evangelista (1 sec.) 18 ottobre
Di S. Luca, autore del terzo Vangelo e degli Atti degli apostoli, conosciamo così poco da non poter azzardare una pur essenziale biografia. Il suo nome deriva probabilmente dal latino Lucius o Lucanus. Secondo un’antica e diffusa tradizione, non era sposato, scrisse il suo Vangelo in Grecia e qui anche morì (in Beozia) all’età di ottantaquattro anni. Stando alle informazioni forniteci da Eusebio, lo storico della Chiesa primitiva, l’abitazione di Luca si trovava ad Antiochia; S. Gregorio Nazianzeno (2 gen.), che morì nel 390, aggiunge inoltre che Luca cominciò la propria opera missionaria in Grecia, finendo con l’essere martirizzato (dato storico molto dubbio). Tradizioni posteriori lo vogliono tra i settanta discepoli inviati da Gesù (cfr. Le 10, 1) e uno dei due discepoli di Emmaus (Le 24, 13-35).Cristiano di origine pagana, scrive proprio per chi come lui si è convertito. Compagno di Paolo che lo chiama “medico carissimo” secondo una leggenda sarebbe uno dei due discepoli che Gesù vide sulla strada di Emmaus. Si pensa sia stato assai vicino a Maria SS. Per Luca Gesù è soprattutto “il salvatore”
La storia dei dipinti e delle icone attribuite a S. Luca su
È tuttora in discussione l’identità del Luca menzionato da Paolo nelle sue Lettere: si tratta di stabilire se lo si possa identificare con l’evangelista o se si tratti invece di un’altra persona. Scrivendo ai Colossesi (4, 14), Paolo parla del «mio caro amico Luca, il dottore»; nella seconda lettera a Timoteo (4, 10), afferma «solo Luca è con me»; infine nella lettera a Filemone (24), definisce Luca uno dei suoi «compagni ».
Solitamente si suppone che il personaggio a cui ci si riferisce in questi passi sia lo
stesso Luca che scrisse il Vangelo e gli Atti degli Apostoli, ma questo potrebbe anche non corrispondere a verità: il nome Luca era infatti molto comune ed è interessante notare che Paolo in nessun luogo parla di Luca come di uno scrittore.
D’altra parte, se intendiamo il pronome “noi” di At 16, 10 come
riferito a Paolo e a Luca insieme, allora il Luca autore degli Atti avrebbe
accompagnato l’apostolo in alcuni suoi viaggi, condividendo con lui
problemi e persecuzione, e potrebbe coincidere con il Luca menzionato
nelle lettere paoline.
In altre parole l’unica fonte certa è costituita dal Vangelo e dagli Atti; da queste opere possiamo cercare di desumere alcune delle qualità e delle idee teologiche del loro autore e
poiché i due libri sono concepiti come parti di un’unica opera, è
importante analizzarli insieme per comprendere meglio il pensiero
dell’autore.
Luca inizia il proprio Vangelo con un prologo, in cui illustra i motivi per cui si accinge a scrivere: molte altre persone, dice, hanno compilato resoconti di ciò che è accaduto «tra di noi», in base a quello che hanno udito dai testimoni oculari e «ministri della parola», per cui anch’egli ha deciso di scrivere «un resoconto ordinato»,
dopo aver esaminato tutta la storia dal principio con molta attenzione;
ciò avrebbe aiutato Teofilo, l’insigne personaggio per il quale Luca
stava scrivendo, a vedere quanto fosse autentico l’insegnamento che
aveva ricevuto.
Nel prologo, quindi, ci troviamo subito di fronte a una persona molto preoccupata delle proprie fonti e della precisa compilazione del racconto: probabilmente quindi egli non era un testimone oculare di tutto «fin dal principio»,
non era un discepolo della prima ora. La sua opera narrativa è,
stilisticamente, tra le più alte del Nuovo Testamento, scritta con
capacità retorica e cultura ellenistica. I prologhi di Vangelo e Atti mostrano un retroterra colto di Luca e assomigliano alle prefazioni greche coeve scritte in greco classico ricercato.D’altra parte egli, in tutto ciò che scrive, vuole riferire fatti veri, reali, non però con l’intento primario di scrivere una biografia di Gesù, bensì di darne l’interpretazione profonda e di farsi comprendere dal lettore a cui si indirizza. Anche altre parti del Vangelo gli sono peculiari: riporta infatti sei miracoli e diciotto parabole non presenti negli altri evangelisti, e solo sua è la strutturazione di una lunga sezione (9, 51-18, 14) intorno al tema del viaggio di Gesù verso Gerusalemme; questa scelta narrativa è molto importante, perché illustra una delle idee teologiche fondamentali del pensiero lucano: la Città santa è al centro del piano di salvezza ed è da lì che deve cominciare l’evangelizzazione del mondo; il racconto evangelico infatti comincia e termina a Gerusalemme, ed è ancora nella città santa, all’inizio degli Atti che die gli apostoli ricevono lo Spirito Santo e partono per una predicazione che giungerà in tutto il mondo.Luca riporta eventi e detti di Gesù che non troviamo negli altri Vangeli.
E’ un narratore colto, che sa quanti
dettagli inserire e come offrire significativi profili di personaggi,
come fa con il figliol prodigo (15, 11-32) e con l’amministratore
infedele (16, 1-8). Nel suo Vangelo inoltre troviamo il racconto più
completo e dettagliato della nascita di Gesù,
a partire dall’Annunciazione e la Visitazione, e perciò, oltre che per
il ruolo attribuitole da Luca ed emergente rispetto a quanto riportato
dagli altri evangelisti, antichi commentatori hanno dedotto che Luca dovesse aver ottenuto molte informazioni da Maria stessa.
Questa conclusione non è altro che una pia supposizione, perché è più
probabile che egli riprenda semplicemente una tradizione orale
precedente, come quelle a cui si riferisce nel prologo, ma è possibile
che essa sia nata proprio dal gruppo di donne che accompagnavano Gesù e a
cui Luca attribuisce una certa importanza nel suo racconto (cfr. 8,
1-3).
Luca presenta sempre gli avvenimenti e gli insegnamenti di Gesù in modo originale. È preoccupato, per esempio, di allontanare dalle autorità romane la responsabilità della crocifissione di Gesù (probabilmente
perché uno degli scopi del suo Vangelo era quello di convincerle a
riconoscere il cristianesimo come religione ufficiale dell’impero); in altri brani sottolinea la bontà e sensibilità di Gesù, come nella parabola del figliol prodigo (15, 11-32) e nelle parole di Gesù alle donne di Gerusalemme (23, 27-31); mette in evidenza la misericordia di Cristo verso i peccatori e la sua preoccupazione per gli ultimi della società, come si vede nella parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro (16, 19-31), nei racconti della peccatrice (7, 36-50) e di Zaccheo (19, 1-10), e nella promessa fatta al buon ladrone (23, 39-43).
Altra caratteristica peculiare di Luca è il ruolo attribuito allo Spirito Santo. Questi è strumento dell’Incarnazione (1, 35, e anche 2, 25-27), guida la vita di Gesù (4, 1. 14. 18; 10, 21) e guiderà i discepoli nella vita cristiana (11, 13; 12, 12); negli Atti troviamo poi il resoconto completo della discesa dello Spirito a Pentecoste e dei mirabili effetti sugli apostoli (At 2). È importante questa continuità: lo Spirito guiderà la Chiesa come aveva già guidato Gesù, perché la Chiesa rappresenta la continuazione della vita terrena di Gesù e del suo ministero, e come è in rilievo l’importanza della preghiera nella vita di Gesù (v. 3, 21; 5, 16; 6, 12; 9, 18; 22, 39-46), così, parallelamente, deve esserlo in quella dei cristiani (11, 1-9; 18, 1-8).
Un altro aspetto messo in risalto solo da Luca, o comunque sottolineato da lui più che dagli altri evangelisti, è il ruolo o la presenza delle figure femminili negli eventi descritti: l’evangelista ci mostra la visita a Elisabetta (1, 5-66); la vedova di Nain (7, 11-17); la peccatrice (7, 37-50); Maria Maddalena e molte altre (8, 1-3); le donne nella folla che benedicono la madre di Gesù (11, 27); le donne di Gerusalemme (23, 27-31); e soprattutto sottolinea la grandezza di Maria, a partire da tutto il racconto della natività fino agli Atti, dove mostra la madre di Dio in mezzo alla primitiva comunità orante (1, 14).
Alla fine del Vangelo, Luca ci dice che Gesù, immediatamente prima dell’Ascensione,
spiegò agli apostoli che il suo messaggio di conversione doveva essere portato a tutte le nazioni (cfr 24, 47); è questo il tema sviluppato negli Atti, dove Luca ripete in continuazione che la salvezza si può ottenere solo in Cristo «perché non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (4, 12). Questo annuncio fondamentale esige una risposta da coloro che lo ascoltano: all’annuncio di Gesù crocifisso, risorto e Signore glorificato, l’aspirante discepolo deve rispondere con la fede, il pentimento, la conversione e il battesimo, e mostrare la verità della sua adesione in una vita simile a quella di Cristo: bisogna dunque seguire Gesù, nostra Via, dandogli testimonianza in ogni cosa si faccia e nella preghiera, e avendo un atteggiamento distaccato verso i beni materiali (Luca è il più radicale nel chiedere la rinuncia alle ricchezze) come pure verso i legami famigliari.
La comunione di beni e di vita che Luca descrive negli Atti (4,
32-35) è la perfetta risposta dei primi discepoli al riguardo (e assume
anche il peso di una testimonianza diretta, se Luca, come pare, proveniva da famiglia benestante).spiegò agli apostoli che il suo messaggio di conversione doveva essere portato a tutte le nazioni (cfr 24, 47); è questo il tema sviluppato negli Atti, dove Luca ripete in continuazione che la salvezza si può ottenere solo in Cristo «perché non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (4, 12). Questo annuncio fondamentale esige una risposta da coloro che lo ascoltano: all’annuncio di Gesù crocifisso, risorto e Signore glorificato, l’aspirante discepolo deve rispondere con la fede, il pentimento, la conversione e il battesimo, e mostrare la verità della sua adesione in una vita simile a quella di Cristo: bisogna dunque seguire Gesù, nostra Via, dandogli testimonianza in ogni cosa si faccia e nella preghiera, e avendo un atteggiamento distaccato verso i beni materiali (Luca è il più radicale nel chiedere la rinuncia alle ricchezze) come pure verso i legami famigliari.
Negli Atti Luca mostra anche l’origine divina del cristianesimo, sottolineando i miracoli avvenuti in seguito all’effusione dello Spirito il giorno di Pentecoste (2, 1-12; 2, 43), l’armonia che caratterizzava la vita dei primi cristiani (2, 44-47), la stupefacente diffusione del Vangelo, e il particolare sostegno divino dato a Pietro e Paolo (ce. 12 e 16). Come già nel suo primo lavoro. Luca si sforza di mostrare anche in tutti gli Atti che il Vangelo è rivolto a ogni uomo della terra e dal suo racconto emerge la grande svolta che questa universalità impresse nella prima comunità
Una parte degli Atti assomiglia a un diario tenuto da Luca nei viaggi in cui accompagnò Paolo (v. l’inizio dei brani in prima persona – pericopi «noi» – a 16, 10) e in questi capitoli egli si mostra attento osservatore e illustratore di luoghi e avvenimenti. Il suo racconto termina però in modo alquanto brusco, rimanendo sospeso proprio quando Paolo è agli arresti domiciliari a Roma per due anni, in attesa della sentenza finale; si può solo tentare di supporre il motivo per cui Luca non completi la storia con la finale preannunciata, cioè con la morte di Paolo, e alcuni suggeriscono che abbia scritto questo libro proprio in quel preciso momento, indirizzandolo ai romani per spiegare la nuova religione a motivo della quale Paolo era imprigionato e per difenderlo quando fosse giunto al processo. Se le cose stessero così. Luca avrebbe scritto la sua opera negli anni sessanta del I secolo, ma la maggior parte degli studiosi moderni propende per una datazione posteriore, tra il 70 e l’85, e pertanto la natura “incompleta” degli Atti rimane aperta a molte supposizioni.
Luca è il santo protettore della professione medica e patrono dei pittori, soprattutto dei ritrattisti (secondo un’antica tradizione, che risale al VI secolo, egli stesso fece un ritratto o icona della Vergine Mariae in seguito gli furono attribuiti vari altri dipinti). Un’estensione del suo patrocinio ha fatto sì che venisse considerato protettore degli artigiani in genere, e dei fabbricatori di pizzi in particolare. Inoltre, vista la cura dei particolari nei suoi scritti, è diventato il protettore dei notai, e a causa del vitello, che è il suo simbolo come evangelista (forse a causa del sacrificio di Zaccaria nel tempio, che apre il suo Vangelo), è considerato patrono dei macellai.
Nell’arte iconografica Luca appare solitamente nell’atto di scrivere i libri sacri, accompagnato dal simbolo di un giovane bue (o toro) alato. Una tradizione fiamminga posteriore lo ritrae invece mentre dipinge la Vergine, e lo stesso tema è anche in un quadro attribuito a Raffaello. La sua festa è celebrata in tutta la Chiesa fin da tempi antichissimi; le sue presunte reliquie sono venerate a Costantinopoli, dove l’imperatore Costanzo II , morto nel 361, le fece traslare da Tebe in Beozia.
È PATRONO: – di pittori, artigiani, artisti, ricamatori di pizzi, rilegatoti di libri, medici, notai, macellai
Fonte: Il primo dizionario dei santi di Alban Butler
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