monaco(1293-1381) 2 dicembre
Jan Van Ruysbroeck, Johannes Rusbruochius, o , come è generalmente conosciuto in Italia, Giovanni Ruysbroeck, nacque nel villaggio omonimo, vicino a Bruxelles, nel 1293, a quel tempo un piccolo paese, ed era di origini umili. Non si sa nulla del padre, e della madre si conosce solo la sua stimata bontà e l’amore per il figlio.
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(“Avidità inaudita” B. Jan van Ruysbroeck e la piccola scriba in Gesù)A undici anni andò a vivere con uno zio, Giovanni Hinckhaert, canonico minore della chiesa collegiata di S. Gudula a Bruxelles, e frequentò la scuola della città. Alcuni anni dopo, la madre lo raggiunse, per vivere con le beghine, e subito dopo la sua morte Giovanni fu ordinato sacerdote all’età di ventiquattro anni. Qualche tempo dopo, il canonico Hinckhaert fu profondamente colpito da un’omelia udita nella chiesa di S. Gudula, perciò donò tutti i suoi risparmi e decise di condurre la vita contemplativa, compatibilmente ai suoi doveri ecclesiastici. Fu raggiunto da un canonico più giovane, Franco van Coudenberg, e da Giovanni.
Nella primavera del 1343 i tre sacerdoti
lasciarono Bruxelles, chiamati da Dio a dedicarsi totalmente alla vita
contemplativa, cosa impossibile in città: gran parte del clero cittadino
era degradata e mondana,
Giovanni aveva suscitato ostilità con la sua vigorosa protesta contro
l’eresia, e il canonico van Coudenberg era entrato in conflitto con il
duca Giovanni III di Brabante. Con il permesso di quest’ultimo
occuparono l’eremo di Groenendael nella foresta di Soignes, dove costruirono una cappella più grande.
La vita non trascorse in pace nemmeno a
Groenendael: i tre canonici non appartenevano a nessun ordine ufficiale,
perciò non erano protetti dalle critiche dei monaci che vivevano nelle
vicinanze e da quelli del capitolo di S. Gudula. Anche i rapporti con i
cacciatori del duca e i suoi seguaci non erano facili, giacché spesso
chiedevano ospitalità. Nel 1349, quando furono raggiunti da altri due
canonici, formarono la congregazione dei canonici regolari che vivevano secondo la Regola di Sant’Agostino e pronunciarono i voti al cospetto del vescovo di Cambrai.
L’anno seguente il canonico Hinckhaert morì; Franco van Coudenberg diventò prevosto del monastero e Giovanni di Ruysbroeck priore. Si dimostrò una buona decisione: Franco possedeva le doti per organizzare la vita del monastero, mentre Giovanni aveva una grande spiritualità, era docile, paziente, obbediente, amava il lavoro manuale, anche se era piuttosto goffo,
e forse era migliore di un superiore. Giovanni trascorreva molte ore
nella foresta intorno al monastero, dove nessuna distrazione terrena si
frapponeva tra il suo orecchio e la voce di Dio. Prendeva appunti su tavolette di cera, che completava poi nella sua cella. Scriveva nel dialetto locale del Brabante, perciò le sue opere potevano essere lette sia da laici sia da ecclesiastici, e mentre alcune furono tradotte in latino quando egli era ancora vivo, sembra che la loro diffusione sia stata lenta. Solo un secolo dopo tutte le sue opere furono tradotte da un monaco certosino di nome Lorenzo Surio e pubblicate a Colonia. Sono difficili da classificare: la maggior parte delle opere non portano la data di composizione, problema su cui gli studiosi hanno a lungo discusso.
Le sue opere non avevano titolo, perciò titoli come Il Regno degli amanti di Dio, Il libro della pietra scintillante, I sette gradi dell’amore spirituale, sono solo traduzioni di titoli originariamente impegnati dai primi commentatori in lingua fiamminga del Brabante o in latino. La sua opera sulla natura assoluta di Dio, in cui vide riconciliarsi le antitesi rappresentate da eternità e tempo, essere e divenire, movimento perpetuo e completa immobilità, e sulla natura della Trinità, che “opera sempre in modo diverso” attraverso “ondate di amore eterno”, erano molto differenti dalla teologia degli studiosi del XIV secolo.
Per la sua noncuranza nei confronti del tipo di formulazione accademica, e forse perché scriveva nella sua lingua locale, alcuni commentatori hanno ipotizzato che Giovanni fosse illetterato o non conoscesse il latino, ma le sue opere dimostrano che era un filosofo e un teologo competente, che conosceva bene le opere degli scolastici contemporanei e quelli delle generazioni precedenti. Ruysbroeck è uno dei grandi contemplativi del Medio Evo; scrive in modo cristallino, e la sua semplicità inganna: usa parole inadeguate per descrivere esperienze che vanno oltre l’intelletto, nel regno dello spirito puro. Ha una visione personale e affascinante; è un poeta piuttosto che un relatore. Il suo maggior contributo è creare un nesso tra la scolastica medievale e il neoplatonismo ( un passaggio cruciale dal mondo degli scolastici verso il Rinascimento).
Se le opere di Ruysbroeck non avessero contenuto niente i originale, l’influsso straordinario che ebbero sarebbe stato inspiegabile; forse il richiamo esercitato dalla sua santità sarebbe stato sufficiente per le folle di pellegrini che si recavano a Groenendael, tuttavia esercitò anche una profonda influenza su alcuni studiosi ed ecclesiastici famosi. Negli ultimi anni di vita Giovanni non fu in grado di lasciare la cella che condivideva con il prevosto Franco, che era anche più vecchio di lui: era debole fisicamente e quasi cieco, ma la sua visione spirituale era ancora chiara. Una notte sognò che sua madre lo raggiungeva per dirgli che Dio l’avrebbe chiamato prima dell’Avvento.
Il giorno seguente chiese di essere portato nell’infermeria della congregazione dove, devastato dalla febbre, si preparò alla morte con devozione e con determinazione. Una volta all’anno, la seconda domenica di Pentecoste, il capitolo della chiesa di S. Gudula soleva recarsi in processione a Groenendael per commemorare Giovanni di Ruysbroeck. In occasione della soppressione del monastero nel 1783, le reliquie furono trasferite a Bruxelles, ma andarono perse durante la Rivoluzione francese. Furono fatti molti tentativi di ottenere la sua beatificazione, che sarebbe avvenuta più velocemente se egli avesse vissuto seguendo la corrente principale della tradizione cattolica o se avesse scritto in latino piuttosto che nella sua lingua locale, il fiammingo. Il culto è stato infine confermato da papa Pio X nel 1908.
Fonti: Il primo grande Dizionario dei Santi di Alban Batler
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