francescano (ca. 1369-1447) 25 ottobre
Qui condusse una vita tanto edificante quanto famigerata era stata quella precedente e, pur rimanendo un fratello laico, divenne maestro dei novizi. Insistette molto con coloro che gli venivano affidati perchè seguissero la Regola francescana nel modo più fedele e letterale possibile e fu esemplare lui stesso per penitenza e austerità. Nel 1414 un certo frate Giovanni, dovendosi recare a Napoli per diffondere la riforma osservante nei conventi francescani del posto, prese con sé Tommaso come assistente. Egli trascorse in quella città sei anni, operando con la predicazione e l’esempio per portare a compimento la riforma e sostenuto nei propri sforzi da molti miracoli.Originario di Firenze, Tommaso Bellacci condusse in gioventù una vita talmente sregolata e dissipata, che quando, persuaso da un amico a cambiare i propri costumi, cercò di entrare in qualche ordine religioso, trovò resistenze a essere accolto. Inizialmente fu ammesso in una confraternita laica, poi divenne fratello laico nel convento dei frati osservanti di Fiesole, appena fuori città.
Quando ormai la sua fama era diffusa in tutta Italia, papa Martino V gli chiese di fare ritorno in Toscana a collaborare con il B. Antonio di Stroncone (7 feb.) nella predicazione contro i Fraticelli, branca dell’Ordine francescano condannata come eretica per le sue radicali opinioni sulla povertà; in questo periodo Tommaso fondò molte nuove case, sulle quali S. Bernardino (20 mag.), ministro generale degli osservanti, gli conferì piena autorità;
pose quindi la propria sede a Scarlino e diede anche inizio all’usanza
conventuale di recarsi in processione, dopo l’Ufficio notturno, in un
bosco vicino, dove ciascuno aveva un semplice rifugio di frasche nel
quale rimaneva un certo tempo in preghiera personale.
Il concilio di Firenze del 1439 portò a una riunificazione di breve
durata tra le Chiese di Oriente e di Occidente; p. Alberto di Sarzana fu
inviato come legato papale presso i siro-giacobiti e di nuovo Tommaso, anche se già settantenne, fu scelto come assistente. Alberto affidò a lui e ad altri tre frati l’incarico di recarsi in Etiopia, ma, lungo il tragitto, essi furono catturati dai turchi e malmenati. Tommaso volse ora la predicazione ai suoi carcerieri e si salvò dalla morte solo grazie all’intervento di papa Eugenio IV, che pagò ai turchi un riscatto per il rilascio della delegazione; dispiaciuto di essere stato privato del martirio, partì per Roma per chiedere il permesso di ritornare in mezzo ai turchi ad annunciare il Vangelo.Ammalatosi invece a Rieti, morì il 31 ottobre 1447 e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco, dove le sue reliquie sono tuttora venerate. Molti prodigi si sono verificati sulla sua tomba.
Sorse presto un movimento che voleva Tommaso canonizzato insieme a S. Bernardino, la cui causa era allora all’esame. Dal momento però che questo avrebbe ritardato la canonizzazione del grande riformatore, si decise di rimandare quella di Tommaso finché la prima non fosse stata ultimata. Si dice che S. Giovanni da Capestrano (23 ott.), recatosi sulla tomba di Tommaso, gli ordinò di smettere, per obbedienza, di compiere miracoli, finché il maestro non fosse stato dichiarato santo e che i prodigi siano cessati per tre anni. Non si è più proceduto, tuttavia, con la causa di Tommaso, ma il suo culto come beato è stato approvato nel 1771.
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler
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