giovedì 5 settembre 2013

Beata Madre Teresa di Calcutta


Gonxha (Agnese) Bojaxhiu, la futura Madre Teresa, è nata il 26 agosto 1910 a Skopje (ex Jugoslavia).
Fin da piccola riceve un’educazione fortemente cattolica dato che la sua famiglia, di cittadinanza albanese, era profondamente legata alla religione cristiana.
Già verso il 1928, Gonxha sente di essere attratta verso la vita religiosa, cosa che in seguito attribuirà ad una “grazia” fattale dalla Madonna. Presa dunque la fatidica decisione, è accolta a Dublino dalle Suore di Nostra Signora di Loreto, la cui Regola si ispira al tipo di spiritualità indicato negli “Esercizi spirituali” di Sant’Ignazio di Loyola. Ed è proprio grazie alle meditazioni sviluppate sulle pagine del santo spagnolo che Madre Teresa matura il sentimento di voler «aiutare tutti gli uomini».Gonxha è attirata dunque irresistibilmente dalle missioni. La Superiora la manda quindi in India, a Darjeeling, città situata ai piedi dell’Himalaia, dove, il 24 maggio 1929, ha inizio il suo noviziato. Dato che l’insegnamento è la vocazione principale delle Suore di Loreto, lei stessa intraprende questa attività, in particolare seguendo le bambine povere del posto. Parallelamente porta avanti i suoi studi personali per poter ottenere il diploma di professoressa.Il 25 maggio 1931, pronuncia i voti religiosi e assume da quel momento il nome di Suor Teresa, in onore di Santa Teresa di Lisieux. Per terminare gli studi, viene mandata, nel 1935, presso l’Istituto di Calcutta, capitale sovrappopolata ed insalubre del Bengala. Ivi, essa si trova confrontata di colpo con la realtà della miseria più nera, ad un livello tale che la lascia sconvolta. Di fatto tutta una popolazione nasce, vive e muore sui marciapiedi; il loro tetto, se va bene, è costituito dal sedile di una panchina, dall’angolo di un portone, da un carretto abbandonato. Altri invece hanno solo alcuni giornali o cartoni… La media dei bambini muore appena nata, i loro cadaveri gettati in una pattumiera o in un canale di scolo.
Madre Teresa rimane inorridita quando scopre che ogni mattina, i resti di quelle creature vengono raccolte insieme con i mucchi di spazzatura…Stando alle cronache, il 10 settembre 1946, mentre sta pregando, Suor Teresa percepisce distintamente un invito di Dio a lasciare il convento di Loreto per consacrarsi al servizio dei poveri, a condividere le loro sofferenze vivendo in mezzo a loro. Si confida con la Superiora, che la fa aspettare, per mettere alla prova la sua ubbidienza. In capo ad un anno, la Santa Sedela autorizza a vivere fuori della clausura. Il 16 agosto 1947, a trentasette anni, Suor Teresa indossa per la prima volta un “sari” (veste tradizionale delle donne indiane) bianco di un cotonato grezzo, ornato con un bordino azzurro, i colori della Vergine Maria. Sulla spalla, un piccolo crocifisso nero. Quando va e viene, porta con sé una valigetta contenente le sue cose personali indispensabili, ma non denaro. Madre Teresa non ha mai chiesto denaro né ne ha mai avuto. Eppure le sue opere e fondazioni hanno richiesto spese notevolissime! Lei attribuiva questo “miracolo” all’opera della Provvidenza…A decorrere dal 1949, sempre più numerose sono le giovani che vanno a condividere la vita di Madre Teresa. Quest’ultima, però, le mette a lungo alla prova, prima di riceverle. Nell’autunno del 1950, Papa Pio XIIautorizza ufficialmente la nuova istituzione, denominata “Congregazione delle Missionarie della Carità”.Durante l’inverno del 1952, un giorno in cui va cercando poveri, trova una donna che agonizza per la strada, troppo debole per lottare contro i topi che le rodono le dita dei piedi. La porta all’ospedale più vicino, dove, dopo molte difficoltà, la moribonda viene accettata. A Suor Teresa viene allora l’idea di chiedere all’amministrazione comunale l’attribuzione di un locale per accogliervi gli agonizzanti abbandonati. Una casa che serviva un tempo da asilo ai pellegrini del tempio indù di “Kalì la nera”, ed ora utilizzata da vagabondi e trafficanti di ogni sorta, è messa a sua disposizione. Suor Teresa la accetta. Molti anni più tardi, dirà, a proposito delle migliaia di moribondi che sono passati da quella Casa: “Muoiono tanto mirabilmente con Dio! Non abbiamo incontrato, finora, nessuno che rifiutasse di chiedere “perdono a Dio”, che rifiutasse di dire: “Dio mio, ti amo”.Due anni dopo, Madre Teresa crea il “Centro di speranza e di vita” per accogliervi i bambini abbandonati. In realtà, quelli che vengono portati lì, avvolti in stracci o addirittura in pezzi di carta, non hanno che poca speranza di vivere. Ricevono allora semplicemente il battesimo per poter essere accolti, secondo la dottrina cattolica, fra le anime del Paradiso. Molti di quelli che riescono a riaversi, saranno adottati da famiglie di tutti i paesi. “Un bambino abbandonato che avevamo raccolto, fu affidato ad una famiglia molto ricca – racconta Madre Teresa – una famiglia dell’alta società, che voleva adottare un ragazzino. Qualche mese dopo, sento dire che quel bambino è stato molto malato e che rimarrà paralizzato. Vado a trovare la famiglia e propongo: “Ridatemi il bambino: lo sostituirò con un altro in buona salute. ? Preferirei che mi ammazzassero, piuttosto che esser separato da questo bambino!” risponde il padre guardandomi, con il volto tutto triste”. Madre Teresa nota: “Quel che manca di più ai poveri, è il fatto di sentirsi utili, di sentirsi amati. È l’esser messi da parte che impone loro la povertà, che li ferisce. Per tutte le specie di malattie, vi sono medicine, cure, ma quando si è indesiderabili, se non vi sono mani pietose e cuori amorosi, allora non c’è speranza di vera guarigione”.Madre Teresa è animata, in tutte le sue azioni, dall’amore di Cristo, dalla volontà di «fare qualcosa di bello per Dio», al servizio della Chiesa. “Essere cattolica ha per me un’importanza totale, assoluta – dice – Siamo a completa disposizione della Chiesa. Professiamo un grande amore, profondo e personale, per il Santo Padre… Dobbiamo attestare la verità del Vangelo, proclamando la parola di Dio senza timore, apertamente, chiaramente, secondo quanto insegna la Chiesa“.”Il lavoro che realizziamo è, per noi, soltanto un mezzo per concretizzare il nostro amore di Cristo… Siamo dedite al servizio dei più poveri dei poveri, vale a dire di Cristo, di cui i poveri sono l’immagine dolorosa… Gesù nell’eucaristia e Gesù nei poveri, sotto le specie del pane e sotto le specie del povero, ecco quel che fa di noi delle Contemplative nel cuore del mondo“.Nel corso degli anni 60, l’opera di Madre Teresa si estende a quasi tutte le diocesi dell’India. Nel 1965, delle Religiose se ne vanno nel Venezuela. Nel marzo del 1968, Paolo VI chiede a Madre Teresa di aprire una casa a Roma. Dopo aver visitato i sobborghi della città ed aver constatato che la miseria materiale e morale esiste anche nei paesi “sviluppati”, essa accetta. Nello stesso tempo, le Suore operano nel Bangladesh, paese devastato da un’orribile guerra civile. Numerose donne sono state stuprate da soldati: si consiglia a quelle che sono incinte, di abortire. Madre Teresa dichiara allora al governo che lei e le sue Suore adotteranno i bambini, ma che non bisogna, a nessun costo, “che a quelle donne, che avevano soltanto subito la violenza, si facesse poi commettere una trasgressione che sarebbe rimasta impressa in esse per tutta la vita”. Madre Teresa ha infatti sempre lottato con una grande energia contro qualsiasi forma di aborto. Nel 1979 le viene assegnato il riconoscimento più prestigioso: il Premio Nobel per la Pace. Tra le motivazioni è indicato il suo impegno per i più poveri, tra i poveri, e il suo rispetto per il valore e la dignità di ogni singola persona. Madre Teresa nell’occasione rifiuta il convenzionale banchetto cerimoniale per i vincitori, e chiede che i 6.000 dollari del premio vengano destinati ai bisognosi di Calcutta, che con tale somma possono ottenere aiuti per un anno intero.
Negli anni ’80, l’Ordine fonda, in media, quindici nuove case all’anno. A partire dal 1986, si insedia nei paesi comunisti, fino allora vietati ai missionari: l’Etiopia, lo Yemen Meridionale, l’URSS, l’Albania, la Cina.
Nel marzo del 1967, l’opera di Madre Teresa si è arricchita di un ramo maschile: la “Congregazione dei Frati Missionari”. E, nel 1969, è nata la Fraternità dei collaboratori laici delle Missionarie della Carità.
Chiestole da più parti di dove le venisse la sua straordinaria forza morale, Madre Teresa ha spiegato: “Il mio segreto è infinitamente semplice. Prego. Attraverso la preghiera, divento una cosa sola nell’amore con Cristo. PregarLo, è amarLo“. Inoltre, Madre Tersa ha anche spiegato come l’amore sia indissolubilmente unito alla gioia: “La gioia è preghiera, perché loda Dio: l’uomo è creato per lodare. La gioia è la speranza di una felicità eterna. La gioia è una rete d’amore per catturare le anime. La vera santità consiste nel fare la volontà di Dio con il sorriso“.
Tante volte Madre Teresa, rispondendo a giovani che manifestavano il desiderio di andarla ad aiutare in India, ha risposto di rimanere nel loro paese, per esercitarvi la carità nei riguardi dei “poveri” del loro ambiente abituale. Ecco alcuni suoi suggerimenti: “In Francia, come a New York e dovunque, quanti esseri hanno fame di esser amati: è una povertà terribile, questa, senza paragone con la povertà degli Africani e degli Indiani… Non è tanto quanto si dà, ma è l’amore che mettiamo nel dare che conta… Pregate perché ciò cominci nella vostra propria famiglia. I bambini non hanno spesso nessuno che li accolga, quando tornano da scuola. Quando si ritrovano con i genitori, è per sedersi davanti alla televisione, e non scambiano parola. È una povertà molto profonda… Dovete lavorare per guadagnare la vita della vostra famiglia, ma abbiate anche il coraggio di dividere con qualcuno che non ha ? forse semplicemente un sorriso, un bicchier d’acqua -, di proporgli di sedersi per parlare qualche istante; scrivete magari soltanto una lettera ad un malato degente in ospedale…“.
Dopo varie degenze in ospedale, Madre Teresa si è spenta a Calcutta, il 5 settembre 1997, suscitando commozione in tutto il mondo.
Il 20 dicembre 2002 papa Giovanni Paolo II ha firmato un decreto che riconosce le virtù eroiche della “Santa dei Poveri”, iniziando di fatto il processo di beatificazione più rapido nella storia delle “cause” dei santi.
Nella settimana che celebrava i suoni 25 anni di pontificato, il 19 ottobre 2003, papa Giovanni Paolo IIha presieduto la beatificazione di madre Teresa davanti a un’emozionata folla di trecentomila fedeli.

“Dio ci ha creato per cose più grandi: amare ed essere amati”
Con questo motto si apriranno tutte le celebrazioni, in onore del centenario della nascita di Madre Teresa di Calcutta.

Ganxhe”bocciolo” questo il significato del suo nome di origini albanesi, sembrava volesse predire i suo futuro “sbocciare “della sua opera d’amore nel mondo.
Le sue immagini che hanno fatto il giro del mondo, erano quelle di una donna piccola e umile, sempre china sui bisognosi a curare le ferite e ad porgere una carezza. .
Non c’era guerra che la fermasse, religione o casta,dove c’era sofferenza , bisogno d’aiuto , lei era lì al loro capezzale, insieme al suo esercito di anime buone.
Tutta l’India l’amava, e ben presto tutto il mondo.
In prima linea contro l’aborto , cercava di convincere le madri a portare a termine la gravidanza, ed inseguito ad affidarle i bambini, perchè lei li accudisse.
Diceva «La malattia più grave non è la lebbra, né il cancro, è la solitudine, essere abbandonati e dimenticati da tutti.”…..ed aveva ragione perchè la solitudine, sapersi abbandonati a se stessi , provoca più dolore di qualsiasi ferita.
Questa è una sensazione che ho constatato io stessa, quando mi sono ritrovata in ospedale, vivendo personalmente in un contesto di sofferenza, ma che inaspettatamente , e nonostante i pensieri negativi, tale non è stata, perchè Dio , mi ha dato la grazia e la forza di viverla come un dono, fino a restare sveglia la notte a parlare e a dare speranza a chi aveva la morte nel cuore , vegliare su chi si addormentava e si dibatteva in un letto, incurante di una flebo “legata” al braccio. Spesso, sono bastati piccoli gesti di solidarietà, per vedere tornare la luce negli occhi, già colmi di sofferenza.
L’amore cura più di ogni altra medicina!
Lei nell’ammalato vedeva Gesù, curava e amava le persone , come se nel loro corpo e nei loro occhi sofferenti vedesse Lui. Osservava «La sofferenza è il segno che Dio ci ama, perché ci avvicina, ci unisce con Cristo, con la sua croce.
Quando vedo la gente soffrire tanto, penso che il Calvario è presente dappertutto, che la sofferenza di Cristo vive nella nostra gente.
Guardando Gesù crocifisso vediamo il suo capo inchinato per baciarci, le sue mani aperte per abbracciarci, il suo cuore aperto per trovare in lui il nostro rifugio…
lo non so cosa succederebbe in questo mondo, se non ci fosse la gente che soffre tanto. >>
Trovo bellissima questa descrizione, in un Cristo morente lei, ha saputo trovare,l’amore, l’offerta della vita di Gesù per noi, quel riscatto per salvare il mondo.
Gesù che nonostante la sua sofferenza, bacia e abbraccia l’uomo , lo stringe al suo cuore , così come ha fatto lei,che nonostante le sue precarie condizioni di salute, fino all’ultimo, si è chinata sugli uomini amorevolmente, alleviando le loro sofferenze.
Questi indubbiamente sono i miracoli della fede, la prova evidente che il Signore ascolta ogni nostra preghiera .
Le sue parole, danno spunto ad una riflessione “Quant’è preziosa la sofferenza a Dio,quant’è prezioso accoglierla con amore , accettarla con serenità, comprendendo che è un riscatto per il bene di tante anime, così come lo fu per Gesù”
Tra le tante onorificenze assegnate a Madre Teresa, ci fu il Premio Nobel per la Pace , ma lei,era schiva, non le piaceva comparire durante le manifestazioni,come raccontava, non meritava un premio per quello che era un gesto d’amore spontaneo, ma partecipava in queste occasioni e ne approfittava, solo per testimoniare quant’era grande l’amore di Dio ; si definiva “una piccola matita” nelle Sue mani e ancora in questi episodi si nota la sua umiltà , il suo donarsi tutta agli altri per amore del Signore.
Piccola, ma con un ’anima ed un cuore immenso ,che abbracciavano le membra di ogni sofferente.
L’immagine più bella, forse la più tenera che ho impressa nel cuore e viva nei ricordi, è quella insieme a
Giovanni Paolo II ,che egli stesso beatifico il 19 ottobre del 2003 ,e del quale era
diventata grande amica. La sua piccola figura curva , accanto a quella di un altro uomo, che ha accettato e offerto tutta la sua sofferenza a Dio, proclamando il suo TOTUS TUUS a Maria.
Anche loro, un esempio di vita trascorso a “passare per la porta stretta” nell’assoluta obbedienza al Signore.

Grazie Madre Teresa per la forte eredità che ci hai lasciato
per il cuore grande che ti ha fatto
condividere la povertà dei più poveri.
Insegnaci, Madre, a vivere nella Povertà,
perchè solo condividendola possiamo capire
e sostenere gli indigenti.
Insegnaci la “Diakonia della Compassione”,
del dolore condiviso;
insegnaci l’ascolto, l’attenzione,
l’accoglienza;
vedere Gesù Crocifisso nei Crocifissi
della storia
insegnaci cosa vuol dire veramente
essere disturbabili e disponibili all’Amore;
a vedere Gesù Crocifisso nei crocifissi
che bussano ogni giorno alla nostra porta.
Madre, povera con i poveri, per i poveri,
sei un meraviglioso esempio
di quel totale annullamento che
ti ha fatta diventare “Tutta Amore”…
Intercedi o Madre per la nostra Oasi,
per i nostri figli,
per quelli che ci sono ancora e
per quelli che sono stati con noi,
soprattutto per due di loro
che in questo momento sono in carcere.
Prega anche per quelli che verranno,
perchè sia l’Amore ad accoglierli e null’altro.
Affidiamo al tuo cuore “attento”
i dolori di tutti coloro che si rivolgono a noi
e ti consegnamo il futuro dell’Oasi…
parlane con don Bosco, ascoltate Maria mamma dell’Oasi,
poi offrite tutto a Gesù, che sa cosa fare…
Grazie di esserci e di esserci stata Madre Teresa
Sei con noi, una di noi.
Amen
(Dal Web)


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