, ma scambio con Dio, partendo anche dal silenzio, nel quale ci
disponiamo a ricevere Dio nell’intimo, dove egli ci abita e non è un
dialogo monotono, ma variato. Negli anni in cui si educava metodicamente
alla preghiera, si riassumevano gli atteggiamenti fondamentali nella
parola latina ARDOR che caratterizza lo slancio della preghiera:
- Adorare.
- Ringraziare.
- Domandare.
- Offrire.
- Risoluzione.
E importante comprendere bene e fare propri questi atteggiamenti fondamentali.
1.
Adorazione del Creatore. E l’atteggiamento primordiale e capitale:
inginocchiarsi, prostrarsi, con le braccia in croce o con altri gesti
che possono aiutare, perché anche il corpo deve umilmente prendere parte
a questa comunicazione trascendente.
2.
Ringraziamento. Indica un sentimento assai raro quaggiù: la
riconoscenza. Il rendimento di grazie deve salire verso Dio, anzitutto
per ciò che egli è, e poi per ciò che ci dona. E la grazia che rendiamo a
Dio non ci è tolta, ma viene moltiplicata, proprio in forza di questa
nuova comunicazione con Dio stesso.
3.
Domandare. E la cosa che ci viene subito in mente quando si parla di
preghiera. Ma si tratta più di accogliere il dono di Dio che di
chiedere. Bisogna imparare a dirgli: “Signore, cosa vuoi che io faccia?
Che mi dici oggi?”, perché lui ha sempre qualcosa da dirci. E il nostro
ascolto che manca. La preghiera trova la sua armonia e la sua efficacia
quando abbiamo compreso i disegni di Dio sul mondo e su di noi, per
quanto grandi siano. In questa illuminazione profonda la speranza non
delude.
4.
La preghiera è offerta, dono di sé, disponibilità: la nostra vita, la
nostra morte, sono sacrifici insostituibili che nessuno può fare al
nostro posto. Tale è il sacerdozio di tutti i fedeli, sia preti che
laici. Questa consacrazione termina per ciascuno di noi con l’olocausto
della morte, l’ultimo atto, l’atto più prezioso di tutta la nostra vita,
perché ci identifica profondamente alla croce di Cristo, e sfocia nel
compimento del suo Amore.
5.
Infine, risoluzione; la preghiera non è apparenza, poesia o
effervescenza immaginativa su Dio e sull’aldilà. E impegno della volontà
radicata in Dio, programmazione illuminata dallo Spirito santo, innesto
nelle realtà del nostro mondo.
E
il digiuno? La Madonna ne ha parlato ai veggenti. La parrocchia ha
ripreso questa antica tradizione francescana caduta in disuso. Ancora
prima che la Madonna ne parlasse, sembra il 3 luglio 1981, Jozo Zovko
invitò la parrocchia al digiuno, per vedere chiaro in quegli avvenimenti
inattesi. Riferiamo dettagliatamente i messaggi della Madonna su questo
punto in Studi medici e scientifici sulle apparizioni di Medjugorje,
Queriniana, Brescia 1985, pp. 121-153. In breve: Il 21 luglio 1982,
padre Tomislav Vlasic interrogò i veggenti su questo messaggio e annotò
così le risposte della Madonna:
1. Il digiuno migliore è quello a pane e acqua.
2. Il digiuno può allontanare la guerra.
3. Può arrestare il corso delle leggi naturali.
Queste
due ultime affermazioni possono sorprendere. Richiamano quelle del
vangelo sulla fede “capace di trasportare le montagne” (Mt 17,20) e sui
demoni che possono essere allontanati solo “con il digiuno e la
preghiera” (Mc 9,29). Digiunare! Questa prospettiva spaventa, ma è anche
un lieto annuncio. Quando siamo invitati a un pranzo festivo, è una
buona notizia, anche se gli eccessi alimentari possono appesantirci. Nel
periodo di Natale e di Capodanno ho sentito persone che dicevano: “Meno
male che tutti questi pranzi stanno per finire”. Il loro stomaco e il
loro fegato non vedevano l’ora di riposarsi. Essere invitati a digiunare
è un lieto annuncio e un regalo per molti motivi. E una cosa ottima per
la salute. Il digiuno elimina le tossine, brucia le riserve che ci
appesantiscono. Coloro che lo praticano regolarmente ne apprezzano i
benefici. Si allungano la vita. Ma digiunare a pane e acqua, due volte
alla settimana! Non dobbiamo fare niente con precipitazione. Bisogna
adattarsi al digiuno e può essere cosa saggia intraprenderlo
gradualmente. Può essere ragionevole limitarsi a una volta per
settimana, almeno per cominciare. Può essere anche un’esigenza della
vita frenetica di oggi, perché il digiuno non si accorda con il forcing,
la tensione e l’eccessivo affaticamento. Secondo alcuni sondaggi, fatti
in occasione di conferenze, coloro che digiunano una volta per
settimana (oltre 100.000, credo) sono nettamente più numerosi di coloro
che digiunano 2 volte, e Marija (la veggente), che si era spinta fino a
tre volte, oltre a lunghi digiuni prima delle grandi feste, ha avuto
difficoltà di salute. Il suo medico e il suo direttore le hanno chiesto
di limitare i digiuni. Il digiuno richiede pace, rilassamento (il che
non vuol dire inattività). Spesso è difficile trovare giorni adatti.
Inoltre, l’organismo deve adattarsi al digiuno gradualmente e ognuno
deve trovare il digiuno che gli consente di essere più efficace nella
preghiera, nel lavoro, nei rapporti sociali e nel resto. Il digiuno non
deve essere masochismo. Normalmente, non è un giorno di malinconia, né
di attività mediocre. L’attività può diventare più calma, un po’
rallentata, talvolta, un po’ disturbata da fenomeni secondari, ma
generalmente diventa più efficace.
Possono
esistere controindicazioni mediche al digiuno; il prof. Joyeux lo
‘sconsiglia formalmente’ a una madre durante la gestazione o
l’allattamento, a un “operaio di fatica in piena attività, a un autista
di mezzi pesanti”. In quest’ultimo caso, però, dipende dall’adattamento
del soggetto. Il signor Karminsky e sua moglie mi hanno fatto viaggiare
per 24 ore in uno dei giorni del loro digiuno, che essi fanno molto
radicalmente e godevano di perfetto equilibrio e di padronanza di sé. Ma
essi hanno molti anni di esperienza e conoscono le loro possibilità. Ci
possono essere motivi psicologici per non digiunare. Un carattere
ansioso si lascia facilmente prendere dall’ossessione di aver fame e non
riesce a vincersi. Non avrà benefici dal digiuno e il suo carattere può
diventare spigoloso. Non deve provocare tensioni psicologiche, ma
prepararsi ad accettare il digiuno, cominciando con tentativi ridotti,
cercando di sfruttare tutte le sue possibilità. Chi digiuna regolarmente
infatti, non ha fame. Al massimo, a momenti, può provare lievi crampi
allo stomaco, ma si tratta di stimoli illusori che spariscono nel giro
di pochi secondi, se uno non si fissa su questo incidente di percorso,
perché questo fenomeno di natura psicologica si esaspera quando uno ci
pensa, e cessa appena il nostro pensiero è occupato altrove.
Per
i soggetti fragili e per ragioni particolari il digiuno può subire
adattamenti. Ma come? Ad alcuni, il digiuno procura un mal di testa
depressivo, dovuto a un fenomeno di ipoglicemia (mancanza di zucchero).
In questo caso, bisogna sconsigliare le zollette di zucchero e le
bevande zuccherate diventate di moda tra gli pseudo giovani del maggio
1968. Lo stesso vale per l’alcool e per tutti gli altri alimenti
artificiali che sono contrari allo spirito del digiuno. Per lo stesso
motivo, dobbiamo sconsigliare il caffè, sebbene persone molto stimabili
ricorrano a questo integrativo stimolante per riconciliare il digiuno
con una vita irrimediabilmente tesa e affannosa. Si tratta però di un
caso limite che è meglio scusare che imitare. I più indicati sono i
frutti di stagione: nutrimento naturale, povero, economico (come il pane
e l’acqua). E un buon mezzo per rimediare al mal di testa dovuto a
ipoglicemia e può giovare anche ai digiunatori soggetti a stipsi. In
questo spirito, nella canonica di Medjugorje, le suore preparano legumi
cotti per coloro che ne avessero bisogno. Non certamente carne, però.
Tali adattamenti possono essere una tappa intermedia. Alcuni compensano
queste facilitazioni, per esempio una volta al mese, con un digiuno più
radicale, a base di sola acqua. E un digiuno dagli ottimi effetti
purificatori per il corpo e per l’anima e alcune persone lo sopportano
bene come il digiuno a pane e acqua. E un’esperienza che vale la pena
fare una volta o l’altra, se non altro il venerdì santo. Anche questo è
un adattamento, ma nel senso del radicalismo. Coloro che provano
difficoltà troppo gravi, dal punto di vista psicologico, sociale o
altro, per intraprendere il digiuno a pane e acqua, possono fare almeno
un digiuno senza carne e seguire con frutto il consiglio di Jelena “per
ogni giovedì”: Colui che fuma, non fumi. Colui che beve alcool, quel
giorno non lo beva. Gli altri, rinuncino a qualcosa che sta loro a cuore
(10 marzo 1984). Digiunare anche di televisione, aggiunge. E una catena
che rende incapaci di pregare. Digiunare è anche astenersi dal cattivo
umore e dall’aggressività, è rendersi disponibile per il servizio degli
altri. Significa risparmiare risorse per aiutare i poveri e coloro che
hanno fame. E stata una delle ragioni determinanti dei grandi digiuni
popolari intrapresi due anni fa nelle Filippine.
Ma
la funzione primordiale del digiuno è un’altra. Questo vuoto di stomaco
apre a Dio, rende più disponibili alla preghiera e procura tempo
libero. Nelle famiglie dove tutti digiunano, è un giorno di libertà per
la casalinga, che non deve occuparsi di cucinare e di rigovernare. E lo
spirito che conta, ma non diciamo, è solo lo spirito che conta, perché
la nostra preghiera e la nostra esperienza spirituale abitano un corpo.
Ne seguono il ritmo e da esso dipendono. La privazione del corpo può
risvegliare la fame dell’anima, come diceva brillantemente Lanza del
Vasto nei giorni in cui digiunava a solo acqua: Signore oggi sarai tu il
mio solo pane. Il digiuno può essere un buon trampolino per la
preghiera e la carità, per la pace e la riconciliazione, perché un
digiuno ben compreso è pacificante. Nel corso dei secoli, coloro che
hanno praticato un digiuno autentico ne hanno sperimentato i benefici.
Esso procura la salute nella libertà e la libertà nella salute, perché
la carne è guidata dallo spirito e lo spirito dal soccorso di Dio, dice
s. Leone (sermone 1,2). Esso fa nascere i pensieri puri, voglie
razionali, consigli salutari (sermone 13,1). Ma più che su questa igiene
insiste sull’apertura a Dio e agli altri: Ciascuno riconosca in sé
questa condizione di mortale che cambia e perisce e, per questa
comunanza di condizione, testimoni al suo prossimo un amore di fratello
(sermone 11,1). L’astinenza di colui che digiuna diventa cibo per il
povero (sermone 13 ,1 ).
Dal
punto di vista pratico e medico, il digiuno a pane e acqua non presenta
quasi alcun problema. Ordinariamente non c’è bisogno di farlo sotto
controllo medico, come i digiuni totali e prolungati. Ma alcune
precauzioni sono necessarie. Il dr. Joyeux le ha indicate in Studi
medici e scientifici sulle apparizioni di Medjugorje, Editrice
Queriniana, Brescia 1985 (p. 152). Le principali sono le seguenti: – Non
dimenticare di bere almeno un litro e mezzo di acqua nel corso della
giornata. E’ necessario per l’equilibrio e per una buona eliminazione. –
Preferire pane integrale. Io aggiungerei: non vi rimpinzate di pane. Vi
privereste di buona parte dei benefici del digiuno: purificazione del
corpo e dello spirito, eliminazione delle tossine e di altri surplus;
perdereste infine l’aspetto alato del digiuno che alleggerisce il corpo e
l’anima. Ognuno scoprirà il modo di risolvere i piccoli problemi
secondari posti dal digiuno. Abbiamo consigliato la frutta per quelli
che soffrono di mal di testa dovuto a ipoglicemia. Ma dopo un certo
tempo, il corpo, abituato al digiuno, non ne avrà più bisogno. Il
digiuno può comportare momenti di depressione passeggera, che fanno
provare il bisogno di una siesta riparatrice. A volte è un avvertimento
che stiamo vivendo sempre tesi, con il sonno arretrato e ci invita a un
supplemento compensatore attraverso il quale si può ricuperare uno stato
tonico. Per la maggior parte delle persone, il giorno che segue quello
del digiuno è un giorno supertonico; il corpo purificato, riposato e
ristorato da questa calma diffusa, riparte in scioltezza a pieno regime…
Tocca quindi a voi trovare il modo per fare questa esperienza che
migliaia di cristiani hanno scoperto. Non è solo un’esperienza
fisiologicamente salutare. Il digiuno ha soprattutto una funzione
spirituale, che poggia su basi fisiologiche. Questa privazione scava e
risveglia un certo appetito che può essere orientato verso la fame e la
sete di Dio stesso. Fa trovare tempo e disponibilità per la preghiera e
la carità.
Questo
insieme ben coordinato, ritorno a Dio attraverso la fede, conversione,
preghiera e digiuno porta alla riconciliazione e alla pace: parole
chiave del messaggio di Medjugorje. – Pace, pace, pace! Solo la pace! –
ripete la Madonna a Marija, quello stesso giorno, mostrandole la croce
di Cristo. Ed essa precisa: – Fate la pace con Dio e tra di voi. Ogni
apparizione termina con quest’addio pieno di significato: – Andate nella
pace di Dio. La radice di tutte le divisioni è la rottura con Dio. E’
la ragione per cui siamo spesso lacerati in noi stessi e divisi con gli
altri. Ritornare a Dio nostro Creatore e nostro Salvatore, significa
ritrovare la nostra unità interiore e la nostra capacità di riconciliare
gli altri. Questo può essere un affare di ampio respiro. Spesso si
annidano in noi rancori tenaci. Dobbiamo chiedere a Dio, nella
preghiera, la guarigione della nostra memoria. E un grande dono
spirituale e una liberazione, che ci permette di pregare volentieri per
coloro che ci vogliono male, di “amare i nostri nemici”, come dice il
vangelo. Bisogna anche imparare a vedere il bene e scusare il male, in
coloro che lo commettono. Secondo il vangelo, questa è giustizia: la
pagliuzza e la trave. E anche un segreto di efficacia spirituale, perché
il male si rimedia solo con il bene. Solo facendo leva sui suoi doni e
sulle sue qualità ognuno può superare i suoi difetti, che sono anzitutto
mancanze e cedimenti. Non mettiamo il carro davanti ai buoi: per essere
capaci di riconciliare gli altri, dobbiamo anzitutto essere
riconciliati con noi stessi; e per essere riconciliati con se stessi,
bisogna essere riconciliati con Dio che fa rinascere le nostre forze e
la nostra unità dall’unica sorgente, creatrice della nostra stessa
libertà. Questa è l’esperienza vissuta a Medjugorje.
Tutto
ciò è solo un richiamo dal vangelo. La Madonna è venuta per ricordarlo
alle nostre orecchie di sordi. E’ un segreto di bene e di felicità. E’
il segreto di ogni guarigione ed è un’urgenza, in un’epoca nella quale
il peccato – questa malattia – moltiplica le morti spirituali e
corporali. Questa via di verità è profondamente efficace. Il ritorno di
tanti cristiani alla preghiera, alla conversione, al digiuno, ha
ritardato le sciagure che minacciano il mondo, ha mitigato il settimo
segreto che parlava di un cataclisma non ancora svelato, come affermano i
veggenti. Per questo il grave messaggio di Medjugorje non è affatto
drammatico. I veggenti sono incerti tra due affermazioni, forse
complementari tra loro: – I castighi sono (in parte) inevitabili. – Il
digiuno e la preghiera possono allontanare la guerra e la sciagura.
L’importante
è al di là di questa ambiguità. Per coloro che entrano nelle vie
dell’amore di Dio, tutto concorre al bene (Rm 8,28) e tutto finirà bene.
I veggenti hanno capito che non c’è più nulla da temere. Maria ricorda
queste urgenze al nostro mondo in pericolo. Da lei abbiamo avuto il
lieto annuncio della nascita di Gesù: il Figlio di Dio diventato suo
Figlio (Lc 1,28-35) e quindi uno di noi, nostro fratello. Attraverso
questa Madre – la Madre di Dio e nostra Madre – l’Amore divino è entrato
nel nostro mondo, nella razza umana. Attraverso questa nascita,
l’umanità è diventata virtualmente il corpo di Cristo e un’estensione
della Trinità. Eterna società d’amore. Con la sua fede, la Vergine Maria
ha teneramente formato il corpo fisico di Cristo e nello stesso tempo
ha fondato il suo corpo mistico, di cui è diventata il primo membro.
Oggi essa viene a ricordare questo lieto annuncio per un’ora grave:
prima che essa venga e perché non diventi un’ora di disgrazia. Il suo
appello è stato ascoltato in Iugoslavia, in Italia, in Austria, ecc.
Meno bene in Francia, dove la congiura del silenzio e di numerose
calunnie si è fortemente radicata. Tuttavia, in Francia, come altrove,
l’albero produce solo frutti buoni, che scongiurano le minacce di morte
di cui siamo stati avvertiti. Il futuro dipende da noi; tocca a noi
agire, tocca a noi scegliere tra le vanità disordinate che ci seducono e
Dio; tra l’egoismo e l’amore; tra le nostre preoccupazioni minuscole e
l’avvenire dell’umanità; tra le nostre illusioni elementari e l’eterno
avvenire di Dio. Così la verità, morta in molti cuori, diventerà una
verità vivente: la verità che salva (…)
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