domenica 15 settembre 2013

Maria SS. degli Afflitti di San Procopio

3° domenica di settembre
procopioBen tre particolarissimi miracoli avvolgono questa misteriosa quanto suggestiva statua della Madonna addolorata. Un sogno particolarissimo avvallato da formiche operaie fecero iniziare il santuario, una statua che rende la vista ad una cieca nata e un olio che non si consuma mai arde notte e giorno a San Procopio.
Ai primordi del Medio evo, il priore della confraternita, tal Giuseppe Marafioti, ordinò ad uno scultore di Gerace, un certo Fausto Condì la commissione della statua di Maria SS. Degli Afflitti, raccomandandogli ripetutamente di dare al volto un’espressione soffusa di accorato dolore. L’artista accettò l’impegno e si mise all’opera. Con suo disappunto, però, dovette constatare che per quanti sforzi aveva fatto non riusciva a ritrarre la sembianza della Vergine velata di tristezza. E ciò lo rammaricava molto. Proprio in quei giorni però la famiglia dell’artista fu colpita da un grave lutto: suo fratello veniva ucciso a coltellate in una rissa tra paesani. La madre dello scultore in preda al dolore senza versare lacrima alcuna strinse fortemente al seno il figlio trucidato. Era spettatore di simile scena Fausto Condì. Furano quegli spasimi indicibili fu proprio il ricordo del volto della mamma sua pieno dell’angoscia più profonda dello scultore pochi giorni dopo impresse alla statua della Madonna degli Afflitti che si venera a San Procopio (RC).

Video

http://www.youtube.com/watch?v=pwYA4DmfCYU
Maria SS. degli Afflitti di San Procopio2Tanti racconti popolari si narrano intorno all’immagine di Maria SS. degli Afflitti, si racconta, che alla fine dell’opera della sacra effigie della Madonna, ella si rivolge allo scultore dicendo in dialetto locale: “‘a undi mi vidisti, cca tanta affritta, mi facisti!” L’artista replicò così: “se tava viditu, jiu’b affritta tava facitu“. L’autore dell’opera, per la forte emozione, morì. Infatti chiunque vede per la prima volta il sacro simulacro, quasi spontaneamente, esclama: “Che bella stà Madonna!” a suggello della propria bellezza.
L’eco fu cosi strepitoso che giunse in un baleno in questo paese ed il priore Marafioti, ordinò che tutta la confraternita si recasse a piedi a Gerace a prelevare la statua che doveva essere trasportata a spalla. Alla confraternita si aggiunsero altri fedeli volenterosi.
Dopo un lungo, estenuante cammino attraverso sentieri impervi e fiumare in piena Maria SS. Degli Afflitti, fece il suo ingresso trionfale in San Procopio tra grida di osanna di un popolo in festa. Straordinariamente miracolata fu una ragazza di Melicuccà, cieca nata tal Vicenzina Francica che ebbe la vista, essendole comparsa Maria Addolorata, mentre faceva ritorno al suo paese, dopo che il medico curante, che era di San Procopio, le aveva assicurato che non c’era nulla per i suoi occhi.
Il luogo dove erge il santuario dedicato alla Madonna Addolorata, più comunemente chiamata chiesa degli Afflitti, si chiama “Libbrescia” perché ne era proprietario un uomo dal cuore magnanimo e pieno di fede: un tal Francesco Brescia. Quest’ apostolo della carità e della Santa Madre Chiesa amava rasserenarsi nello spirito salendo spesso nel piccolo colle dove dinnanzi ad una natura ricca di bellezze soleva elevare la sua anima al cielo sussurrando dolci preghiere a Dio Creatore e alla Santa Madre Celeste. Le orazioni scaturite dal suo spirito anelante di amore e di perdono sovente gli facevano bagnare le gote di calde lacrime per la commozione invadeva tutto il suo essere. Una notte di campo fioritoestate, quando l’arco del cielo era picchiettato di mille stelle e l’argentea luna compiva la danza dei mondi, Francesco Brescia, con gli occhi incantati da quella visione arcana, ristette nella campagna dove era quiete e pace. Si appoggiò un sentiero e presto il sonno s’impadronì delle sue membra. Sognò prima campi fioriti di rose emananti delicati profumi, poi gli parve di ascoltare in lontananza un concerto festoso di campane che si perdeva nella valle ferace e sterminata, infine inondata di una luce rutilante di oro, gli apparve una bellissima signora, la quale ammantata di nero e col viso smilzo e sconvolto da un gran dolore cosi sovente, gli parlò:
“Nel posto in cui lunghe teorie di pazienti formiche tracceranno un disegno, là, mi dovrai innalzare un santuario. Io sono la Madonna Consolatrice degli Afflitti”

La canzone

http://www.youtube.com/watch?v=G15sINyN3p4
Il pio Francesco ebbe un sussulto, scosso tremò, si svegliò come inebetito. Era l’alba di tanti secoli addietro. Corse in paese e raccontò a tutti quel sogno indimenticabile, le operaie formiche disegnarono il tracciato del santuario e a breve come d’incanto si costruì, tutto il popolo cittadino vi partecipò con grande fede e devozione alla santa Madre Celeste.
Maria SS. degli Afflitti di San Procopio3La rievocazione del miracolo della lampada è un altro momento importante dei festeggiamenti, a termine della messa vigilare vengono elevati al cielo fino all’alba canti in onore della Vergine, a carattere dialettale. In Chiesa arde perennemente la lampada votiva, in ricordo della forte sudorazione avvenuta il 27/12/1908 avvistata dal sig. Galimi Rocco, che di corsa andò a chiamare alcune persone del luogo, così che anch’essi hanno potuto constatare lo strano avvenimento, fra di essi c’era anche il sig. Barillà Pasquale, persona molto stimata nel paese, era il preludio del sisma che la mattina seguente colpì il paese. L’anno seguente, in memoria di tale episodio, venne accesa la lampada votiva che a tutt’oggi ogni giorno arde in Chiesa, essa viene alimentata con olio d’oliva prodotto nelle campagne sanprocopiesi che i devoti offrono durante l’arco dell’anno alla Madonna in segno di devozione.
Alcune persone affermano di aver visto la Madonna girare intorno alla lampada in modo vorticoso, in verità oggi rimangono pochi testimoni di tali eventi, l’olio bolliva tergiversandosi sul pavimento della Chiesa, rimanendo sempre sullo stesso livello, senza mai consumarsi, i devoto lo asciugavano con pezze e batuffoli di cotone che poi venivano conservati, qualora un loro congiunto o gli stessi ne avvessero bisogno li facevano passare sulla parte del corpo da guarire per ottenere dalla Madonna la pronta guarigione.
Fonti: http://www.prolocorescaldina.it/articles.asp?id=38 ; https://www.facebook.com/photo.php?fbid=375882325821353&set=a.110302249046030.16658.100001987678566&type=1&theater

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