SANT’ODILIA
badessa (t ca. 720) 13 dicembre
Esistono diverse leggende su Odilia (conosciuta anche come Ottilia, Othilia, o Odile); pare sia nata in Alsazia verso la fine del VII secolo, figlia di un nobile franco di nome Adalrico e della moglie Bersvinda. Il padre, che aveva un illustre lignaggio, desiderava ardentemente un figlio maschio, ma nacque una femmina, cieca. Adalrico si spaventò e fu totalmente incapace di affrontare quel problema, considerandola prima con irritazione, poi con irragionevole furia. Anche se sua moglie tentò di persuaderlo che la cecità di Odilia era voluta da Dio, lo considerò come un affronto personale e una macchia sull’onore della sua famiglia.In Italia è molto conosciuta il 13 dicembre santa Lucia, ma vi è un’altra santa festeggiata lo stesso giorno, invocata sempre per gli occhi. La storia inizia con una bambina nata cieca e per questo rifiutata, guarì miracolosamente e il suo monastero divenne tanto noto nel Medio Evo che venne visitato anche da Carlo Magno e Re Riccardo I d’Inghilterra.
Deciso a far uccidere la bambina, le risparmiò la vita solo grazie alle suppliche della madre, a condizione che abbandonasse la casa e che le sue origini rimanessero celate. Bersvinda affidò la bambina a una contadina che precedentemente era stata a suo servizio, poi ne fece trasferire la famiglia a Baume-les-Dames, vicino a Besangon, dove sua zia era badessa di un monastero. Adalrico non sapeva che fine avesse fatto sua figlia, e nessuno osava nominarla in sua presenza, Odilia fu allevata dalle suore fino all’età di dodici anni, ma a quel tempo non era ancora stata battezzata. Il vescovo Erhard di Regensburg (8 gen.) fece un sogno, in cui si recava al monastero vicino a Besanfon per battezzare una bambina, con il nome di Odilia, che avrebbe riacquistato la vista.
Consultò il fratello Idulfo (11 lug.), e assieme si recarono a Baume-les-Dames, dove celebrò il battesimo con l’immersione totale: la immerse nell’acqua santa, e la sollevò di nuovo, poi le unse i l capo, e le toccò gli occhi, recitando queste parole: «Nel nome di Gesù Cristo, possano i tuoi occhi, quelli del corpo e quelli dell’anima, ricevere la luce». La bambina guarì e recuperò la vista, poi fu battezzata con il nome di Odilia, che significa “figlia della luce“.
Idulfo, che viveva non lontano dal castello di Adalrico a Hohenburg
(pochi chilometri a ovest di Strasburgo, in un luogo chiamato
attualmente Obernai), fece visita al padre di Odilia e gli raccontò il miracolo.
Adalrico fece una donazione al monastero di Baume, ma rifiutò di
rivedere la figlia, affermando che sarebbe stato troppo penoso, per il
rimorso di averla rifiutata.
Adalrico e Bersvinda avevano quattro figli maschi, perciò le sue
ambizioni dinastiche erano al sicuro: Ugo era il più distinto, il più
generoso e cortese, e teneva una corrispondenza con Odilia. In una
lettera ella gli chiese di fare in modo che avvenisse una riconciliazione con il padre, così
Ugo domandò, al padre di ricondurla a casa; Adalrico replicò
laconicamente che aveva le sue ragioni per lasciarla a Baume, perciò Ugo
non insistette oltre. Con una certa avventatezza, Ugo mandò una carrozza di nascosto a prendere Odilia,
credendo che il padre avesse cambiato idea, che partì volentieri;
l’incontro tuttavia fu violento, e Adalrico alzò il suo scettro pesante colpendo Ugofino
a farlo stramazzare al suolo (secondo alcune fonti, ne causò
addirittura la morte). All’improvviso, però si rivolse alla figlia e fu con lei tenerissimo, nella stessa misura in cui stato crudele in passato.Odilia si trattenne con lui per un po’, ma Adalrico era deciso a farle sposare un duca germanico, perciò la figlia scappò, accettando di ritornare solo a patto che le donasse il suo castello di Hofienburg, da trasformare in un monastero, dotandolo di ogni cosa. Questo castello, che sovrasta la città di Obernai, sorge su un picco che una volta era chiamato Odilienberg, oggi Mont-Sainte-Odile. Odilia divenne badessa della nuova congregazione e le monache, osservavano una regola severa. Lei stessa si cibava di pane e verdura, beveva solo acqua, e trascorreva molte ore di notte in preghiera, dormendo molto poco. Le monache si dedicavano a opere di carità, sfamavano i bisognosi e assistevano i malati e i portatori di handicap. Molti pellegrini giungevano a Hohenburg, e giacché la ripidezza del pendio rendeva difficile ai malati e ai vecchi l’ascesa, Bersvinda fece costruire un convento ausiliario, Niedermunster, più in basso, con un ospizio annesso.
Dopo la morte dei genitori, Odilia assistette i pazienti da sola, servendoli personalmente. Pregò per la madre e il padre, infliggendosi, a quanto pare, penitenze speciali per suo padre. Visse fino in tarda età; in punto di morte disse alla sua congregazione che non vedeva l’ora che l’anima lasciasse il corpo, per godere della libertà dei figli di Dio. Anche se molti documenti relativi a S. Odilia sono storicamente inattendibili, esiste una salda tradizione locale che parla di una figlia devota e indulgente, e di una grande badessa. Il suo sepolcro e la sua abbazia furono grande oggetto di culto nel Medio Evo; Carlo Magno e altri imperatori si recarono in pellegrinaggio a Hohenburg, oltre a papa S. Leone IX (19 apr), quando era vescovo di Toul, e, a quanto pare, re Riccardo I d’Inghilterra. Questo pellegrinaggio era molto popolare, e S. Odilia fu scelta come santa patrona dell’Alsazia, prima del XVI secolo.
Il sepolcro di S. Odilia e i resti del monastero alla fine vennero in possesso della diocesi di Strasburgo, e dalla metà del XIX secolo, Mont-Sainte-Odile è ridiventato meta di pellegrinaggi. Le reliquie di Odilia sono custodite nella cappella di San Giovanni Battista, una costruzione medievale ora chiamata spesso con il suo nome. Al tempo della battaglia di Verdun, durante la prima guerra mondiale, S. Odilia era celebrata in Francia, in quanto le era stata attribuita una profezia completamente apocrifa; ciò si ripeté nel 1939-1945, anche se in minor misura.
È INVOCATA per la liberazione delle anime del purgatorio; contro cecità e malattie degli occhi, mal di testa; come protettrice di oculisti.
Fonte: Il grande dizionario dei Santi di Alban Butler
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