Carmelitana (1873-1897) 01 Ottobre
Ultima delle cinque figlie di Luigi Martin, orologiaio di Alençon (Normandia, Francia), e di Zelia Maria Guérin, Maria Francesca Teresa nacque il 2 gennaio 1873, in una famiglia agiata e profondamente religiosa, crescendo circondata da un’atmosfera calda e affettuosa, in cui non mancò di essere anche un po’ viziata. I primi ricordi, così scrisse nell’autobiografia, erano di «sorrisi e carezze tenerissime».
VIDEO-STORIA
VIDEO-DOCUMENTARIO di Santa Teresa di G.B.
(Parte 1): http://www.youtube.com/watch?v=abecl-07aFkIn seguito alla morte della madre, avvenuta nel 1877, e al successivo trasferimento della famiglia a Lisieux, Teresa considerò la sorella maggiore Paolina come una seconda mamma. Quando però Paolina entrò al Carmelo, Teresa, che aveva solo nove anni, ne risentì molto, mostrando la sua tenerissima affettività. Estremamente sensibile, negli anni successivi spesso le capitava di scoppiare in lacrime senza una ragione evidente e stando a quello che lei stessa successivamente scrisse, il superamento di questo stato fu parte della “conversione” che ebbe all’età di tredici anni, in virtù della comunione ricevuta la notte di Natale.
(Parte 2): http://www.youtube.com/watch?v=UQ6cjoyk2mU&feature=relmfu
«Ero come annientata, mi sentivo abbandonata [...] Mentre ti scrivo avrei tanta voglia di piangere, il cuore non regge più. Ma non preoccuparti. Dio non può provarmi al di sopra delle mie forze. Mi ha dato il coraggio di affrontare quest’ultima prova [...] Sono sempre la pallina di Gesù Bambino: se vuole rompere il suo giocattolo, lo può fare. Sì, voglio solo quello che lui vuole».
Fu così che alla fine il vescovo diede il suo consenso e Teresa, nell’aprile del 1888,a quindici anni, entrò al Carmelo. Il suo nome da religiosa fu Teresa “di Gesù Bambino e (successivamente) del Volto Santo”, in memoria della Passione di Gesù. Così diede inizio alla famosa “piccola via” verso la perfezione, con intuizioni davvero innovative. Nella sua vita di monaca non vi fu nulla di straordinario, se per “straordinario” si intendono dure mortificazioni corporali o esperienze estatiche, come quelle che sperimentò invece la sua omonima. Teresa d’Avila (15 ott.). D’altro canto, è importante comprendere che cosa si intenda con “piccola”, dal momento che non significa la presenza in questa via di qualcosa di poco eroico o di lassista, ma semplicemente la centralità dell’abbandono all’iniziativa di Dio, all’azione della grazia nell’uomo, più che delle proprie forze fisiche e spirituali.
(Parte 3): http://www.youtube.com/watch?v=APHAv1JzNRY&feature=relmfu
Teresa credeva fortemente che, essendo ogni uomo chiamato alla
Ecco cosa ci ha lasciato scritto Suor Maria della Trinità, -nella sua deposizione al proceso di beatificazione- a proposito della grande carità “eroica” che animava suor Teresa di Gesù Bambino:
“Per più di tre anni ebbe, come prima di ufficio, la suora più esigente che si possa incontrare; con le sue numerose manie e richieste farebbe perdere la pazienza ad un angelo; è il giudizio di tutte coloro che la conoscono (la cosiddetta prima di ufficio è la monaca responsabile di una certa mansione – per esempio la confezione degli abiti- mentre la seconda è la consorella che la aiuta e la sostituisce in caso di necessità) Occorre una virtù eroica, per piegarsi a tutti i suoi capricci. Quando vedeva suor Teresa di Gesù Bambino che andava a sbrigare una commissione urgente, si metteva davanti a lei e, camminando a piccoli passi, le impediva di superarla. La stordiva tutto il giorno con le sue prediche; i suoi discorsi erano delle vere sciarade e non esprimeva mai chiaramente il suo pensiero. Un giorno che mi parlava in tal modo, le dissi con tono spazientito: ho fretta; ditemi francamente quello che volete; io non capisco ciò che dite! Oh, mia piccola sorella-mi rispose- suor Teresa di Gesù Bambino non mi hai mai parlato come voi! Riferiì la cosa alla Serva di Dio, che mi disse:
I Miracoli di Santa Teresina
con racconti e video della riesumazione
Il suo scopo, era di evitare ogni sentimento di orgoglio, che facilmente si insinua nella mente di chi aspira a Dio, e di sottolineare la gratuità dell’amore divino.
Quello che l’anima deve fare è rispondere nel modo più diretto
possibile alla semplicità con cui Cristo la invita ad accostarsi a Lui e
al Padre, con una fiducia totale, simile a quella del bambino che sa di
essere amato e che contraccambia amando con l’amore più ardente. Per
l’importanza che attribuì alla Scrittura e alla liturgia quotidiana e
per l’intensa concentrazione su Gesù Cristo, Teresa è vista da molti
commentatori come una santa moderna, in anticipo rispetto ai tempi. Scriveva:
«Quando mi trovo a leggere
certi trattati spirituali, che mostrano la perfezione come qualcosa di
difficile da raggiungere e circondato da una folla di illusioni, il mio
povero piccolo spirito presto si stanca; chiudo il libro erudito che mi
causa dolore alla testa e che mi dissecca il cuore e apro le Sacre
Scritture. Allora ogni cosa appare chiara; una sola parola schiude
orizzonti infiniti, la perfezione mi sembra facile: vedo che basta
riconoscere il proprio nulla e abbandonarsi come un bambino nelle
braccia di Dio».Teresa era convinta che la perfezione fosse raggiungibile da ogni cristiano; non trova posto nel suo pensiero il negativo ed esclusivo rigorismo tipico del giansenismo (non del tutto assente invece dal modo di vivere del Carmelo di Lisieux). A questo riguardo bisogna sottolineare che Teresa era ben lungi dal ritenere la spiritualità
«Abbiamo entrambe dato l’addio ai giorni spensierati dell’infanzia. Ora dobbiamo affrontare le responsabilità della vita: pur essendo diverse le strade che abbiamo intrapreso, esse conducono alla stessa meta. Tu e io abbiamo un unico scopo: crescere nella santità, continuando a percorrere la via che Dio nella sua bontà ha preparato per noi».
(Parte 4): http://www.youtube.com/watch?v=Ta70Fg5Kspg&feature=relmfu
I primi anni di Teresa al Carmelo non furono facili: come lei stessa scrive, sperimentò più spine che rose. Fu trattata con una certa severità dalla superiora. Maria Gonzaga; fu colpita da dubbi riguardanti la propria vocazione; si verificarono spiacevoli divisioni all’interno della comunità; e non mancarono prove familiari. Il padre, colpito da demenza senile e dunque compromesso nell’equilibrio psichico, dovette essere ricoverato tre anni in un istituto e il rito della vestizione di Teresa, come pure quello della professione perpetua, dovette essere posticipato. Il signor Martin morì nel 1894, senza essersi mai completamente ristabilito, e una terza sorella, Celina, che fino a quel momento si era dedicata all’assistenza del padre, entrò al Carmelo.
IL FILM di Santa Teresa di Gesù Bambino
Dalle sue stesse parole sappiamo che Teresa entrò in convento mossa dal
desiderio di salvare le anime e pregare per i sacerdoti. Condusse una vita di preghiera e di sacrificio, consacrata alla fedele osservanza della regola. Il solo incarico che rivestì fu quello di assistente della maestra delle novizie: questo compito fu sentito dalla Santa come un modo di collaborare con Dio, possibile però solo se lo avesse compiuto «nascosta tra le braccia di Gesù».
Era cosa comune a quel tempo che a una o
due delle suore che raggiungevano un alto livello di spiritualità fosse
concesso dai superiori il permesso di consacrarsi come vittime alla
giustizia divina, attirando su di sé i castighi destinati ai peccatori.
Questa usanza era considerata come l’apice della spiritualità
carmelitana. All’età di ventidue anni. Teresa chiese alla superiora il permesso di offrire se stessa, ma introdusse una significativa variante: desiderava diventare vittima dell’amore misericordioso di Dio, un amore, disse, «che è mille volte più esigente della sua giustizia». Nell’Atto di Consacrazione si legge:
«Dio mio, desidero amarti e
farti amare da altri [...] ma conosco la mia debolezza e ti domando di
essere tu stesso la mia santità. Per vivere in un atto di perfetto
amore, mi offro come vittima d’olocausto al tuo amore misericordioso,
supplicandoti di consumarmi completamente [...] così potrò diventare
martire del tuo amore, o mio Dio».Santa Teresa di Gesù Bambino e la scoperta del Volto Santo
http://www.youtube.com/watch?v=3IuCnDTulZ0Al pari di S. Teresa d’Avila, Teresa fu affascinata dall’opera dei missionari, che vedeva come un modo di diffondere l’amore di Dio in tutto il mondo e di salvare le anime. Negli ultimi anni della sua vita, espresse il desiderio di diventare membro del nuovo Carmelo fondato ad Hanoi nell’Indocina francese, ma le sue condizioni di salute, a prescindere da ogni altra considerazione, resero impossibile il trasferimento.
Così si accontentò di prendere sotto la sua ala spirituale due missionari stranieri, e alcune delle più toccanti e profonde lettere scritte tra il 1896 e il 1897 miravano proprio a incoraggiare questi due sacerdoti nel loro lavoro. A uno scrisse:
«Sono perfettamente certa che non rimarrò inattiva in cielo; il mio desiderio è di continuare a lavorare per la Chiesa e per le anime». Un anno prima di morire promise: «Se andrò subito in cielo, chiederò a Gesù il permesso di venirla a trovare a Su-Tchuen, e potremo continuare il nostro apostolato insieme». Fu
I primi sintomi della tubercolosi che l’avrebbe uccisa fecero la loro comparsa durante la Settimana Santa del 1896, dandole motivo di sperare che Dio l’avrebbe chiamata a sé molto presto. Invece la morte non la raggiunse fino al settembre dell’anno successivo, e durante tutti quei mesi la sua fede fu messa alla prova così duramente che Teresa per la prima volta comprese qual è la condizione in cui vive la gente che non gode del sostegno della fede. Nel tentativo di spiegare la sofferenza spirituale che stava attraversando in quegli ultimi mesi, scriveva:
«Dio ha permesso che la mia anima fosse invasa dalle tenebre più fìtte, e mi ha reso il pensiero del cielo, prima così amato, nient’altro che lotta e tormento. E questa prova non dura da pochi giorni o poche settimane [...] Sono stanca delle tenebre che mi circondano [e delle voci che dicono:] la morte ti mostrerà il non senso di ciò che speri, essa significherà solo una notte più nera che mai, la notte della mera non-esistenza [...] Non è più un velo, ma un muro enorme che raggiunge il cielo e copre le stelle!».
Teresa accettò questa prova considerandola come una partecipazione alle sofferenze di Cristo e come un’ultima preparazione al Cielo, conseguente all’offerta di se stessa come vittima dell’amore divino. L’attraversò con fede e preghiera costante, come scriveva: «Non credo di aver fatto tanti atti di fede in tutto il resto della mia vita come in quest’ultimo anno». Questi mesi furono accompagnati anche da forti sofferenze fisiche, dal momento che il respiro le divenne sempre più affannoso e non le furono dati né morfina né ossigeno per alleviare il dolore. Una volta si rivolse alla Vergine Maria: «Santa Vergine, vedi come soffoco! Se non posso avere l’aria della terra, quando il Signore mi darà quella del Cielo?». Morì il 30 settembre 1897, mettendo fine a una lunga e dolorosa agonia.
Tenendo conto che morì in così giovane età. Teresa ha lasciato una considerevole
quantità di scritti, tra i quali la famosa autobiografia, Storia di un anima, scritta per obbedienza (e parte di essa solo negli ultimi due mesi di vita),
più di duecento lettere, sessantadue poesie, preghiere, componimenti
che dovevano essere rappresentati in convento, e una raccolta di Ultime parole. L’autobiografia
in particolare ha risentito degli interventi operati dai primi curatori
dell’opera all’interno stesso del convento, i quali si mossero secondo
un prestabilito modello di santità mediante cui Teresa doveva essere
raffigurata agli occhi del mondo. In seguito edizioni più fedeli
mostrarono quanto estese fossero state le “correzioni” e i
rimaneggiamenti, pur evidenziando anche che il messaggio fondamentale
della santa non era stato alterato.
La venerazione popolare di Teresa ebbe inizio subito dopo la morte e si diffuse ovunque,
fatto già di per sé degno di nota, se si tiene conto che Teresa
condusse una vita nascosta in un convento di clausura. Da un punto di
vista umano, ciò si deve all’edizione della sua autobiografia: pubblicata a opera del Carmelo l’anno successivo la morte della santa,
nel 1910 ne erano state vendute già quarantasettemila copie; nei cinque
anni seguenti ne furono vendute più di centocinquantamila, e il convento cominciò a ricevere più di cinquecento lettere al giorno. Erano
talmente numerose le persone che dichiaravano di aver ricevuto favori
per sua intercessione che le autorità diedero inizio al processo di
canonizzazione senza attendere che fosse trascorso il necessario periodo
di intervallo dalla morte. Papa Pio X diede l’annuncio della
presentazione della causa nel 1914, e nel 1921 Benedetto XV dichiarò
eroiche le sue virtù. Due anni dopo fu beatificata, e nel 1925 Pio XI la
dichiarò santa. Nel 1927 fu proclamata patrona di tutti i missionari, uomini e donne, e nel 1947 seconda patrona di Francia.Infine l’1 ottobre 1998 è stata proclamata dottore della Chiesa. Numerosissimi sono i ritratti e le statue che la raffigurano, ma tutta la sua immagine ha risentito enormemente di una idea levigata di santità e di sentimento: era minuta, con capelli biondi e occhi grigio azzurri, ma le fotografie, più fedeli al suo vero carattere,mostrano un viso molto più deciso di quello offerto dalle riproduzioni ritoccate e solitamente insipide. Esiste una bella opera in bronzo, nella cattedrale di Westminster, che la mostra nell’atteggiamento singolare di protendersi in avanti come
Teresa, che proveniva dall’ambiente cattolico tradizionale di fine ’800, nutrito di devozione e sforzi per acquisire meriti presso Dio, bambina estraniata dal mondo e immersa in una cultura lontana dai fermenti del pensiero contemporaneo (anche se bisogna ricordare che le letture spirituali della famiglia comprendevano L’anno liturgico del Guéranger), fu invece una delle interpreti più avanzate e originali del rinnovamento della vita cristiana. Inutile fu il tentativo delle persone a lei più vicine, e anche di alcuni seguaci, di ricondurre la sua figura al modello stereotipo di santità e virtù impavida tipico del tempo; la forza di Teresa risiede proprio nell’aver illuminato le fondamenta della chiamata cristiana alla perfezione ribaltandone il concetto tradizionale di vita eroica e volitiva che ne coglieva solo alcuni aspetti superficiali: radice della perfetta vita cristiana è per lei null’altro che l’umile e totale abbandono in Dio e la corrispondenza piena al suo amore.
É INVOCATA: – come protettrice di missionari e missionarie
FONTE: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler / http://chiamatiallasperanza.blogspot.it/2011/09/novena-santa-teresa-di-lisieux-terzo.html
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