Santa Maria Crocifissa di Rosa
fondatrice [1813-1855] 15 dicembre
Paola di Rosa, figlia di Clemente di Rosa e della contessa Camilla Albani, nacque a Brescia, sesta di nove figli. A 11 anni, dopo aver superato una gravissima malattia, perdette la madre e trovò aiuto nelle suore visitandine presso le quali trascorse l’adolescenza trovando l’aiuto valido in due educatrici, che la spinsero a notevoli progressi spirituali ed educativi. Seria, schiva di qualsiasi vanità, si abbandonò come figlia a Maria Santissima, alimentando nel cuore una sempre più forte vocazione religiosa. Paola lasciò la scuola a diciassette anni, per occuparsi della casa e di suo padre. A 18 anni respinta la proposta di matrimonio, fece voto di perpetua verginità per vivere in famiglia, dedicandosi all’apostolato sociale, con l’approvazione del padre.Un’altra grande figura di donna Paola di Rosa, un forza incontenibile e una fede grande le fanno vincere persino la paura della guerra e dei suoi soldati. Pioniera dell’assistenza sociale e infermieristica in città, armata di un crocifisso e due candele fa indietreggiare ogni nemico di Dio e della pace.
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Clemente di Rosa possedeva uno stabilimento tessile ad
Acquafredda, e la prima preoccupazione di Paola fu il benessere delle
operaie. A Capriano, dove la famiglia di Rosa possedeva una casa in
campagna, Paola fondò una congregazione di donne, organizzando ritiri e missioni speciali con l’aiuto del parroco. Nel 1836 ci fu un’epidemia di colera a
Brescia e Paola accompagnò una vedova, Gabriella Echenos-Bornati, che
aveva già una certa esperienza come infermiera, per lavorare nei
reparti. Paola ottenne dal padre di rinchiudersi nel Lazzaretto lasciandolo soltanto per assistere in famiglia il fratello Filippo, vittima anch’egli del morbo.
Su sollecitazione di mons. Pizzoni dal 1836 al 1839 si dedicò all’assistenza dei sordomuti,
organizzando due scuole, assumendo l’assistenza morale alle donne
ricoverate a Casa d’Industria. Quando l’epidemia finì, le chiesero di gestire una casa per ragazze povere e abbandonate,
un compito molto difficile per una giovane ben educata, in quel
periodo. Riuscì a dirigere la casa per due anni con buoni risultati, poi
si dimise dopo un disaccordo con i padroni dei locali, che non volevano
che le ragazze restassero nella casa anche di notte.
Fondò una piccola casa, di sua proprietà, per una
dozzina di ragazze e nello stesso tempo, con l’aiuto del fratello
Filippo e dell’arcivescovo della cattedrale di Brescia, mons. Faustino
Pinzoni, istituì una scuola per ragazze sordomute, che
affidò in seguito alle canossiane. Paola di Rosa si era dimostrata
un’eccellente organizzatrice, con una mente vivace e svelta. La
congregazione delle Serve della Carità, che fondò insieme a Gabriella
Echenos-Bornati, impiegò dieci anni per evolversi. Il primo passo fu la formazione di una società religiosa dedita alla cura dei malati, con
il fine non solo di assisterli ma di dedicarsi senza riserve al loro
benessere, prendendosi cura della persona nel suo insieme, I primi
quattro membri della congregazione si trasferirono in una casa malandata
vicino all’ospedale di Brescia, ma le sorelle diventarono presto
trentadue. Successivamente, Clemente di Rosa diede loro una casa
migliore e più spaziosa e la loro regola provvisoria fu approvata dal
vescovo nel 1843.La morte di Gabriella Bornati, subito dopo quest’approvazione, e in seguito del loro sostenitore Pinzoni, nel 1848, furono perdite dolorose per lei. Tutto ciò avvenne durante i violenti sconvolgimenti politici in Italia, accompagnati da combattimento nella zona settentrionale del paese. Paola di Rosa istituì un ospedale militare, dove, come Florence Nightingale qualche anno dopo, le sue Serve della Carità dovettero affrontare l’opposizione dei dottori, abituati a lavorare con inservienti militari e che consideravano le donne incapaci di svolgere questo lavoro. Le suore vinsero queste resistenze e cominciarono ad assistere le vittime, militari e civili, negli ospedali e sui campi di battaglia.
Nel 1849 avvennero le terribili “Dieci Giornate di Brescia“; Paola e le sue sorelle si misero a disposizione di tutti i feriti senza distinzioni, ma alcuni soldati cercarono di attaccare l’ospedale in modo violento. Di fronte alla porta trovarono Paola e una mezza dozzina di suore, con un gran crocifisso tra due candele accese, e gli aggressori si ritirarono. Nell’autunno 1850, Paola partì per Roma e il 24 ottobre fu ricevuta dal papa Pio IX .
Due mesi più tardi, con una notevole velocità, trattandosi di Roma, la Regola della Congregazione delle Serve della Carità fu finalmente approvata. Nell’estate 1852, le prime venticinque suore e la loro fondatrice riuscirono a pronunciare i voti. Paola scelse il nome di Maria Crocifissa; c’era ancora molto da fare (una nuova minaccia di epidemia di colera a Brescia, conventi da aprire in Dalmazia e vicino a Verona). A Mantova ebbe un collasso, per l’esaurimento fisico e riuscì solo a raggiungere la casa e a dire: «Grazie o mio Dio, per avermi permesso di morire a casa mia, qui a Brescia». Morì serenamente e in pace, tre settimane più tardi, all’età, di quarantadue anni. E stata canonizzata nel 1954.
Preghiera Santa Maria Crocifissa
O
Signore Gesù, che insegnasti agli apostoli a pregare, per i meriti di
santa Maria Crocifissa, noi ti rivolgiamo un’ardente preghiera, perché
ci conceda la grazia di una vera pietà.
Insegna
la preghiera a noi che non sappiamo pregare, facci degni della tua
luce, della tua purezza, del tuo amore. Rafforza questo cuore tanto
debole; snebbia la nostra mente dalle oscurità della terra. Da’ a noi la
sete di te, della tua intimità.
Ci
rivolgiamo a te, santa Maria Crocifissa, e ti invochiamo: “Donaci la
grazia della pietà e della preghiera, perché sappiamo che questo è il
solo e vero amore di Dio”.
“Amen”
Fonti: http://www.storiadeisordi.it / gruppofamiglia.com / Il grande dizionario dei Santi di Alban Butler
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