Abate (880-942) 18 novembre
Nato a Tours, Oddone iniziò a prepararsi alla carriera militare, ma all’età di diciannove anni circa, fu colpito da una malattia non identificata e costretto ad abbandonare l’idea. Ritornò a Tours, dove ricevette la tonsura nella chiesa di S. Martino, ma lasciò la città per recarsi a studiare a Parigi e Reims per alcuni anni, dove dedicò molto tempo al suo grande amore, la musica. Alla fine ritornò a Tours e divenne canonico della chiesa di San Martino, dove lesse per la prima volta la Regola di San Benedetto; accortosi che la sua vita si era allontanata dall’ideale in essa contenuto, decise di diventare monaco, perciò si recò al monastero di Vaume-les-Messieurs, che osservava scrupolosamente la riforma del grande abate Bernone.
VIDEO-STORIA
Guglielmo d’Aquitania donò a Bernone una proprietà a Cluny, in Borgogna, perché fondasse un monastero benedettino. La straordinaria influenza che esercitò sul monachesimo dell’Europa occidentale, dalla metà del X secolo fino all’inizio del XII, fu determinata da due clausole importanti: Guglielmo rinunciava a qualsiasi diritto come fondatore e l’abbazia sarebbe stata posta sotto la diretta giurisdizione della Santa Sede. Divenne presto il centro di una riforma che segnò la fine della dominazione laica sui monasteri. Oddone ottenne un privilegio importante dal papa: Cluny avrebbe potuto introdurre la riforma in qualsiasi monastero per sua richiesta e avrebbe potuto accettare monaci provenienti da monasteri non riformati. Cluny, in effetti, non avrebbe potuto portare avanti le sue riforme senza l’appoggio costante che ricevette da Roma.
Nel 936, Papa Leone VII, chiamò
Oddone a Roma, come mediatore nella disputa tra Ugo di Provenza, re
d’Italia, e Alberico, il cosiddetto patrizio dei romani. Oddone, che era
molto rispettato da Ugo, ottenne un certo successo temporaneo con la
negoziazione del matrimonio tra la figlia di quest’ultimo e il figlio di
Alberico, ma la pace non fu duratura, e Oddone torò a Roma ancora due
volte per sistemare la questione. Dal momento che, durante i suoi
viaggi, era sempre pronto a predicare i principi della riforma monastica, l’abbazia di San Paolo fuori
le Mura colse l’occasione della sua presenza per riprendere la “via
evangelica”. Il suo biografo racconta due episodi che illustrano la sua
personalità e stile di vita: quando si recò per la prima volta al
monastero di Fleury, i monaci, risentiti del suo tentativo di
scuoterli dal loro stile di vita rilassato, gli andarono incontro armati
di spade e pietre, e alcuni lo minacciarono anche di morte se avesse
attraversato la soglia del convento.
Oddone saldò il debito e non pensò più alla questione, finchè apprese
che Alberico lo aveva condannato al taglio della mano destra per aver
tentato di compiere un omicidio, perciò si recò immediatamente dal
principe per intercedere in suo favore. Oddone ritornò a Roma ancora una
volta e sulla via del ritorno si fermò al monastero di San Giuliano di
tours; si ammalò durante la celebrazione della festa di S. Martino e morì una settimana dopo, il 18 novembre. Prima di morire, compose un inno in onore a S. Martino, tuttora esistente; nonostante i numerosi compiti aveva trovato anche il tempo di scrivere alcune opere. Si dice anche che abbia scritto diversi libri di musica, che però sono andati perduti (e quelli che portano il suo nome non sono stati scritti da lui).E’ invocato per la pioggia
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler
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