Santa Margherita d’Youville
fondatrice (1701-1771) 23 dicembre
Marguerite Dufrost de Lajemmerais nacque a Varenne in Canada il 15 ottobre 1701; il padre, un ufficiale dell’esercito di ascendenza bretone, morì quando la figlia aveva solo sei anni, e la famiglia si trovò a vivere in grande povertà. Margherita, la maggiore, fu accolta dal nonno Pierre che le pagò gli studi al convento delle orsoline. All’età dovuta, ritornò in famiglia e contribuì al suo sostentamento svolgendo lavori di cucito, ricamo, insegnando ai bambini, educando anche i suoi fratelli e le sue sorelle. A ventun’anni sposò Francesco You de la Découverte, o Youville, ma il matrimonio non fu felice.
Il marito e i suoi fratelli erano commercianti di pellicce, coinvolti nel traffico illegale di alcol che vendevano agli indiani d’America. Margherita si spaventò delle sue attività, e provava compassione per gli indiani: probabilmente fu in questo periodo che nacquero i primi problemi per la coppia. Francesco aveva poco senso di responsabilità verso la famiglia ed era spesso assente da casa. Margherita deve aver vissuto in grande solitudine, costantemente preoccupata delle continue privazioni e dei debiti in crescente aumento. Negli otto anni di matrimonio ebbe cinque figli, di cui solo due, Francesco e Cario,sopravvissero. Alla morte del marito, a causa della vita di eccessi che aveva condotto, stava aspettando un altro figlio, ma il bambino visse solo per qualche mese. Margherita aprì un piccolo negozio per pagare i debiti del marito e per mantenere i due figli.
Nel 1727, Margherita era entrata nella Congregazione della Sacra Famiglia, e sembra che la sua vocazione risalga a questo periodo. Crebbe in lei una speciale devozione per la Vergine Maria, trascorreva molte ore in preghiera e tentò di aiutare chi ne aveva bisogno. La storia è narrata dettagliatamente dal figlio minore, Carlo, che diventò in seguito abate e che fu il suo principale biografo:
La
sua pietà era aumentata da quando era rimasta vedova; il maltempo non
le impediva di partecipare alla Messa quotidianamente, e di pomeriggio
osservava il culto del SS. Sacramento, ogni volta che i suoi impegni
glielo permettevano […] Sin dai primi anni della sua vedovanza, fu colma
di misericordia per chi le stava intorno e considerava un onore
far visita ai poveri, ai malati, ai detenuti […] assistere i poveri
nell’ospedale cittadino e rammendare gli abiti dei miserabili.
Nel 1737, quando il giovane Francesco
entrò in seminario, Margherita, assieme a tre compagne, prese in affitto
una casa nella zona più povera di Montreal. Carlo visse con loro finché
fu abbastanza grande da seguire suo fratello nel seminario. Era usanza
dei collegi canadesi francesi che il figlio maggiore prendesse il nome
del padre e il più piccolo quello della madre, ecco perché Carlo portava
il cognome Dufrost anziché d’Youville. Egli racconta con molti
particolari che questo piccolo gruppo cominciò ad accogliere donne povere e malate per
assisterle. Tra le prime a beneficiare della loro accoglienza vi furono
un’anziana donna cieca, una paralizzata, che doveva essere imboccata, e
una malata di mente.
Il progetto suscitò l’aperta ostilità di chi la circondava: quando le
quattro donne entrarono in chiesa, il giorno di Tutti i Santi, furono
affrontate da una folla violenta che lanciò loro delle pietre e che gridava: «Abbasso le Soeur Grises». Gris in francese significa “grigio”, ma è anche un termine dialettale per indicare “ubriaco”: l’accusa era che le suore fossero ubriache e che la vedova d’Youville stesse portando avanti il commercio illegale del marito. Quando si recarono alla Messa domenicale, un sacerdote rifiutò di dar loro le ostie consacrate, poiché evidentemente credeva a queste calunnie. In qualche modo sopravvissero e si guadagnarono il rispetto del popolo.
Guadagnavano denaro cucendo le uniformi dell’esercito francese e i
vestiti per gli esploratori che si stavano spingendo verso il Canada
occidentale (duro lavoro per donne abituate a ricamare e a cucire
abiti per bambini), facevano il bucato nel fiume S. Lorenzo e in inverno
ritornavano a casa con le mani rosse, ruvide per il gelo e coperte di
ghiaccioli. Più tardi, quell’anno, le quattro donne pronunciarono un voto privato e subito dopo cominciarono a seguire una regola semplice.Nel 1745, in seguito a un incendio disastroso che distrusse completamente la casa, dimostrarono la loro fede firmando un atto di rinuncia totale e di sacrificio, conosciuto come impegno originale (engagements primitifs), documento firmato ancora da ogni “suora grigia” il giorno della professione dei voti. Un ricco mercante offrì loro una casa senza esigere l’affitto e l’attività continuò. L’ospedale generale di Montreal rischiava la chiusura: i frati che lo gestivano decisero di concentrare la loro attività nell’ospedale di Quebec, impegno che sottrasse fondi a Montreal.
Le suore furono ufficialmente definite Suore della Carità del General Hospital, ma Margherita preferiva il nome che avevano prima, affermando che mantenere il nome di suore grigie avrebbe ricordato loro gli insulti ricevuti all’inizio della loro attività, così sarebbero state sempre umili. L’ospedale e l’ospizio per anziani annesso si estesero, per soddisfare le necessità in caso di epidemie e carestia, ottenendo l’approvazione ufficiale di Luigi XV di Francia nel 1753.
Nel 1755, il vescovo de Pontbriand del Quebec confermò ufficialmente la regola, con madre Margherita come superiora. Era un periodo tormentato per il Canada francese; nella lotta franco-britannica che culminò con la razzia di Quebec da parte di Wolfe e con la resa di Montreal nel 1759, le suore grigie continuarono la loro attività, assistendo i militari e i civili. Madre Margherita insisteva nel trattare i soldati francesi e quelli inglesi allo stesso modo, e in almeno un paio di occasioni nascose gli inglesi che scappavano dagli indiani che cercavano vendetta e che appoggiavano i francesi. Quando apprese che stavano torturando un prigioniero inglese, lo riscattò e riuscì a salvarlo, anche se era più morto che vivo. Quando il soldato guarì restò con lei per farle da interprete e per assisterla.
Erano a corto di letti, di medicine e di cibo; madre Margherita pregava: «Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, se non a noi, almeno ai poveri». Era fedele «ai nostri padroni, i poveri» e mostrava pietà e giustizia verso i popoli di tutte le razze, le classi e le condizioni.
Alla fine della guerra (e quando Luigi XV aveva ceduto tutti i suoi
possedimenti canadesi come «pochi acri di neve») l’ospedale e i servizi
connessi continuarono a crescere. Vi era un detto, comune a Montreal: «Vai dalle suore grigie: non rifiutano mai nessuno e nessun lavoro onesto». Una volta madre Margherita trovò un bambino abbandonato nella neve e lo considerò come un segno: avrebbe dovuto aprire un orfanotrofio. Le suore grigie istituirono scuole e orfanotrofi, assistettero i detenuti, gli schiavi africani, gli indiani, i malati di mente e di epilessia, e le prostitute.
Nel maggio 1765, quando madre Margherita aveva sessantaquattro anni, vi fu un nuovo disastro: un incendio in
una casa vicina si estese rapidamente per il forte vento, e il General
Hospital fu avvolto dalle fiamme. Le sembrò che tutta la sua vita stesse
crollando, ma gli altri ordini religiosi offrirono ospitalità alle suore,
il governatore generale mandò loro del cibo e da ogni parte giungevano
offerte d’aiuto, persino dalle tribù indiane. Il portavoce degli indiani
disse, con l’aiuto di un interprete:«Siete giunte a noi quando le nostre tende erano in pericolo, quando rischiavamo di morire, avete chiuso gli occhi dei nostri anziani e curato i nostri figli. Ora che la sfortuna colpisce voi, e il fuoco ha distrutto la vostra casa, e non avete più nulla […] per provarvi che non abbiamo dimenticato la vostra bontà, vi portiamo le nostre offerte».
Avevano portato tutto ciò che avevano: coperte, mocassini, coltelli, rosari e qualche moneta. Alla fine il governo inglese finanziò la ricostruzione dell’ospedale; una preziosa statuetta della Madonna scampò dal pericolo delle fiamme. Madre Margherita una volta disse a sua nipote: «Abbiamo bisogno delle croci per raggiungere il paradiso» e nella sua vita ne portò molte: la povertà, il pericolo, la malattia e il lavoro incessante in un ambiente difficile, tuttavia era sempre pronta ad aiutare quelli che erano più sfortunati di lei.
Alla sua morte nel 1771, suor Lasource, che era con lei sin dall’inizio, lesse il suo epitaffio: «Amò moltissimo Gesù Cristo e i poveri». In occasione della sua beatificazione nel 1959, papa Giovanni XXIII l’ha chiamata “Madre della Carità Universale“; è stata canonizzata da papa Giovanni Paolo II il 9 dicembre 1990 ed è diventata perciò la prima santa di origine canadese.
Fonti: Il primo grande dizionario dei santi di ALban Butler
Nessun commento:
Posta un commento