di don Marcello Stanzione
Verso il 1960,in Inghilterra, Andrey Graham era un’allieva infermiera quando, mentre si trovava nella corsia dell’ospedale, la sua attenzione fu attratta da un suono frusciante, simile a quello del vento che soffia tra il grano. Riconobbe un Angelo nella corsia, dall’aria dolce e gentile, in piedi accanto a un letto. L’infermiera si avvicinò e la paziente le disse: “Non si preoccupi; infermiera, è appena venuto un Angelo per annunciarmi che questa notte sarò con Gesù. L’Angelo mi ha detto di non aver paura, lui mi aiuterà in questo difficile passo. Quando sarò là, racconterò a Gesù di lei“. Andrei Grahairi continua: “Sebbene non volessi defraudarla neppure di una minima parte della sua esperienza, le risposi dolcemente: – Non crede che Gesù mi conosca già? – il suo volto si illuminò – Naturalmente. Non ci avevo pensato“. Questa amabile signora morì tranquillamente, nel sonno, quella notte stessa.
Il secondo episodio riguarda Philipa Dodd, che era al capezzale di suo padre. Verso l’una e mezzo di notte dell’8 aprile 1982, un giovedì Santo, Philipa stava vegliando, mentre le sue due sorelle dormivano. Ecco il suo racconto: “Stavo recitando delle preghiere a bassa voce quando improvvisamente udii me stessa dire a voce alta: ‘Dio ti benedica, papà, ora sei nelle mani del Signore‘ Proprio allora, lo guardai di sbieco. Sapevo che aveva esalato il suo ultimo respiro ed era in pace. Poi, per pochi secondi, vidi una foschia gialla sopra di lui e degli Angeli che lo trasportavano verso l’alto, apparentemente su per una scalinata. Il mio unico dispiacere fu che, al momento della morte di mio padre, le mie sorelle non erano sveglie per assistere all’evento e per avvertire la pace meravigliosa che regnava nella stanza. La vista degli Angeli fu una tale emozione per me che, sul cartello che accompagnava la corona di fiori del funerale, scrissi: ‘Dio ti benedica, papà; Vennero gli angeli. Li vidi là, Ti portarono su per la scala d’oro”.
Nella liturgia cattolica, già prima che la morte si compia, gli Angeli vengono invocati in una preghiera di intercessione della Liturgia delle ore dei Vespri: “Raccogli, Signore, il gemito dei morenti, il tuo Santo Angelo li visiti e li conforti. Sul momento che il moribondo sta per esalare l’ultimo respiro, il sacerdote invoca gli Spiriti celesti, dicendo: “Andategli incontro, Angeli del Signore: accogliete la sua anima, offritela all’Altissimo, portatela al suo cospetto“. Nei riti dei funerali, alla fine, dopo aver benedetto con l’acqua e incensato la salma il Sacerdote dice: ” In Paradiso ti conducano gli Angeli e al tuo ingresso ti accolgano i Martiri per introdurti nella santa Gerusalemme. Il coro degli Angeli ti accolga per darti eterna pace“.
Gli spiriti “psicagoghi”
Gli Angeli, che hanno assistito gli uomini durante la loro vita sulla terra, hanno ancora un compito importante da svolgere, al momento della loro morte. È assai interessante notare come la Tradizione biblica e la tradizione filosofica greca si armonizzino sulla funzione degli Spiriti “psicagoghi”, cioè degli Angeli che hanno il compito di accompagnare l’anima all’ultimo destino. I rabbini ebrei insegnavano che possono essere introdotti in cielo soltanto quelli la cui anima è portata dagli Angeli. Nella Parabola famosa del povero Lazzaro e del ricco Epulone, è lo stesso Gesù che attribuisce agli Angeli questa funzione. “Il mendicante morì e fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo” (Lc. 16,22). Nella letlettura apocalittica giudaico-cristiana dei primi secoli si parla di tre angeli “psycopomnes’, – che coprono il corpo di Adamo (cioè dell’uomo) “con lini preziosi e lo ungono con olio fragrante, poi lo mettono in una grotta rocciosa, dentro una fossa scavata e costruita per lui. Ivi resterà fino alla resurrezione finale“. Allora comparirà Abbatan, l’Angelo della morte, per avviare gli uomini in questo viaggio verso il giudizio; in gruppi diversi secondo le loro virtù, sempre guidati dagli Angeli.
È assai frequente tra i primi scrittori cristiani e tra i Padri della Chiesa, l’immagine degli Angeli
che assistono l’anima al momento della morte e l’accompagnano in
Paradiso. La più antica e chiara indicazione di questo compito
angelico, si trova negli Atti della Passione di Santa Perpetua e compagni, scritta nel 203, quando Satiro narra di una visione avuta in carcere: “Noi avevamo lasciato la nostra carne, quando quattro Angeli,
senza toccarci, ci portarono nella direzione dell’Oriente. Noi non
eravamo caricati nella posizione abituale, ma ci sembrava dì salire un
pendio molto dolce”. Tertulliano nel “De Anima” così scrive: “Quando,
grazie alla virtù della morte, l’anima viene estratta dal suo ammasso
di carne e balza fuori dal velo del corpo verso la pura, semplice e
serena luce, esulta e trasale nello scorgere il viso del suo Angelo,
che si prepara ad accompagnarla alla sua dimora“.
San Giovanni Crisostomo, con la sua proverbiale arguzia, commentando la Parabola del povero Lazzaro, dice: “Se
abbiamo bisogno di una guida, quando passiamo da una città ad un’altra,
quanto più l’anima che rompe i legami della carne e passa alla vita
futura, avrà bisogno di qualcuno che le indichi la via“.
Nelle preghiere per i morti è consueto invocare l’assistenza dell’Angelo. Nella “Vita di Macrina”, Gregorio Nisseno pone, sulle labbra della sorella morente, questa meravigliosa preghiera: ‘Mandami
l’Angelo della luce perché mi guidi verso il luogo del refrigerio, ove
si trova l’acqua del riposo, nel seno dei Patriarchi’.Le Costituzioni Apostoliche hanno quest’altra preghiere per i morti: “Volgi gli occhi al tuo servo. Perdonagli se ha peccato e rendigli gli Angeli propizi”. Nella storia delle comunità religiose fondate da San Pacomio si legge che, quando una persona giusta e pia muore, si portano presso di lui quattro Angeli, quindi il corteo si eleva con l’anima attraverso l’aria, dirigendosi verso Oriente, due Angeli trasportano, in un lenzuolo, l’anima del defunto, mentre un terzo Angelo canta inni in una lingua sconosciuta. San Gregorio Magno annota nei suoi Dialoghi: ‘Bisogna sapere che gli Spiriti beati cantano dolcemente le lodi di Dio, quando le anime degli eletti partono da questo mondo affinché, occupate ad intendere questa armonia celeste, esse non sentano la separazione dai loro corpi „.
Gli Angeli e i Martiri
Ma è, in modo particolare, ai Martiri, che si sono purificati nel loro sangue e che non hanno bisogno del Purgatorio, che gli Angeli ricevono l’accoglienza più splendida. Origene nell’Esortazione al martirio, scrive: “Una grande moltitudine è convocata mentre lottate e quando siete chiamati al martirio. Voi non parlate diverso da San Paolo, quando dice che noi siamo divenuti uno spettacolo per il mondo, per gli angeli e per gli uomini. È dunque il mondo intero, tutti gli angeli a destra e a sinistra, e tutti gli uomini che vi vedranno combattere la battaglia per il cristianesimo. Gli Angeli che sono in cielo si rallegreranno con noi.Negli atti dei morti, la figura degli Angeli che li conducono in Paradiso è un tema assai frequente, ad esempio, negli atti delle sante Perpetua e Felicita, è scritto, a proposito della visione di Saturno: `Avevamo subito il martirio ed eravamo usciti dalla carne: quattro Angeli cominciarono a portarci verso l’Oriente; le loro mani non toccano i nostri corpi. Arrivammo allora in un luogo vasto, che assomigliava a un frutteto, con i roseti ed ogni sorta di fiori. Là vi erano altri quattro Angeli, più splendenti ancora dei primi. Appena ci videro ci salutarono e dissero agli altri Angeli. Eccoli, eccoli! Con ammirazione‘.
San Giovanni Crisostomo, nella sua Omelia sui martiri, dice: ‘Ricordati di quella scala spirituale che il patriarca Giacobbe ha visto, elevata dalla terra al cielo: per mezzo suo gli Angeli discendevano; ancora per mezzo suo i Martiri salivano… Vedete spesso all’aurora il sole leva e lancia in tutte le direzioni raggi quasi incorporati. Tali erano i corpi dei Martiri, inondati da ogni parte dai getti del loro sangue, come dai raggi di porpora e illuminati dagli stessi molto più di quanto il sole rischiara il cielo: gli Angeli contemplavano questo sangue con delizia, i demoni fremevano e il diavolo stesso tramava… I Martiri salgono in cielo preceduti dagli Angeli e circondati dagli Arcangeli, come da guardie del corpo… Quando sono giunti in cielo, tutte le sante Potenze di lassù li accolgono con gioia e li abbracciano. Poi esse formano un’immensa scorta per accompagnarli verso il Re del cielo, che siede sul trono di gloria fra i Serafini e i Cherubini. Là essi si uniscono ai Cori e prendono parte ai cantici mistici “,
Con l’arrivo della morte, l’uomo viene a trovarsi in mezzo a due contendenti e San Giovanni della Croce nel suo scritto mistico “Notte oscura” avverte che nel momento “in cui l’Angelo buono sta per comunicare all’anima la contemplazione, ella non può entrare nell’interno del suo nascondiglio così presto da non poter essere scorta dal demonio, il quale l’assale immediatamente con orrori e turbamenti spirituali, a volte molto penosi per lei. Quando mi trovo ad assistere un moribondo, dopo aver dato l’Unzione degli Infermi, faccio recitare sempre la Corona angelica, in onore di San Michele, affinché il Principe delle Milizie celesti favorisca colei che, terminata la corsa terrena, deve essere inoltrata in seno a Dio.
Un testo liturgico del decimo secolo contiene queste invocazioni: ‘Signore Gesù Cristo, Re della gloria, libera le anime di tutti i fedeli defunti dalle pene dell’inferno e dal profondo abisso liberale dalle fauci del leone, affinché non siano preda del tartaro e non cadano nelle tenebre; ma le conduca il vessillifero San Michele alla Luce Santa, che un giorno promettesti ad Abramo e alla sua discendenza“. Che sia specialmente l’Arcangelo Michele, a difendere i defunti dagli ultimi assalti di satana, sembra suggerirlo il testo della lettera di Giobbe, dove è scritto: “L’Arcangelo Michele, quando, in contesa con il diavolo, disputava con il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: ‘Ti condanni il Signore“‘ (G b. 9).
Questo brano dell’Antico Testamento è anche interpretato nel senso che gli Angeli vegliano sulle sepolture dei Santi, impedendo che siano profanate. Questa idea che gli Angeli proteggano le tombe dei cristiani è ripresa da numerose iscrizioni funerarie antiche come, ad esempio, questa: “Qui riposano Aschepiade, Elpice e un altro Aschepiade: Vi prego, in nome dell’Angelo che sta ritto qui accanto, che nessuno osi introdurvi un altro cadavere. Nella benedizione del sepolcro, il Rituale Romano suggeriva questa. Preghiera: “Degnati, Signore, di benedire questo tumulo e poni a sua custodia il tuo Angelo santo“. Se l’anima del defunto, che l’Angelo accompagna dopo la morte, non è completamente pura, essa deve purificarsi in Purgatorio, prima di essere ammessa fra gli Angeli e i Santi del Paradiso. L’anima penitente deve ricevere un battesimo di fuoco di purificazione che completi l’effetto del Battesimo di acqua. Questo battesimo di fuoco è amministrato dagli Spiriti celesti, secondo le antiche tradizioni nelle quali viene trasmessa la dottrina del Purgatorio. È interessante ricordare, a questo riguardo, che, nella Divina Commedia, il poeta Dante Alighieri impegna gli Angeli a scrivere sulla sua fronte sette “P” quali segni dei peccati capitali (Purg. 9,75-84; 109-114) e poi a cancellarli, nel frattempo che il poeta sale sulla montagna della perfezione (12,88-93).
Il vate conferisce agli Angeli un ministero sacerdotale, insieme al ruolo liturgico di far risuonare, nella mente, le parole evangeliche, personificando l’umiltà (12, 108109), la misericordia (15, 16-39), la pace (17, 69-70), la consolazione (19, 40-52), la giustizia (22,1-5), la temperanza (24,132154), la purezza di cuore (27, 6-12). Quando Dante finalmente giunge nel Paradiso terrestre, gli Angeli non appaiono più come singole figure, ma come schiere, ad accogliere chi si è purificato, per essere introdotto presso il trono dell’Altissimo.
Concludo questa meditazione sugli Angeli e i defunti con un brano meraviglioso del grande cardinale inglese J.H. Newman
che termina: “Il sogno di Geronzio” con queste parole dell’Angelo
all’anima sua protetta, che in Purgatorio si sta emendando, per poi
essere ammessa alla visione celeste. ‘Dolcemente
e teneramente anima, a caro prezzo riscattata, nelle mie braccia
amatissime ti stringo, e, nel fiume dell’espiazione, dolcemente ti
immergo. Lasciati dolcemente immergere in questo fiume! Senza un lamento, senza resistenza, immergiti in queste acque.E nella profondità discendi, discendi ancora!
E gli Angeli che hanno ricevuto il dolce compito ti custodiranno, ti
vigileranno, ti culleranno. E sulla terra le Messe e nel cielo le
preghiere ‘ti verranno in aiuto dal Trono dell’Altissimo. Addio, fratello amatissimo, ma non per sempre; sii coraggioso e paziente nel tuo letto di dolore; la tua notte di prova sarà passata ed io ti verrò a svegliare al mattino“.
Il ruolo dell’angelo custode secondo Gabrielle Bitterlich
Secondo la mistica cattolica austriaca Gabrielle Bitterlich, fondatrice dell’Opus Angelorum, è proprio durante l’agonia del cristiano che l’angelo custode può intervenire efficacemente. Per la Bitterlich, l’angelo custode è proprio colui che ricorda al moribondo i fatti della sua infanzia, le sue prime preghiere, la sua mamma che gli mostrò la croce e gli richiamai ricordi positivi… in tal modo in innumerevoli casi si scioglie nell’uomo e nella donna la crosta indurita della lontananza da Dio e in questi minuti egli ritorna bambino e aperto alla grazia. Soprattutto l’angelo custode allontana le tremende seduzioni dei demoni maligni che tentano di spingere il moribondo alla disperazione. Un angelo tenta di rivolgere lo sguardo del morente verso la croce e l’immagine della Madonna e verso quelle persone che lo possono aiutare spiritualmente. Poco prima di morire la persona diventa come un bambino stanco, che cerca solo di tornare a casa. È questo il momento della lotta diretta tra l’angelo e il demonio per la conquista definitiva di quest’anima, dove l’angelo combatte in sua difesa come una madre combatte per la sua creatura. Nell’istante in cui l’anima si separa dal corpo e si deve presentare al Giudizio di Dio anche allora l’angelo ha ancora la possibilità di aiutare il suo protetto presentando tutte le opere buone che quell’anima ha fatto in vita.
Che cosa succede all’angelo custode se il suo protetto va in Paradiso? L’angelo
custode accompagna quest’anima tra il giubilo di tutti gli angeli che
hanno avuto qualche parte nella salvezza di questa persona fino al trono
di Dio. Il suo servizio di angelo custode è finito, egli non guida più alcun’altra persona. Egli ritornerà ancora alla fine dei tempi, al momento del giudizio universale per lodare in eterno Dio insieme al suo protetto.
Che cosa avviene invece all’angelo custode se il suo protetto va a finire all’inferno? Sempre
la Bitterlich nelle sue rivelazioni private, scrive che tale angelo
farà parte degli “angeli martiri” cioè farà parte di quella schiera di
angeli che nonostante tutti i loro sforzi hanno avuto i loro protetti
dannati per sempre. Dice la Bitterlich che tali angeli portano una striscia rossa sul loro vestito e vengono incaricati di uno speciale servizio alla Madonna.
Che cosa invece accade all’angelo se il suo protetto va in Purgatorio? L’angelo aspetta fino a che il suo protetto abbia riparato la pena e scontato la pena. Anche in questo caso, dice la Bitterlich, l’angelo viene messo a disposizione di Maria e trasmette e implora per il suo protetto tutti gli aiuti e
i soccorsi della chiesa militante, specialmente dei vivi che offrono
le sante messe per le anime del Purgatorio e così riducono la loro
purificazione, dopo la quale l’angelo lo accompagna in cielo.
Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it
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