Beata Vergine Maria di Guadalupe
12 dicembre
La conquista spagnola del Messico, una delle più barbare conquiste coloniali del periodo, era avvenuta solo dieci anni prima. Le culture degli indiani erano state virtualmente eliminate e sostituite con una cultura spagnola aliena, ma man mano che il paese diventava sempre più stabile, giunsero i religiosi a imparare le lingue, fondare scuole e istruire il popolo indigeno, tentando di comprendere le loro tradizioni.Questa famosa cappella mariana, contiene un’immagine della Vergine con l’aspetto di una giovane donna indiana americana, impressa sulla stoffa. Nel dicembre 1531, Juan Diego, un agricoltore indiano americano di 50 anni, abbia avuto alcune visioni della Vergine sul Monte Tepayac, alcuni chilometri a nord ovest di Città del Messico, e l’immagine comparve miracolosamente sul suo mantello.
VIDEO-STORIA
Juan Diego era cattolico e il Monte Tepayac era un antico luogo sacro popolare, e proprio qui il 9 dicembre, egli udì un canto celestiale e vide una Signora di una bellezza perfetta:“I suoi abiti sembravano raggi di sole, e la roccia e le pietre su cui stava, ricevendo queste frecce luminose, sembravano preziosi smeraldi, scintillavano come gioielli, la terra brillava con lo splendore dell’arcobaleno, Le zanzare, il cactus, e i semi tutti intorno sembravano piume di quetzal, e gli steli turchesi, i rami, le foglie e persino le spine risplendevano di luce dorata. ”
Con gli oltre venti milioni di pellegrini che lo visitano ogni anno, il santuario di Nostra Signora di Guadalupe, in Messico, è il più frequentato e amato di tutto il Centro e Sud America.
Sono pellegrini di ogni razza e d’ogni condizione – uomini, donne,
bambini, giovani e anziani – che vi giungono dalle zone limitrofe alla
capitale o dai centri più lontani, a piedi o in bicicletta, dopo ore o,
più spesso, giorni di cammino e di preghiera.
L’apparizione, nel XVI secolo, della “Virgen Morena” all’indio Juan Diego è un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. La basilica ove attualmente si conserva l’immagine miracolosa è stata inaugurata nel 1976. Tre anni dopo è stata visitata dal papa Giovanni Paolo II, che dal balcone della facciata su cui sono scritte in caratteri d’oro le parole della Madonna a Juan Diego: “No estoy yo aqui que soy tu Madre?”, ha salutato le molte migliaia di messicani confluiti al Tepeyac; nello stesso luogo, nel 1990, ha proclamato beato il veggente Juan Diego, che è stato infine dichiarato santo nel 2002.
L’apparizione, nel XVI secolo, della “Virgen Morena” all’indio Juan Diego è un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. La basilica ove attualmente si conserva l’immagine miracolosa è stata inaugurata nel 1976. Tre anni dopo è stata visitata dal papa Giovanni Paolo II, che dal balcone della facciata su cui sono scritte in caratteri d’oro le parole della Madonna a Juan Diego: “No estoy yo aqui que soy tu Madre?”, ha salutato le molte migliaia di messicani confluiti al Tepeyac; nello stesso luogo, nel 1990, ha proclamato beato il veggente Juan Diego, che è stato infine dichiarato santo nel 2002.
Che cosa era accaduto in quel lontano secolo XVI in Messico? Con lo sbarco degli spagnoli nelle terre del continente latino-americano aveva avuto inizio la lunga agonia di un popolo che aveva raggiunto un altissimo grado di progresso sociale e religioso. Il 13 agosto 1521 aveva segnato il tramonto di questa civiltà, quando Tenochtitlan, la superba capitale del mondo atzeco, fu saccheggiata e distrutta. L’immane tragedia che ha accompagnato la conquista del Messico da parte degli spagnoli, sancisce per un verso la completa caduta del regno degli aztechi e per l’altro l’affacciarsi di una nuova cultura e civiltà originata dalla mescolanza tra vincitori e vinti. E’ in questo contesto che, dieci anni dopo, va collocata l’apparizione della Madonna a un povero indio di nome Juan Diego, nei pressi di Città del Messico.
La mattina del 9 dicembre 1531, mentre sta attraversando la collina del Tepeyac per raggiungere la città, l’indio è attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una Donna che lo chiama per nome con tenerezza.
PARTE DEL FILM
(in italiano)IL FILM COMPLETO IN SPAGNOLO
La Signora gli dice di essere “la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo e unico Dio” e gli ordina di recarsi dal vescovo a riferirgli che desidera le si eriga un tempio ai piedi del colle. Juan Diego corre subito dal vescovo, ma non è creduto.Tornando a casa la sera, incontra nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferisce il suo insuccesso e chiede di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli ordina di tornare il giorno seguente dal vescovo, che, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’apparizione, gli chiede un segno.
Video con analisi del telo
La Vergine promette di darglielo l’indomani. Ma il giorno seguente Juan Diego non può tornare: un suo zio, Juan Bernardino, è gravemente ammalato e lui è inviato di buon mattino a Tlatelolco a cercare un sacerdote che confessi il moribondo; giunto in vista del Tepeyac decide perciò di cambiare strada per evitare l’incontro con la Signora. Ma la Signora è là, davanti a lui, e gli domanda il perché di tanta fretta. Juan Diego si prostra ai suoi piedi e le chiede perdono per non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio. La Signora lo rassicura, suo zio è già guarito, e lo invita a salire sulla sommità del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego sale e con grande meraviglia trova sulla cima del colle dei bellissimi “fiori di Castiglia“: è il 12 dicembre, il solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano allora vigente, e né la stagione né il luogo, una desolata pietraia, sono adatti alla crescita di fiori del genere. Juan Diego ne raccoglie un mazzo che porta alla Vergine, la quale però gli ordina di presentarli al vescovo come prova della verità delle apparizioni.
Juan Diego ubbidisce e giunto al cospetto del presule, apre il suo mantello e all’istante sulla tilma s’imprime e rende manifesta alla vista di tutti l’immagine della S. Vergine.
Di fronte a tale prodigio, il vescovo cade in ginocchio, e con lui
tutti i presenti. La mattina dopo Juan Diego accompagna il presule al
Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna ha chiesto le sia
innalzato un tempio. Nel frattempo l’immagine, collocata nella
cattedrale, diventa presto oggetto di una devozione popolare che si è
conservata ininterrotta fino ai nostri giorni. La Dolce Signora che si
manifestò sul Tepeyac non vi apparve come una straniera. Ella, infatti,
si presenta come una meticcia o morenita, indossa una tunica con dei fiocchi neri all’altezza del ventre, che nella cultura india denotavano le donne incinte.
E’ una Madonna dal volto nobile, di colore bruno, mani giunte, vestito roseo, bordato di fiori.
Un manto azzurro mare, trapuntato di stelle dorate, copre il suo capo e
le scende fino ai piedi, che poggiano sulla luna. Alle sue spalle il
sole risplende sul fondo con i suoi cento raggi. L’attenzione si
concentra tutta sulla straordinaria e bellissima icona guadalupana,
rimasta inspiegabilmente intatta nonostante il trascorrere dei secoli:
questa immagine, che non è una pittura, né un disegno, né è fatta da
mani umane, suscita la devozione dei fedeli di ogni parte del mondo e
pone non pochi interrogativi alla scienza, un po’ come succede ormai da
anni col mistero della Sacra Sindone.
La scoperta più sconvolgente al riguardo è quella fatta, con
l’ausilio di sofisticate apparecchiature elettroniche, da una
commissione di scienziati, che ha evidenziato la presenza di un gruppo
di 13 persone riflesse nelle pupille della S. Vergine: sarebbero lo
stesso Juan Diego, con il vescovo e altri ignoti personaggi, presenti
quel giorno al prodigioso evento in casa del presule. Un vero rompicapo
per gli studiosi, un fenomeno scientificamente inspiegabile, che rivela
l’origine miracolosa dell’immagine e comunica al mondo intero un grande
messaggio di speranza. Nostra Signora di Guadalupe, che appare a Juan
Diego in piedi, vestita di sole, non solo gli annuncia che è nostra
madre spirituale, ma lo invita – come invita ciascuno di noi – ad aprire
il proprio cuore all’opera di Cristo che ci ama e ci salva. Meditare
oggi sull’evento guadalupano, un caso di “inculturazione” miracolosa,
significa porsi alla scuola di Maria, maestra di umanità e di fede,
annunciatrice e serva della Parola, che deve risplendere in tutto il suo
fulgore, come l’immagine misteriosa sulla tilma del veggente messicano, che la Chiesa ha recentemente proclamato santo.
Autore: Maria Di LorenzoGLI STUDI SCENTIFICI
Nel 1936, uno studio realizzato su due fibre della tilma, una rossa ed una gialla, giunse a conclusioni stupefacenti.
Le fibre non contengono nessun colorante noto. L’oftalmologia e l’ottica confermano la natura inspiegabile dell’immagine: essa assomiglia ad una diapositiva proiettata sul tessuto. Un esame approfondito mostra che non vi
è nessuna traccia di disegno o di schizzo sotto il colore, anche se
ritocchi perfettamente riconoscibili sono stati realizzati
sull’originale, ritocchi che, del resto, si degradano con l’andar del
tempo; inoltre, il supporto non ha ricevuto nessun appretto,
il che sembrerebbe inspiegabile se si trattasse veramente di una
pittura, poiché, anche su una tela più fine, si mette sempre un
rivestimento, non fosse che per evitare che la tela assorba la pittura e
che i fili affiorino alla superficie. Non si distingue nessuna pennellata. A seguito di un esame a raggi infrarossi, effettuato il 7 maggio 1979, un professore della NASA scrive:
«Non c’è nessun modo di
spiegare la qualità dei pigmenti utilizzati per la veste rosa, il velo
azzurro, il volto e le mani, né la persistenza dei colori, né la
freschezza dei pigmenti in capo a parecchi secoli durante i quali
avrebbero dovuto normalmente degradarsi… L’esame dell’Immagine è stata
l’esperienza più sconvolgente della mia vita».Certi astronomi hanno constatato che tutte le costellazioni presenti nel cielo nel momento in cui Juan Diego apre la tilma davanti al vescovo Zumárraga, il 12 dicembre 1531, si trovano al loro posto sul mantello di Maria. Si è anche scoperto che, applicando una carta topografica del Messico centrale sulla veste della Vergine, le montagne, i fiumi ed i laghi principali coincidono con l’ornamentazione della veste medesima.
Esami oftalmologici giungono alla conclusione che l’occhio di Maria è un occhio umano che sembra vivo, ivi inclusa la retina in cui si riflette l’immagine di un uomo con le mani aperte: Juan Diego. L’immagine nell’occhio ubbidisce alle leggi note dell’ottica, in particolare a quella che afferma che un oggetto in piena luce può riflettersi tre volte nell’occhio (legge di Purkinje-Samson). Uno studio posteriore ha permesso di scoprire nell’occhio, oltre al veggente, Monsignor Zumárraga e parecchi altri personaggi, presenti quando l’immagine di Nostra Signora è apparsa sulla tilma. Infine, la rete venosa normale microscopica sulle palpebre e la cornea degli occhi della Vergine è perfettamente riconoscibile. Nessun pittore umano avrebbe potuto riprodurre simili particolari.
Una donna incinta di tre mesi
Misure ginecologiche hanno stabilito che la Vergine dell’Immagine ha le dimensioni fisiche di una donna incinta di tre mesi. Sotto la cintura che trattiene la veste, al posto stesso dell’embrione, spicca un fiore con quattro petali: il Fiore solare, il più familiare dei geroglifici degli Aztechi che simboleggia per loro la divinità, il centro del mondo, del cielo, del tempo e dello spazio. Dal collo della Vergine pende una spilla il cui centro è adorno di una piccola croce, che ricorda la morte di Cristo sulla Croce per la salvezza di tutti gli uomini. Vari altri particolari dell’Immagine di Maria fanno di essa uno straordinario documento per la nostra epoca, che li può constatare grazie alle tecniche moderne.
Così la scienza, che ha spesso servito quale pretesto per l’incredulità, oggi ci aiuta a
mettere in evidenza segni che erano rimasti sconosciuti per secoli e
secoli e che non può spiegare. L’immagine di Nostra Signora di
Guadalupe porta un messaggio di evangelizzazione: la Basilica di Città del Messico è un centro «dal
quale scorre un fiume di luce del Vangelo di Cristo, che si diffonde su
tutta la terra attraverso l’Immagine misericordiosa di Maria» (Giovanni Paolo II, 12 dicembre 1981).
Inoltre, con il suo intervento in favore
del popolo azteco, la Vergine ha contribuito alla salvezza di
innumerevoli vite umane, e la sua gravidanza può esser interpretata come
un appello speciale in favore dei nascituri e della difesa della vita
umana; tale appello è di grande attualità ai giorni nostri, in cui si
moltiplicano e si
aggravano le minacce contro la vita delle persone e dei popoli,
soprattutto quando si tratta di una vita debole ed inerme. Il Concilio
Vaticano II ha deplorato con forza i crimini contro la vita umana:“Tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario, TUTTO CIÒ CHE VIOLA L’INTEGRITÀ’ DELLA PERSONA UMANA… (…); tutte queste cose, e altre simili, sono certamente VERGOGNOSE. Mentre GUASTANO LA CIVILTÀ UMANA, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli che le subiscono e ledono grandemente l’onore del Creatore” (“Gaudium et Spes”, n.27).
Di fronte a tali flagelli, che si sviluppano grazie ai progressi scientifici e tecnici, e chebeneficiano di un ampio consenso sociale e di riconoscimenti legali, invochiamo Maria con fiducia. Essa è un «modello incomparabile di accoglienza della vita e di sollecitudine per la vita… Mostrandoci suo Figlio, ci assicura che in Lui le forze della morte sono già state vinte» (Giovanni Paolo II, Evangelium vitæ, 25 marzo 1995, nn. 102, 105). «In gigantesco duello si sono battute la morte e la vita. Il Signore della vita, già morto, ora vive e regna» (Sequenza di Pasqua).
Domandiamo a San Juan Diego, canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 31 luglio 2002, di ispirarci una vera devozione per la nostra Madre Celeste, poiché «la compassione di Maria si estende a tutti coloro che la chiedono, non fosse che con un semplice saluto: “Ave, Maria…”» (Sant’Alfonso de Liguori). Lei, che è Madre di Misericordia, ci otterrà la Misericordia di Dio, specialmente se saremo caduti in peccati gravi.
Fonti: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler/ http://www.fuocovivo.org
immagini sono tratte da ricerche sul web
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