martedì 9 dicembre 2014

I SETTE MARTIRI DI SAMOSATA

I SETTE MARTIRI DI SAMOSATA

 (?297 o 308) 9 DICEMBRE
Pur di non sacrificare a dei stranieri come aveva loro ordinato Santi Martiril’imperatore si fecero frustare, torturare, incatenare, rimasero per più di due mesi a pane e acqua per finire poi crocifissi e alcuni rimasti vivi uccisi dai soldati. Ma tutto ciò non impedì loro di benedire l’intera città e i loro carnefici.
Ipparco e Filoteo, magistrati di Samosata, ricevettero l’ordine di partecipare ai sacrifici pubblici in onore degli dei, della durata di tre giorni. Cinque giovani amici patrizi, Giacomo, Paregro,, Abibo, Romano e Lolliano, durante una visita li scoprirono inginocchiati davanti a un’immagine della croce e chiesero il motivo per cui stavano pregando in casa, anziché nel tempio della Fortuna, come aveva ordinato l’imperatore. Essi risposero che stavano adorando il Creatore del mondo e che furono convertiti da un sacerdote cristiano.
Perciò riteniamo sconveniente uscire in questi tre giorni, poiché aborriamo l’odore delle offerte di cui tutta la città puzza.”
Dopo aver molto discusso, i visitatori chiesero di diventare cristiani, e fu mandato un messaggero a chiamare il sacerdote, che li battezzò e celebrò la Messa. Il terzo giorno di festa, l’imperatore chiese se i magistrati avessero compiuto il dovere del sacrificio pubblico, e apprese che Ipparco e Filoteo si erano astenuti dal culto pubblico per tre anni, perciò ordinò di farli comparire davanti a lui.
Al loro ingresso, chiese loro perché avessero disprezzato in quel modo lui e gli dei, e Ipparco rispose che era stanco di sentir chiamare con quel nome degli oggetti di legno e di pietra. L’imperatore ordinò che Ipparco, il maggiore dei due, ricevesse cinquanta frustate e propose a Filoteo di diventare pretore, a condizione di venerare gli dei. Quest’ultimo replicò che sarebbe stata un’ignominia, perciò l’imperatore comandò di incatenarli e di catturare i cinque uomini più giovani, che rifiutarono anch’essi di compiere il sacrificio e che furono confinati in isolamento.
Al termine delle feste, tutti e sette furono sottoposti alla tortura e ricevettero venti frustate, poi furono riportati nelle loro prigioni, con l’ordine di non permettere nessun contatto con il mondo esterno, e di dare loro solo il pane necessario al sostentamento. Restarono in questo stato per più di due mesi, poi furono riportati al cospetto dell’imperatore, più simili a cadaveri che a esseri viventi. Dopo essere stati invitati per la seconda volta a compiere il sacrificio, essi gli chiesero di non privarli dello strumento di salvezza che Gesù Cristo aveva offerto loro. L’imperatore replicò infuriato:
“ Voi cercate la morte! Il vostro desiderio è garantito, perché possiate smettere di insultare gli dei”,
poi comandò di crocifiggerli. Un altro gruppo di magistrati tentò di ottenere un ritardo dell’esecuzione, chiedendo di sospendere la sentenza per consentire a Ipparco e a Filoteo di sistemare alcune questioni di interesse pubblico che erano state loro affidate prima della detenzione, e per permettere ai più giovani di stendere il loro testamento. L’imperatore accettò; quando i sette uomini furono portati fuori, nel porticato del circo, i magistrati chiesero loro di benedire la città, loro compresi. I martiri diedero la loro benedizione e si rivolsero al popolo che si era adunato. L’imperatore poi ordinò di erigere alla porta della città sette croci, su cui furono legati i martiri.
A mezzogiorno sopraggiunsero diverse donne che offrirono denaro alle guardie per ottenere il permesso di asciugare i loro volti e pulirli dal sangue. Ipparco morì in breve tempo, Giacomo, Romano e Lolliano il giorno dopo, ma Filoteo, Abibo e Peregro erano ancora vivi quando furono deposti, e furono uccisi dai soldati. L’imperatore ordinò che i corpi fossero gettati nel fiume, ma un cristiano chiamato Basso li comprò dalle guardie e li seppellì durante la notte. Questi martiri erano commemorati il 29 gennaio nella Chiesa bizantina, e tra gli armeni in ottobre.
FonteIl grande dizionario dei Santi di Alban Butler

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