(1207-1231) 17 novembre
Elisabetta, nata a Bratislava nel 1207, era figlia di Andrea II d’Ungheria e di sua moglie. A 4 anni circa, il padre la fece fidanzare con Luigi, il figlio maggiore di Ermanno I, langravio della Turingia, e la mandò a vivere alla corte di Wartbourg, affinchè ricevesse un’educazione adeguata.
VIDEO-STORIA
Sebbene a corte fosse trattata in modo scortese da alcuni, che senza dubbio ne invidiavano la bellezza, la bontà e la personalità generosa e cordiale, ciò accrebbe l’affetto di Luigi che si trasformò in vero amore, quando la giovane diventò adulta. Nel 1221, Luigi, compiuti vent’un anni e assunta la carica di langravio al osto del padre, la sposò, quando quest’ultima aveva quattordici anni.
Furono fatti molti tentatavi per
convincerlo a rimandare Elisabetta in Ungheria, ma Luigi insistette che
piuttosto avrebbe ceduto una montagna d’oro. Luigi, venerato in Germania come santo (11
settembre), sebbene il suo culto non sia mai stato confermato, sembra
aver avuto molte qualità pari a quelle della moglie, e il loro breve
matrimonio fu incredibilmente felice. Ebbero tre figli: Ermanno,
che morì a diciannove anni, Sofia, che sposò il duca di Brabante e, la
B. Gertrude (13 agosto), che divenne badessa ad Altenburg.
Luigi accettò la necessità di Elisabetta
di condurre una vita semplice ed austera, e non cercò mai di ostacolare i
suoi lunghi periodi di preghiera o le sue opere di carità. La
straordinaria generosità di Elisabetta fu talvolta criticata e ritenuta stravagante da altri;
nel 1225, per esempio, quando la zona della Germania in cui vivevano fu
colpita da una carestia, usò tutte le ricchezze a disposizione e
distribuì tutto il grano che possedeva alle persone maggiormente
colpite.
Ai membri della sua famiglia, che si lamentavano con Luigi di questo comportamento, il marito rispose che non aveva intaccato le sue finanze e aggiunse, con il suo fare tipico: “Per
quanto riguarda le sue opere di carità ci porteranno la benedizione
divina, che non ci mancherà finchè continuerà ad alleviare le pene dei
poveri come sta facendo”. In effetti una delle storie più famose che illustrano la carità di Elisabetta descrivono anche la sensibilità di Luigi.
Un giorno, Elisabetta fece dispendere un
lebbroso morente nel letto coniugale, e quando Luigi apprese la notizia,
corse infuriato nella stanza e strappò via le coperte “ma in quell’istante” come afferma il biografo di Elisabetta, Dietrich di Apolda, “Dio onnipotente gli aprì gli occhi dell’anima e invece del lebbroso vide l’immagine di Cristo crocifisso disteso sul letto.” (sfortunatamente i biografi successivi trasformarono questa semplice descrizione di un momento di introspezione
e crescita interiore in un’apparizione fisica, dato che affermano
che Luigi vide con i suoi occhi “un crocifisso sanguinante con le
braccia aperte”.)
Poiché il castello di Wartburg si ergeva su una collina molto ripida, Elisabetta fece costruire un ospedale ai
suoi piedi, dove si recava regolarmente per assistere i pazienti o
rifare i loro letti; inoltre vi erano anche bambini,
specialmente orfani, che aiutava sempre, e poveri che giungevano ogni
giorno alla sua porta in cerca di cibo. In ogni caso fu sempre abile e generosa, trovando e offrendo un lavoro a quelli che erano in grado di svolgerlo, piuttosto che cibo o denaro.
Nel 1227, Luigi decise di partire per la Puglia per raggiungere l’imperatore Federico II, che stava organizzando una nuova crociata;
Elisabetta, “con grande dolore e sofferenza” al pensiero della
separazione prossima, cavalcò con lui tutto il giorno. Luigi non
raggiunse mai la Terra Santa, poiché contrasse la peste a Otranto, e
morì il giorno 11 settembre. La notizia raggiunse Wartburg in ottobre,
ma Elisabett, che aveva solo vent’anni e aveva appena partorito la sua
seconda figlia, fraintese la notizia ricevuta dalla suocera e pensò che
Luigi fosse stato preso prigioniero. Appresa la verità, le si spezzò letteralmente il cuore, e gridò: “Il mondo è morto per me, e così ogni sua gioia” (e per un certo periodo, incapace di sopportare il dolore, vagò per il castello piangendo in modo inconsolabile).
Non è del tutto chiaro cosa successe in
seguito, ma si racconta che il cognato di Elisabetta, in veste di
reggente per il figio infante, desideroso di mantenere il
potere, la costrinse a lasciare Wartburg insieme ai figli e a due servitori, in quello stesso inverno; gli sventurati incontrarono molte difficoltà e furono sottoposti a dure privazioni finchè Matilda, zia di Elisabetta e badessa di Kitzingen, li accolse nel monastero.
potere, la costrinse a lasciare Wartburg insieme ai figli e a due servitori, in quello stesso inverno; gli sventurati incontrarono molte difficoltà e furono sottoposti a dure privazioni finchè Matilda, zia di Elisabetta e badessa di Kitzingen, li accolse nel monastero.
Secondo un altro racconto, Elisabetta
lasciò Wartburg volontariamente, ipotesi consona al suo desiderio di
vivere come la gente comune, poiché riteneva che i ricchi vivessero alle
spalle dei poveri. In entrambi i casi, si recò a Kitzingen, dove lasciò la figlia Sofia alle cure delle monache,
prima di recarsi a Bamberga, dove suo zio era vescovo; Quest’ultimo
mise a sua disposizione il castello di Pottenstein e iniziò a fare dei
piani ambiziosi per farla risposare, ma Elisabetta rifiutò questa
proposta, dato che prima della partenza di Luigi per la crociata si
erano scambiati la mutua promessa di non risposarsi mai.
Dopo la solenne sepoltura di Luigi, dopo aver sistemato la sua famiglia, Elisabetta si fece francescana .
Si sistemò in una casupola che si fece costruire appositamente, con
annesso un ospizio per i malati, i poveri e gli anziani, per dedicarsi
totalmente alla loro assistenza. Alcuni biografi notano una totale
differenza tra Elisabetta bambina, moglie e madre, ed Elisabetta vedova e
asceta, e la criticano per aver abbandonato i figli; è impossibile
conoscere il motivo della sua decisione, tuttavia può essere stato per
evitare che subissero dure privazioni, oltre al fatto che lei stessa era
stata allontanata dai genitori in età giovanissima, cosa che la rendeva
più facile comportarsi alla stessa maniera.
Il suo confessore diventò il fanatico Corrado di Marburgo, il
quale le impedì la vicinanza di due amatissime dame di compagnia,
unadelle quali era con lei sin dalla nascita e che sicuramente l’amava
come una madre, sostituendole con due donne severe che non conosceva e
ceh informavano Corrado di ogni minima disobbedienza ai suoi precisi
comandi; si dice che per punirla la schiaffeggiasse o la battesse con “un bastone lungo e spesso”. Elisabetta lavorò instancabilmente nell’ospizio e nelle case dei poveri e, nonostante il cattivo stato di salute, non rinunciò a condurre una vita privata assai austera e all’età di 24 anni morì.
Le spoglie furono collocate nella cappella dell’ospizio,
dove poi fu sepolta, e presto si raccontò che erano avvenuti miracoli
per sua intercessione; Corrado cominciò subito a raccogliere
testimonianze sulla sua santità, ma non visse abbastanza a lungo per
assistere alla canonizzazione.
E’ invocata contro la tigna, come protettrice di panettieri e Terz’ordine francescano.Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler
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