SAN SABA
abate (439-532) 5 dicembre
San Saba è una delle figure più importanti del monachesimo delle origini, e la sua festa del 5 dicembre è ancora osservata dalla Chiesa, nelle tradizioni orientale e occidentale, sebbene nella revisione del calendario di rito latino del 1969 abbia perso il suo rango di “commemorazione”.Figura di spicco del monachesimo delle origini, all’età di novant’anni si reca a Costantinopoli per difendere i palestinesi da una dura tassazione punitiva. La gente lo venera già da vivo come un santo. E ancora da vivo gli si attribuisce un intervento miracoloso contro i danni di una durissima siccità.
Nato a Mutalaska, in Cappadocia, figlio di un ufficiale dell’esercito, inviato a studiare in un monastero vicino a Mutalaska all’età di otto anni, capisce di avere una forte vocazione per la vita monastica. Fu inviato a Gerusalemme a diciotto anni per apprendere l’esempio degli eremiti di quel paese, ma l’abate S. Eutimio il Grande (20 gen.) lo giudicò troppo giovane per condurre una vita completamente solitaria e lo raccomandò al suo monastero.
Saba era conosciuto come un instancabile lavoratore: aiutava i confratelli nei lavori più pesanti, tagliando tutta la legna e portando l’acqua in casa. A trent’anni l’abate gli diede il permesso di trascorrere cinque giorni alla settimana in una grotta remota,
dove pregava e svolgeva lavori manuali: portava con sé dei rami di
palma ogni domenica sera, con lo scopo di fabbricare dieci ceste al
giorno, e ogni venerdì ritornava poi con cinquanta ceste pronte.
Una volta fu mandato con un compagno in un viaggio d’affari ad Alessandria, dove Saba incontrò i genitori che lo pregarono di rinunciare alla vita monastica e di seguire la professione del padre al
suo rifiuto, gli chiesero di accettare almeno del denaro, ma egli prese
solo tre monete d’oro, che al suo ritorno diede all’abate.
Dopo la morte di Eutimio, Saba si ritirò ancora più lontano nel deserto, in direzione di Gerico, e trascorse quattro anni da solo in un ambiente selvaggio: si nutriva di erbe selvatiche e beveva l’acqua di un ruscello, il Cedro, finché il popolo locale cominciò a portargli semplici offerte di pane, formaggio e datteri.
Molta gente lo contattò, affinché fondasse una nuova congregazione, e alla fine questi acconsentì ad istituire una laura (vedi S. Giovanni Damasceno, 4 dic), dove insieme con i suoi compagni avrebbe potuto condurre una vita quasi eremitica. Il numero dei suoi discepoli aumentò fino a centocinquanta, e non esisteva un sacerdote nella congregazione perché Saba pensava che nessun religioso potesse ritenersi degno di seguire il sacerdozio.Alla fine alcuni monaci chiesero a Sallustio, patriarca di Gerusalemme, d’intervenire, perciò nel 491 quest’ultimo insistette per l’ordinazione di Saba, all’età di cinquantatré anni. Alcuni monaci si lamentavano anche che era spesso assente dalla laura: come l’abate Eutimio, trascorreva molto tempo in solitudine e seguiva l’usanza di osservare la Quaresima da solo. Sessanta monaci si ritirarono e istituirono una laura a qualche chilometro di distanza, e quando Saba venne a conoscenza che erano in difficoltà, mandò loro dei rifornimenti e riparò la loro chiesa.
La reputazione di Saba come santo fece sì che molta gente giungesse alla laura da paesi lontani, e tra i monaci vi erano egiziani e armeni per i quali furono studiati accorgimenti affinché potessero celebrare gli Uffici nella propria lingua. Alla morte del padre, la madre di Saba giunse in Palestina e si mise al servizio di Dio, sotto la sua protezione: donò il denaro sufficiente a costruire due edifici, un albergo per i pellegrini, e un ospedale per i malati, oltre che un altro ospedale a Gerico, e un nuovo monastero vicino alla laura.
Il patriarca di Gerusalemme nel 493 nominò Saba archimandrita (superiore) di tutti i monaci della Palestina che conducevano la vita eremitica in celle separate. S. Teodosio il Cenobiarca (11 gen.) ricevette un incarico simile con i monaci della congregazione. Nel 511 Saba fu inviato dal patriarca Elia di Gerusalemme con altri abati in delegazione presso l’imperatore Anastasio a Costantinopoli.
All’arrivo del gruppo, i membri furono accolti a palazzo (tutti tranne Saba). L’ufficiale all’ingresso disse che era un mendicante e lo mandò via; Saba si ritirò, senza dire niente. Quando l’imperatore finì di leggere la lettera del patriarca, che conteneva una forte raccomandazione per Saba, chiese dove si trovava, e il santo fu trovato in un angolo, che recitava le sue preghiere.
Mentre Saba trascorreva l’inverno a Costantinopoli, facendo frequenti
visite all’imperatore per discutere l’eresia monofisita,(che negava la
duplice natura, divina e umana, di Gesù Cristo, riconoscendogli solo
quella divina) il patriarca Elia fu bandito da Gerusalemme ed
esiliato a Aïla (Eilat) sul Mar Rosso. Saba presenziò alla sua morte, e
poi partì in missione per Cesarea, Scitopoli, e altre regioni,
predicando e opponendosi all’eresia.
A novant’anni ritornò a Costantinopoli,
per richiesta del patriarca Pietro, per fornire informazioni sulla
rivolta samaritana e la sua violenta repressione da parte delle forze
imperiali. Siamo nel 530 ed è per lui una fatica enorme vista l’età, ma
affronta il viaggio per difendere i palestinesi da una dura tassazione punitiva. La gente lo venera già da vivo come un santo. E ancora da vivo gli si attribuisce un intervento miracoloso contro i danni di una durissima siccità.
L’imperatore Giustiniano lo ricevette con onore e gli offrì donazioni per i suoi monasteri. Saba lo ringraziò ma disse che i monaci non ne avevano bisogno, in quanto servivano Dio;
chiese invece di non tassare così pesantemente il popolo di Palestina,
di costruire un albergo per pellegrini a Gerusalemme e una fortezza per
proteggere i monaci e gli eremiti dalle incursioni nemiche, oltre ad
adottare ulteriori provvedimenti per sistemare la questione dei
samaritani, tutte richiese che furono esaudite.
Pochissimo tempo dopo il suo ritorno alla laura, Saba s’ammalò, e il patriarca lo fece portare in una chiesa vicina, dove lo assistette personalmente. Saba soffrì molto ma sopportò il dolore con pazienza e rassegnazione, mentre stava morendo chiese di essere riportato nella sua laura, dove nominò il suo successore e lo istruì; poi giacque per quattro giorni in totale silenzio, pensando solo a Dio. Morì la sera del 5 dicembre 532, all’età di novantaquattro anni.Il suo monastero principale, che prese da lui il nome di Mar Saba, talvolta chiamato la Grande Laura, si può ancora vedere in una gola del Cedron, ad una quindicina di chilometri a sud est di Gerusalemme, nel deserto.
Tra i monaci che vi sono vissuti, vi erano S. Giovanni Damasceno (4 dic.) e san Giovanni il silente. Dopo un periodo in rovina il monastero fu restaurato dal governo russo nel 1840 ed è ora abitato da monaci della Chiesa ortodossa orientale. Le reliquie di San Saba sono state riportate nel monastero nel 1965 da papa Paolo VI.
Fonti: Il grande libro dei santi di Alban Butler/ http://www.santiebeati.it/dettaglio/80600
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