Giuseppe Desa, nacque a Copertino, a sud di Brindisi, il 17 giugno 1603; i suoi genitori, Felice Desa e Franceschina Panaca, erano poveri, e si trovavano a quel tempo in simili ristrettezze economiche che si dice la madre sia stata costretta a farlo nascere in una baracca perché suo padre, carpentiere, era stato obbligato a vendere la casa per pagare i debiti; dato questo sfortunato inizio, l’infanzia di Giuseppe non fu felice: alla morte del padre, quando era ancora bambino, sua madre, disperata, lo considerò come una seccatura e un peso.
VIDEO-BIOGRAFIA
Reportage del 25 Febbraio 2013 di Michele Mariano, girato presso il Santuario S.Maria della Grottella a Copertino. Nel video, la Storia del Santo dei Voli raccontata da Padre Giovanni Iasi su https://www.youtube.com/watch?v=t8fEZI93D6YSoffriva inoltre di una malattia indeterminata che lo costrinse lontano da scuola per circa tre anni, e nonostante una guarigione considerata miracolosa rimase letargico e assente, e la sua risposta a tutti i rimproveri era: «L’ho dimenticato». Possedeva anche un carattere impetuoso, che, oltre alla sua abitudine di andare in giro per il paese, senza meta e con la bocca aperta (di qui proviene il suo soprannome Boccaperta) non contribuì alla sua popolarità. Non si sa fino a che punto questo comportamento sia stato una reazione all’atteggiamento della madre, ma è possibile che abbia sofferto di una debole forma di epilessia, o vuoti di memoria, tuttavia, nonostante tutto, la fedeltà con cui compiva i suoi doveri religiosi fu esemplare.
Quando giunse il momento per lui di guadagnarsi da vivere, divenne apprendista di un calzolaio, ma sebbene lavorasse sodo, aveva la tendenza a essere distratto, e quest’impiego fu un fallimento. Decise piuttosto di mettere alla prova la sua vocazione alla vita religiosa e chiese di entrare prima nei francescani conventuali, che lo respinsero, e poi nei cappuccini, che lo accettarono il 15 agosto 1620 come fratello laico, ma dopo otto mesi furono costretti ad allontanarlo perché sembrava incapace di svolgere i semplici lavori quotidiani su cui contava la congregazione. Lasciava cadere pile di piatti sul pavimento del refettorio, dimenticava di fare quello che gli chiedevano, e non riusciva ad accendere e ad alimentare il fuoco nel refettorio, così quando un suo zio ricco rifiutò di aiutarlo, ritornò a casa disperato.
La madre, per niente contenta di vederlo, chiese aiuto al fratello, un francescano conventuale, e Giuseppe fu accettato come servitore dai frati di Grottella, che gli diedero l’abito di terziario francescano e lo mandarono a lavorare nelle stalle. Giuseppe, forse perché era più felice e aveva trovato qualcuno che aveva fiducia in lui, cominciò a cambiare: compiva i suoi doveri con più efficacia, e cominciò a emergere il lato più gentile e brillante della sua personalità, che unitamente alla notevole devozione per lo spirito e la penitenza, gli fecero conquistare un tale rispetto all’interno della congregazione che nel 1625 fu accettato come novizio e allo stesso tempo cominciò a prepararsi al sacerdozio.
FILM DI SAN GIOVANNI DA CAPERTINO
“Cronache di un Convento” è un film del 1962 la visione non è ottimale, ma di certo commovente:1a Parte: http://www.youtube.com/watch?v=BnMFEMNlnLU
2a parte: http://www.youtube.com/watch?v=Okyu20f67vg
3a Parte: http://www.youtube.com/watch?v=nN3kIC_Uxb0
“C’era una volta” è un film ben più recente con Sofia Loren e unisce la favola alla straordinarietà di Giovanni:
https://www.youtube.com/watch?v=0hq0V2eriVs&list=PL3C6587A3575464CA
L’unico suo problema era la mancanza completa di predisposizione allo studio, che rese difficile l’aspetto accademico della sua istruzione, tuttavia riuscì a imparare a leggere il messale e il Breviario, e la fortuna fu dalla sua parte. Durante l’esame per il diaconato gli fu chiesto di spiegare l’unico testo («Benedetto è il ventre che ti ha generato») su cui ebbe qualcosa da dire, e quando giunse al sacerdozio, i primi candidati furono così bravi che gli esaminatori fecero passare tutti gli altri, lui compreso, perciò nel 1628 fu ordinato sacerdote.
Per quanto sia stato capace di controllarsi, trascorse i successivi trentacinque anni servendo la congregazione come possibile, e dedicandosi alla preghiera, oltre a infliggersi privazioni estreme. Non riusciva a controllare i fenomeni soprannaturali insoliti e talvolta spettacolari, come la levitazione, di cui fece esperienza, e che sembra avessero inizio il 4 ottobre 1630, e di conseguenza intensificò i digiuni e le penitenze. Era straordinariamente sensibile quando si nominava Dio o i misteri della religione, ed entrava subito in uno stato d’estasi: era come se l’estrema astrazione provata nella sua infanzia avesse ora un centro. Talvolta quando non si accorgeva di tutto ciò che accadeva intorno a lui, i suoi confratelli tentavano di riportarlo alla realtà toccandolo o punzecchiandolo; di solito, in ogni caso, era la voce del superiore a farlo tornare in sé, dopo di che si scusava per il suo «attacco di vertigini».
L’aspetto più notevole era costituito dalle sue levitazioni (si alzava da terra e fluttuava nell’aria, senza apparente causa fisica), che ammontarono a settanta, nel corso dei diciassette anni trascorsi a Grottella, la maggior parte confermata da osservatori indipendenti e attendibili. Una delle più famose levitazioni avvenne nel 1645, ad Assisi, dove Giuseppe viveva in quel periodo: l’ambasciatore spagnolo presso la corte papale, che stava passando di lì, incontrò privatamente Giuseppe, e dopo riferì di avere appena incontrato «un altro S. Francesco » a sua moglie, che desiderò incontrario, così il padre guardiano disse a Giuseppe di scendere in chiesa dove avrebbe potuto vederla. Giuseppe obbedì, ma appena entrato in chiesa la sua attenzione fu catturata da una statua della Madonna in alto sopra l’altare, e fu improvvisamente sollevato in aria fino ai piedi della statua. Dopo aver pregato per un istante, emise il «suo solito grido acuto» e fu trasportato indietro alla porta della chiesa. A quel punto tornò nella cella, lasciando l’ambasciatore, la moglie e il loro numeroso seguito «senza parole dallo stupore».
E fu così anche in seguito: il 21 ottobre 1638 Giuseppe fu portato davanti all’inquisizione napoletana, che il 28 novembre assistette a una delle levitazioni e lo accusò di «attirare le folle come un nuovo Messia con prodigi compiuti agli occhi degli ignoranti, pronti a credere a tutto».
Il rapporto fu inviato al Santo Ufficio, che discusse la questione con papa Urbano VIII (1623-1644), il quale sciolse Giuseppe dall’accusa di fingere di essere santo o di approfittarsi della credulità del popolo, ma i superiori di Giuseppe, che consideravano seccanti e sconvenienti questi fenomeni e l’attenzione che attiravano, decisero di fare qualcosa di radicale: oltre ad avergli già negato il permesso di celebrare la Messa Ln pubblico, partecipare all’Ufficio divino o ai pasti comunitari, o alle processioni, e altre funzioni pubbliche, lo costrinsero a lasciare la sua amata Grottella, trasferendolo nel convento di Assisi, sotto osservazione, dove trascorse tredici anni infelici.
Il popolo lo cercava per avere il suo consiglio, e tra loro vi furono l’infanta Maria di Savoia, un amico d’infanzia, Johann Friedrich di Sassonia, un luterano che fu convertito da Giuseppe, e il principe Giovanni Casimiro Vasa, futuro re di Polonia, che però desiderava diventare gesuita.
La reale o apparente incapacità dei suoi superiori a comprenderlo, la loro severità, unita a un’aridità spirituale che lo faceva sentire abbandonato anche da Dio, lo portarono presto alla depressione. Fortunatamente il ministro generale fu messo a conoscenza di questo fatto, e lo chiamò a Roma, dove Giuseppe riacquistò il senso della stretta comunione con Dio.
Il 19 luglio 1653, tuttavia, l’Inquisizione di Perugia cominciò a interessarsi del caso e,per ragioni oscure, decisero di allontanarlo dal loro ordine e farlo entrare nei cappuccini, dove visse per i successivi tre o quattro anni come un vero recluso, prima in un convento isolato a Pietrarossa e poi a Fossombrone. Inoltre non gli fu permesso di celebrare e partecipare alla Messa, o di comunicare con nessuno, eccetto che con i frati.
Nel 1655 questi ultimi chiesero che fosse rimandato ad Assisi, ma non si prese una decisione prima di due anni (papa Alessandro VII affermò che un S. Francesco d’Assisi era abbastanza). Infine, il 12 giugno 1656, gli fu concesso di lasciare i cappuccini e andare a vivere nella Congregazione dei conventuali a Osimo, dove anche qui i suoi rapporti con gli altri, compresi i frati, erano molto limitati.
Alla sua morte a Osimo, il 18 settembre 1663, sebbene la reazione ufficiale fosse abbastanza riservata, nacque immediatamente un culto, e si disse che erano avvenuti dei miracoli sulla sua tomba. All’inizio della causa di canonizzazione, Prospero Lambertini, futuro papa Benedetto XIV, una delle massime autorità di allora e di ogni tempo nel campo delle testimonianze e procedere inerenti alle cause di questo tipo, fu scelto come promotor fidei (“avvocato del diavolo”) e tuttavia, dopo aver esaminato minuziosamente le prove e posto numerose domande e interrogativi, sembra sia stato soddisfatto della straordinaria umiltà, bontà e pazienza a fondamento della genuina santità di Giuseppe, tanto da pubblicare, in veste di papa, il decreto di beatificazione, il 24 febbraio 1753. Nel suo trattato De servorum Dei beatificatione, cita specificamente il caso, e «i testimoni oculari d’assoluta integrità» che prestarono testimonianza. Giuseppe fu canonizzato il 16 luglio 1767.
E’ INVOCATO: - come protettore di aviatori, astronauti, esaminandi e studenti
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler
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