lunedì 8 dicembre 2014

Beata Narcisa de Jesùs Martillo Moràn

Equador (1837-1869) 8 dicembre
Pensava che la via verso la santità passasse attraverso la consapevolezza delle sofferenze della croce e cercò di crocifiggersi con la povertà e l’umiltà. Giovanni Paolo II mise in luce la sua intima unione con Dio e la portò come esempio per le lavoratrici dell’America latina.  
Narcisa de Jesus nacque il 29 ottobre 1832, giorno di San Narciso, a Nobol, piccolo borgo del cantone ecuadoriano di Daule in Ecuador, da una coppia di contadini ed il padre anche lattaio, Pedro Martillo Mosquera e Josefina Moran, che morirono entrambi quando era ancora piccola. Purtroppo nulla ci è stato tramandato circa i suoi primissimi anni di vita e neppure dagli archivi parrocchiali è possibile risalire alle date del suo battesimo e della prima Comunione. Dopo la sua nascita, dunque, la prima notizia certa su di lei è la data della cresima, ricevuta all’età di 7 anni il 16 settembre 1839. Sino all’adolescenza trascorse la sua vita in famiglia, dedicandosi ai lavori domestici. Appreso il mestiere di sarta, dall’età di 15 anni iniziò ad esercitarlo a casa propria e nelle famiglie del vicinato.

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Nel 1851, rimasta già orfana di entrambi i genitori si trasferì a Guayaquil, una grossa città costiera, dove trascorse più di quindici anni, guadagnandosi da vivere facendo l’operaia e dedicando la vita alla preghiera e all’assistenza dei vicini. Per non accollare tutte le spese alla famiglie di cui era ospite, si dedicò con impegno sempre crescente al suo lavoro di sarta. Si trovò spesso a dover cambiare abitazione, sempre spinta dal desiderio di una rinnovata indipendenza, volta a dedicarsi al meglio a pratiche di raccoglimento e di penitenza.
Le sue dimore predilette erano le soffitte ed i ripostigli: in tali luoghi poteva trovare il silenzio e la solitudine necessari per la preghiera e le torture corporali che offriva a Dio come sacrificio per la salvezza del genere umano. Arrivò anche al punto di farsi costruire una croce cosparsa di chiodi, alla quale ogni notte restava appesa con una corona di spine per ben quattro ore, dopodiché si coricava sulla nuda terra per un breve riposo, magari anche su alcuni pungiglioni metallici. Risvegliatasi riprendeva la preghiera per altre otto ore, durante le quali il suo unico nutrimento era costituito da tre pani ed una brocca d’acqua.

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Dopo un lungo periodo trascorso con queste pratiche cruente, decise di consacrarsi a Dio mediante la verginità e la penitenza. L’amore verso Gesù Cristo era l’unica ragione che spingeva Narcisa a questa vita nascosta ed a questa sorta di martirio volontario. Ella desiderava giungere a configurarsi completamente a Colui che amava. Il suo modello era costituito da Santa Marianna di Gesù, offrendo il proprio olocausto a Dio in riscatto per i peccati del suo popolo. Parecchi testimoni oculari riscontrarono le frequenti estasi nelle quali cadeva Narcisa, che necessitavano di alcuni scossoni per farla tornare in sé. Nel 1865 Narcisa decise di accompagnare a Cuenca il suo direttore spirituale, gravemente malato. Rimase parecchio colpita quand’egli morì due anni dopo e declinò l’invito dal vescovo a rimanere in un convento di Carmelitane Scalze. Tornò dunque a Guayaquil, sentendosi chiamata ad una vita di pietà maggiormente inserita nel mondo.
Alcune testimoni riferirono su di lei che “era molto bella, alta e ben proporzionata; la sua chioma bionda, inanellata ed abbondante, attirava l’attenzione della gente. Era molto amata in paese”. “Come carattere era molto amabile ed in certi momenti dava sfogo alla sua allegria cantando, mentre una sua amica suonava la chitarra. Era molto caritatevole…”. Sin dalla giovanissima età amava cantare e suonare la chitarra, non partecipava alle feste in famiglia, ma si limitava ad aiutare nella preparazione e poi si dileguava per dedicarsi alle sue preghiere in posti solitari.Come il suo modello Santa Marianna di Gesù anch’ella desiderava offrire la propria vita in espiazione per la propria città..
Rincontrò così la sua amica Mercedes Molina, venerata oggi come beata, impegnata nella direzione di un orfanotrofio. Non esitò quindi ad aiutarla nella formazione cristiana dei bambini e nel confezionamento di indumenti. Le due abitavano insieme, così come insieme partecipavano quotidianamente alla Messa. In tutto ciò l’atteggiamento di Narcisa lasciava sempre trasparire l’attesa di nuove manifestazioni della volontà divina.
Si conservano purtroppo solamente pochissimi scritti a lei attribuiti. Nel 1868, su invito del francescano padre Pietro Gual che divenne suo direttore spirituale, Narcisa si trasferì a Lima, trovandovi ospitalità in un monastero di terziarie domenicane. Il cappellano divenne suo nuovo direttore spirituale, sino alla sua morte. Nonostante la sua fibra forte e robusta, nell’ultimo periodo della sua vita era evidente la sua crescente debolezza dovuta prevalentemente alle numerose penitenze corporali.
Ciò non portò comunque a distoglierla dai suoi propositi, ma favorirono innegabilmente l’avvicinarsi della sua morte. Proprio a ciò è legato un curioso episodio verificatosi poche ore prima di tale evento. La sera dell’8 dicembre 1869, nel congedarsi dalle consorelle per il riposo, disse loro quasi scherzosamente che sarebbe partita per un lungo viaggio. Poco prima della mezzanotte la madre di turno a vegliare si accorse che la sua cella era misteriosamente tutta illuminata e ne proveniva un profumo fortissimo. Entrandovi trovarono Narcisa morta all’età di soli trentasette anni, l’8 dicembre 1869; il suo corpo trovato incorrotto è stato trasferito a Guayaquil nel 1955, e successivamente nel suo luogo di nascita.
E’ stata beatificata da papa Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1993. Il papa ha messo in luce la sua intima unione con Dio e, dato che si era trasferita da una città all’altra la portò come modello alle numerose donne contadine dell’America latina costrette a fare altrettanto in cerca di lavoro e sostentamento, anche se le loro vite potrebbero essere già considerate come una crocifissione. A livello locale si celebra la sua festa il  30 agosto.
FontiIl grande dizionario dei Santi di Alban Butlerhttp://www.santiebeati.it

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