NATALE NEL MONDO
Africa
In molti Paesi africani, la coesistenza di culture religiose diverse ha dato vita ad interessanti incontri. Ad esempio, in Nigeria, si celebrano le principali feste delle religioni presenti in misura maggiore. Così, per Natale, le famiglie si riuniscono attorno agli anziani e tutti i conoscenti, senza far distinzioni tra i culti, sono invitati a partecipare alla cena della vigilia. In quella sera, vige infatti l’abitudine di lasciare aperto l’uscio di casa per far sì che chiunque si senta il benvenuto.
La tradizione vuole che ci si scambi regali, spesso consistenti in cibi
sia crudi che cotti. Ogni famiglia riceve ed offre molto più cibo di
quanto in realtà se ne consumi, e questa abbondanza è considerata di
buon augurio. Oltre ai doni alimentari, corre l’uso di donare vestiti, specie se i destinatari sono dei bambini. Nei giorni che precedono il Natale sono le ragazze che vanno di casa in casa, ballando e cantando accompagnate da tamburi.
Australia
Ciò che colpisce osservando dall’esterno le tradizioni natalizie australiane è la totale adesione alla cultura anglosassone, benché sia trascorso ormai molto tempo dall’arrivo nel quinto continente dei pionieri inglesi protestanti, avvenuto nel XVIII secolo. Sebbene il Natale cada in Oceania nella stagione estiva, non si è verificato negli anni alcun aggiustamento alle esigenze di un clima e di un ambiente nuovi. Certamente, oggi, lo scambio culturale avvenuto per la presenza nell’isola di una gran varietà di gruppi etnici fa sì che ognuno viva il Natale secondo le tradizioni della cultura di provenienza, ma è paradossale verificare come i bambini, che non conoscono la neve se non in fotografia o tramite la televisione, affidino i propri sogni ad un Santa Klaus che arriva con la sua slitta trainata dalle renne, e che la colazione di Natale, consumata magari al riparo di un ombrellone, preveda invariabilmente un menù ricco e sostanzioso, più adatto al rigido inverno europeo, e in tutto uguale a quello anglosassone. Unica variante all’ etichetta natalizia inglese è la macedonia di frutta, sempre presente sulle tavole di festa australiane, che pone fine al pranzo del 25, questo, per la sua ricchezza, è un vero tormento per i bambini, costretti a ritardare il bagno al mare.Nord America
L’antico bisogno di propiziarsi un anno
fertile ostentando abbondanza nei giorni di festa, manifestato nelle
culture tradizionali da pani e dolci arricchiti con spezie e frutta secca, si ritrova oggi nello shopping sfrenato
che caratterizza ormai tutta la cultura occidentale e che raggiunge
punte massime negli Stati Uniti d’America. Qui il Natale assume tratti
particolari, costituendo uno dei momenti privilegiati in cui vengono
alla luce le diverse radici culturali; il modo di festeggiarlo varia
infatti in funzione delle origini familiari. Ad esempio, gli italoamericani (numerosi anche in Canada) osservano la Vigilia di magro ed attendono la mezzanotte per consumare un sontuoso pranzo a base di pesce, mentre i cino-americani non rinunciano alle loro tradizioni, per quanto trasformate e riproposte come nuove: per il Capodanno, rinnovano il tipico scambio di visite e di doni alimentari offrendo agli amici dei cookies a forma di Buddha o di pesce, simbolo di vita e fecondità.
America LatinaNell’America Latina il Cristianesimo era inizialmente la religione dei conquistatori. Col passare dei secoli, si è trasformato in un grande contenitore in grado di cogliere e riunire sincreticamente le tradizioni indigene o importate dall’America, fino ad assumere caratteri nuovi e grande popolarità. Secondo la consuetudine messicana, il Natale viene anticipato nei nove giorni precedenti, denominati las navidades, da celebrazioni religiose che hanno luogo in tutte le più importanti chiese. In queste giornate, che simboleggiano la gravidanza di Maria, in ogni casa si allestiscono le pifiatas, grosse pentole in coccio rivestite di carta stagnola colorata ai cui lati si applicano dei coni fatti con cartoncino o carta di riso, da cui pendono striscioline multicolori. Le pifiatas vengono riempite di frutta di stagione (mandarini, arance, jicamas, albicocche, lime), confetti e pezzi di canna da zucchero. Chi ha poi bambini in casa, si diverte a fare con loro piccole pifiatas, preparate avvolgendo otto volte con della carta da giornale un palloncino gonfiato e spennellando poi la carta con una soluzione collosa di farina e acqua; a questo punto, si buca il palloncino e si decora la sfera rimasta che costituisce la base per coloratissime decorazioni che si rifanno spesso ai volti dei beniamini televisivi dei più piccoli. Al termine dei nove giorni, in chiesa, in strada o in casa, si inscena una breve rappresentazione, conosciuta come las posadas, il nome che designava le locande per pellegrini un tempo situate lungo le strade maestre. Una coppia bussa ad una porta chiusa, recando delle candeline accese.
Ai bambini di tutto il mondo piace rappresentare la storia della natività; in Messico recitano l’episodio di Maria e Giuseppe in cerca di un riparo per la notte. La sera del 16 dicembre si comincia ad addobbare le case con piante verdi, muschio e lanterne di carta colorata. Poi i bambini formano una processione chiamata “posada“:
i primi quattro portano sulle spalle una tavoletta con le statue di
Maria a cavallo dell’asino e di Giuseppe, dietro a loro camminano tutti
gli altri bambini con una candela accesa in mano. La “posada” passa
davanti alle case di vicini e amici, mentre i bambini cantano in coro
chiedendo ospitalità per Maria e Giuseppe. Tutti però li cacciano via, dicendo che non hanno posto e minacciando di picchiarli… La processione continua di casa in casa, finché qualcuno, finalmente li invita ad entrare.
Un’antica leggenda natalizia racconta la meravigliosa storia di una bimba messicana che non aveva niente da offrire a Gesù. La vigilia di Natale la piccola se ne stava tutta triste davanti alla porta della chiesa, osservando i fedeli che entravano con le loro offerte. Vicino a lei, mezza nascosta dalla vegetazione, c’era la statua di un angelo. La bambina allora, cominciò a strappare le foglie cercando di liberare la statua… all’improvviso udì una voce che le diceva: “Porta questa pianta in chiesa, Gesù vi benedirà entrambe“.
Obbedendo alla voce, la bambina fece un mazzo con i rami della pianta
ed entrò in chiesa. Mentre avanzava verso il presepe, le foglie in cima
ad ogni ramo diventarono rosso fuoco, come se stessero bruciando.. Quella bellissima pianta era la poinsezia che, da allora, si vende proprio nel periodo di Natale. Molti la chiamano Stella di Natale, in ricordo del miracolo che Gesù fece per quella bimba che lo amava tanto. I bambini messicani ricevono i regali il 6 gennaio per l’Epifania.
Asia
Tutte le civiltà celebrano il Natale delle
proprie divinità ed il ciclico rinnovarsi del tempo; molto spesso
queste ricorrenze prevedono momenti di riunione familiare e d’integrazione dell’intero gruppo sociale, coesione che il più delle volte si realizza in sontuosi pasti collettivi, alla preparazione dei quali concorrono le donne di tutto il vicinato. La festa più importante del lunario cinese è il Capodanno,
che cade intorno al 28 gennaio del calendario solare. I festeggiamenti
durano una settimana, e comportano vari fuochi, scambi di doni e riti
propiziatori che coinvolgono soprattutto i bambini, i quali affidano al nuovo anno i migliori propositi mettendo sotto il cuscino un sacchettino rosso.
È di antica memoria l’idea che vuole che ogni cosa, animata o
inanimata, sia provvista di uno spirito proprio; nelle famiglie
tradizionali, dunque, particolare riguardo sarà rivolto alle innumerevoli divinità che governano la vita quotidiana,
dal dio delle pignatte e delle padelle a quello dei coltelli, geni che
garantiscono il funzionamento e facilitano l’uso dei vari oggetti.
Fonte: http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/natale_messico.htm
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