vescovo [1745-1824] 25 settembre
Figlio di Giuseppe, farmacista, nacque a Civitavecchia l’1 gennaio 1745, fu un bambino felice e particolarmente vivace, oltre a possedere un forte sentimento religioso, che si rivelò precocemente, molto spronato dai genitori, che desideravano diventasse sacerdote diocesano. All’età di quindici anni, superando le loro obiezioni in merito alla sua troppo giovane età, ricevette la tonsura e gli ordini minori, poi entrò nel seminario a Montefiascone il 4 novembre 1762 ed era quasi giunto al momento della preordinazione, quando incontrò San Paolo della Croce (19 ott.), fondatore della Congregazione della Passione di Gesù Cristo.Vincenzo è collocato in questo giorno, anziché in quello della morte (1 gen.) per richiesta dei passionisti, che lo commemorano in questa data. Affascinato dalla personalità di San Paolo della Croce, fondatore dei passionisti pur deludendo le ambizioni dei genitori, diverrà passionista, vescovo e consulente di papa Leone XII.
VIDEO-STORIA
Dopo una dolorosa lotta per contrastare la delusione dei genitori, Vincenzo entrò nel noviziato passionista il 20 settembre 1768, a circa un anno dall’ordinazione, e dopo due anni di studi biblici e patristici, cominciò la carriera di predicatore, oltre a ottenere presto incarichi importanti come quello di professore di teologia all’interno della congregazione, e successivamente di provinciale (1781) e consulente (1784-1796).
Nel 1801, con molta riluttanza, fu nominato vescovo di
Macerata e Tolentino nel Marchesato d’Ancona. Per sette anni guidò la
sua diocesi in un programma di rinnovamento iniziato insieme ai
sacerdoti, che incoraggiò a celebrare la Messa giornalmente e a indossare abiti ecclesiastici.
Simbolicamente, costruì un nuovo seminario a Macerata con il denaro
ricavato dalla vendita di quello vecchio, e scelse i professori
personalmente, includendo anche uno o due laici, cosa insolita a quel
tempo.Tenne una conferenza la settimana ai seminaristi, e si assicurò
che, oltre al corso regolare di studi, ricevessero anche due lezioni la
settimana di canto gregoriano, con il risultato di un rinnovamento del fervore della diocesi,
genuino, basato sulla liturgia. Vincenzo incoraggiò i catechisti a
perseguire lo stesso fine, e la scuola di catechismo cattedrale offrì
corsi per adulti e per catechisti, oltre che per bambini, inoltre fondò una biblioteca perché il popolo potesse leggere.
Per aiutare i poveri comperava la canapa, dalla cui filatura
avrebbero potuto guadagnare una buona quantità di denaro, e offrì un
generoso supporto alla scuola di Tolentino e all’orfanotrofio Somaschi.
Questo periodo di pace terminò nel 1808 quando, come molti altri vescovi, rifiutò di pronunciare il giuramento di alleanza a Napoleone, e fu perciò espulso dalla
diocesi, recandosi prima a Novara, dove si fermò fino all’ottobre 1809,
e poi a Milano, dove, come ospite dei Barnabiti e successivamente del
marchese G.A. Zitta Modigniani, portò avanti l’amministrazione della sua diocesi il meglio possibile, per corrispondenza.
Al momento dell’abdicazione di Napoleone nell’aprile 1814, Vincenzo
ritornò a Macerata e fu accolto con gran gioia, ma quando Napoleone
scappò dall’Elba nel febbraio dell’anno seguente, i guai ricominciarono.Il generale Gioacchino Murat, re di Napoli dal 1808, desiderando proteggere la sua posizione contro gli austriaci, giunse con un esercito di trentamila uomini, dichiarando Macerata suo quartier generale, ma quando i soldati furono sconfitti dagli austriaci nella battaglia di Tolentino del 1815, avrebbero saccheggiato la città durante la ritirata, se non fosse stato per Vincenzo, che uscì personalmente a chiedere a Murat e agli austriaci, di risparmiarla.
I problemi, in ogni caso, non finirono nonostante la riconquista della pace: nei pochi anni successivi, Vincenzo dovette combattere contro un’epidemia di tifo, e la mancanza di generi alimentari che stava trasformandosi in carestia, e in entrambe le occasioni lavorò eroicamente per aiutare i bisognosi. Allo stesso momento, continuò a portare avanti le riforme nonostante i risentimenti e l’opposizione di alcuni gruppi (si dice che sia stato fatto almeno un attentato contro di lui a questo riguardo).
Alla morte di papa Pio VII, Vincenzo lasciò l’incarico che aveva presso la sua sede, e si recò a Roma in veste di consigliere speciale di papa Leone XII. Fu molto ricercato anche come guida spirituale: tra i suoi discepoli compaiono la ven. Luisa Maurizi e la Beata Anna Maria Taigi (9 giu). In questo periodo, tuttavia, aveva già esaurito le forze, a causa della fatica della vita pubblica e dell’austerità del suo stile di vita.
Secondo la predizione di Anna Maria Taigi, ricevette l’eucarestia per l’ultima volta il 31 dicembre 1823 e morì il giorno seguente, data del suo settantanovesimo compleanno. Fu sepolto nella basilica di SS. Giovanni e Paolo, mai resti furono portati da Roma a Macerata, di cui è patrono e protettore, il 12 novembre 1957.
La maggior parte delle sue opere è andata perduta, ma qualcuna è stata tramandata, inclusa una Vita di
S. Paolo della Croce. Esiste un ritratto anonimo di Vincenzo, dipinto
nel XIX secolo, nella collezione della basilica di SS. Giovanni e Paolo a
Roma. La forza del viso, con la sua fronte alta, il naso grande, e la bocca aperta, si concentra nell’intensità degli occhi. Vincenzo è stato beatificato il 26 aprile 1925 e canonizzato nel 1950.
FONTE: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler
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